Dopo cinque anni torna
al Teatro Filarmonico di Verona l’allestimento di Rigoletto firmato Arnaud
Bernard che cura regia e coordinamento costumi, con le scene ideate da Alessandro
Camera. C’è da dire che in un momento a dir poco tragico per la
Fondazione Arena ha del miracoloso vedere un teatro così pieno di pubblico
attento ed entusiasta, tra l’altro molto più degli ultimi anni. Ciò dimostra
quanto importante resti comunque l’appuntamento con l’Opera per la cittadinanza
e quanto necessario sia fare il possibile per non rinunciare a tutto ciò.
Detto questo veniamo
allo spettacolo in se stesso. Il regista francese pone l’accento sugli aspetti
più turpi del dramma verdiano, sottolineando quanto di più crudele e volgare possa
esserci nella cricca degli amici e frequentatori del Duca di Mantova, con quest’ultimo
gran capobanda tra violenze e dissolutezze. Le donne sono poco più che oggetti
di piacere che all’occorrenza vengono strattonate, sbattute a terra e quanto
altro si riserva di solito ad oggetti inanimati di cui ci si vuole sbarazzare. Rigoletto
è egli stesso un rozzo violento, che però si scioglie come neve al sole al pensiero dell’adorata figlia. Le scene di Alessandro Camera non nobilitano i
contenuti, restando fondamentalmente fisse nello sfondo/biblioteca lignea del
palazzo del Duca, che via via si arricchisce di elementi che non si discostano
dallo stile: un impianto girevole per la casa di Rigoletto, una barca in riva al Mincio che emana nuvole di vapore per la scena di Sparafucile e la sorella. Non ci
è molto chiaro lo sciame di fogli bianchi che precipita dall’alto alla morte di
Gilda; probabilmente la purezza della fanciulla che decade per sempre.
Nel cast Rigoletto è il
coreano Leo An del quale
possiamo apprezzare certamente lo slancio emotivo nell’interpretare cotanto
personaggio, nonché la buona pronuncia, cosa che spesso lodiamo in interpreti
con lingue madri tanto diverse da quella del libretto. Ma come già notammo in un’altra
occasione la voce del baritono volge molto verso un suono chiaro, pertanto
fatica non poco nel grave e risulta piuttosto lontana dal timbro richiesto per
il perfido buffone punito.
La sua adorata figliola Gilda, unica a
muovere l’animo del gobbo infelice, è una
Mihaela
Marcu molto leggiadra ed infantile. Se risolve felicemente le difficoltà del
ruolo, soprattutto in acuto nelle arie più pericolose, non ci ha dato quel
particolare pathos che la maturazione del personaggio provoca nel susseguirsi
degli eventi, restando ferma all’ingenuità iniziale, che si denota anche nel
modo di cantare che pertanto non ha uno sviluppo preciso.
Il detestabile Duca di Mantova, particolarmente bifolco
e presuntuoso in questa produzione, è il tenore Alessandro Scotto Di Luzio che se pur forse un po’ emozionato, convince
alquanto dal punto di vista attoriale senza risparmiarsi nel rendere il suo personaggio; così vocalmente, se anche talvolta non appare completamente a suo agio, porta a casa un risultato più che positivo per la sua
interpretazione.
Particolare il timbro di Gianluca Breda, alias Sparafucile, cupo e turpe come tutto lo
spettacolo; spigliata quanto serve la Maddalena di Clarissa Leonardi che però scompare talvolta nei concertati.
Il cast si completa con la Giovanna di Alice Marini, il possente e torturato
a sangue Monterone di Alessio
Verna, Tommaso Barea nei panni di Marullo, Matteo Borsa, alias
Antonello Ceron, il Conte Di Ceprano
di Romano Dal Zovo con consorte, la Contessa
Di Ceprano, anche nei panni del Paggio Della Duchessa, Francesca Micarelli. L’usciere di Corte è Dario Giorgelè.
Il Maestro Fabrizio Maria Carminati
ci ha convinti soprattutto nei concertati e nei momenti carichi di tensione in
cui l’orchestra ha offerto suono ampio e ricco. Difficile invece il rapporto
con il palcoscenico con scollamenti qua e là ed evidenti sbracciate per porvi
rimedio.
Il pubblico si è mostrato più che entusiasta
per lo spettacolo richiamando più volte gli interpreti, il Maestro ed i
responsabili della produzione per i saluti finali.
Maria
Teresa Giovagnoli
LA PRODUZIONE
Direttore d’orchestra Fabrizio
Maria Carminati
Regia e Arnaud
Bernard
coordinamento costumi
Scene Alessandro
Camera
GLI INTERPRETI
Il Duca Di Mantova Alessandro Scotto Di Luzio
Rigoletto Leo An
Gilda Mihaela Marcu
Rigoletto Leo An
Gilda Mihaela Marcu
Sparafucile Gianluca Breda
Maddalena Clarissa Leonardi
Giovanna Alice Marini
Il Conte Di Monterone Alessio Verna
Marullo Tommaso Barea
Matteo Borsa Antonello Ceron
Il Conte Di Ceprano Romano Dal Zovo
La Contessa Di Ceprano/
Un Paggio Della Duchessa Francesca
Micarelli
Un Uscere Di Corte Dario Giorgelè
ORCHESTRA, CORO, CORPO DI BALLO E TECNICI DELL’ARENA
DI VERONA
Allestimento
della Fondazione Arena di Verona
Foto ENNEVI: