Ritorna dopo meno di un anno dal suo debutto avvenuto la
scorsa primavera al Metropolitan di New York la produzione targata David McVicar di Cavalleria Rusticana e Pagliacci,
messi in scena come spesso accade nella stessa serata e con un unico filo
conduttore che unisce e sviluppa i due spettacoli. Il regista rappresenta infatti
la forza emotiva e le contraddizioni che caratterizzano spesso la vita quotidiana
della gente che popola i piccoli paesi del sud d'Italia, qui ambientati ai primi del
Novecento, spesso causa di grandi gioie ma anche di drammi profondi ed
ineluttabili tragedie. Molte espressioni sono dunque particolarmente enfatizzate
tanto nel canto quanto nella recitazione, per sottolineare la passione e gli
stati d’animo in corso, ma soprattutto come all'improvviso un evento festoso o lieve possa trasformarsi di colpo in tragedia. Piuttosto sobrio il setting di Cavalleria Rusticana
ideato da Rae Smith, che fornisce poi da base per il successivo
allestimento di Pagliacci: una piazza di un paesotto di provincia popolato da
cittadini festanti nel giorno di Pasqua, intorno ai quali troneggiano mura
antiche interrotte da aperture sormontate da archi imponenti. Non è la
scenografia a mutare a seconda delle vicende, ma sono gli interpreti
a muoversi su una pedana che si ferma
o rotea a seconda di ciò che lo spettatore è chiamato ad
osservare al centro del palco. Nero è il colore predominante sia nelle luci che nei costumi.
Coloratissima e molto più dinamica è la messa in scena di
Pagliacci, ove l'aspetto giocoso e talvolta
macchiettistico dei comici itineranti viene sottolineato sin dal prologo di
Taddeo, con gag che ricordano il cinema muto degli albori e portano spesso il sorriso sulle bocche del
pubblico già predisposto alla leggerezza. Alle mura austere fa da
contraltare il bislacco carretto /palcoscenico in cui
i nostri pagliacci sono in grado di fare qualsiasi cosa nell'intrattenere i loro spettatori accomodati intorno ad essi. C'è da dire che, pur
restando all'interno di un perimetro ben preciso, gli interpreti sono lasciati
muoversi piuttosto liberamente nella loro interpretazione, aggiungendo di volta
in volta dettagli, vezzi, perfino siparietti che rendono ancora più spontaneo lo
spettacolo. Non solo, oltre a muoversi tanto i protagonisti corrono e spesso ballano, con movimenti coreografati da Andrew George. Molto sobri sono i costumi di Moritz
Junge per il dramma di Mascagni, decisamente più colorati e soprattutto provocanti nel caso di Nedda quelli
pensati per l’opera di Leoncavallo.
E dobbiamo dire che ha dovuto veramente trottare
anche il Maestro Fabio Luisi a fronte di
un tour de force che lo ha visto alternarsi come direttore d'orchestra sia in questa produzione che nella Manon Lescaut di Puccini, sempre al Met. Per il direttore principale l’intesa con i musicisti è palpabile e grazie a tanti piccoli dettagli della sua conduzione il suono si arricchisce di minuscole sfumature
atte ad enfatizzare ogni momento topico,
con dinamiche appropriate e soprattutto un controllo attento del palcoscenico. Se in Cavalleria a prevalere è una certa solennità di suono che
diventa addirittura sontuoso nella processione con le statue della Madonna e
Cristo in trionfo, così in Pagliacci cogliamo una ulteriore brillantezza che, unitamente alla leggerezza di alcuni momenti, rende la conduzione di Luisi
preziosa e fiore all'occhiello della serata.
Cast di tutto rispetto a cominciare dal capolavoro
di Mascagni in cui troneggia Liudmyla Monastyrska, una Santuzza
immensa, drammaticamente immersa nel suo mondo di passione e delusione, il cui dolore si manifesta a chiare lettere con un canto vibrante, appassionato,
nell'interpretazione della leonessa
ferita ma ancora innamorata.
Molto buono l' innamorato fedifrago Turiddu, un Ricardo
Tamura che può apparire leggermente meno incisivo vocalmente nel
confronto con la compagna, ma il fraseggio buono e l’interpretazione generosa incorniciano
una serata molto positiva per il tenore. Ottimo il Compare Alfio di Ambrogio
Maestri, sanguigno ed austero, forte del suo timbro importante e
robusto. Intensa la mamma Lucia di Jane Bunnell, spigliata la Lola di Ginger
Costa – Jakson; chiude il cast Andrea Coleman come contadinella. Molto
partecipe il coro sempre in scena
preparato da Donald Palumbo.
Lo spettacolo di Leoncavallo si avvale della incredibile
coppia Canio/ Marco Berti e Nedda/ Barbara Frittoli, entrambi in
splendida forma sia vocalmente che dal punto di vista interpretativo. Il tenore
si propone in una delle sue serate più riuscite, con un canto sicuro in tutta
la gamma del suo registro, forte di una voce piena e salda fino in acuto. Il
soprano dal canto suo fa letteralmente qualsiasi cosa in scena: corre, salta,
balla, il tutto cantando: diremmo una show-girl in piena regola, la cui voce
brillante e voluminosa costituisce il fulcro centrale di tanto temperamento.
Tonio è impersonato da un severo George
Gagnidze, davvero brillante come Taddeo; un accorato Rodion
Pogossov è il focoso Silvio trascinato dalla passione per Nedda; Beppe
è Andrew
Bidlack, mentre registriamo nel cast i ‘compari’ di Canio Marty
Keiser, Andy Sapora, Joshua Wynter, e i bravi contadini di Daniel
Peretto e Jeremy Little.
Applausi generosi in entrambe le rappresentazioni
per tutti i protagonisti ed il Maestro Luisi, ma è con Pagliacci che il pubblico
si alza in piedi con ripetute ovazioni e manifestazioni di soddisfazione.
Maria Teresa
Giovagnoli
LA
PRODUZIONE
Direttore d’orchestra Fabio
Luisi
Regia Sir
David Mcvicar
Scene Rae Smith
Costumi Moritz Junge
Lighting Designer Paule Constable
Coreografie Andrew George
Consulente Vaudeville Emil Wolk
Direttore del coro Donald Palumbo
GLI
INTERPRETI DI CAVALLERIA RUSTICANA
Turiddu Ricardo
Tamura
Santuzza Liudmyla Monastyrska
Mamma
Lucia Jane Bunnell
Alfio Ambrogio Maestri
Lola Ginger Costa - Jakson
Contadina Andrea Coleman
GLI
INTERPRETI DI PAGLIACCI
Tonio George Gagnidze
Canio Marco Berti
Beppe Andrew Bidlack
Contadini Daniel Peretto
Jeremy Little
Nedda Barbara Frittoli
Silvio Rodion Pogossov
Compari
di Canio Marty Keiser, Andy
Sapora, Joshua Wynter
CORO E
ORCHESTRA DEL METROPOLITAN OPERA HOUSE DI NEW YORK
(Cavalleria Rusticana)
(Pagliacci)
Foto Marty Sohl/Metropolitan Opera