Per
il finale della stagione sinfonica l’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza si è
avventurata fino al continente americano per esplorare le nuove sonorità che il
novecento apportò a quanto era stato composto fino ad allora. Lo ha fatto con
un programma dedicato a musicisti che sono nati o hanno vissuto nella terra delle
stelle e strisce, partendo da Samuel Osborne Barber, passando per Aaron Copland
e terminando con Igor Stravinskij, che visse negli Stati Uniti parte della sua vita.
L’Adagio
per archi di Barber del 1938, costituisce una sorta di trait d’union con il
periodo storico precedente. Il pezzo più largamente diffuso ed apprezzato dal
grande pubblico è la trascrizione del secondo movimento di un precedente lavoro
dell’autore, un Quartetto per archi in Si. In esso sono ancora presenti le
atmosfere del periodo romantico, con i suoi tempi morbidi ed un certo intimismo
melodico, quasi cantabile. In tali parametri si muove la OTO con il suo
direttore, il Maestro Giampaolo Bisanti, entrando man mano
nella sua anima, con l’incipit quasi inudibile degli archi che enunciano in
simbiosi la melodia, quasi come se accompagnassero una foglia che lentamente si
va calando sul suolo, per poi raggiungere il climax con la puntualità di un
colpo di vento, ed infine sparire lontano, in un sogno.
Ci
si distacca dai vecchi ricordi grazie al fantastico Concerto per Clarinetto e
Orchestra di Copland (1947), con protagonista una splendida Valeria Serangeli come
solista. Non sono estranee le influenze del compositore Stravinskij, e non sono distanti
neanche quelle del genere Jazz, poiché in questo pezzo, che vede anche la
presenza del pianoforte nell’organico orchestrale, troviamo ritmi molto
particolari, che dall’ampiezza iniziale diventa poi serrato, ritmicamente molto
difficile, ma è risolto con attenzione dall’orchestra, per cui la melodia del
clarinetto diventa guida e riferimento in un dialogo continuo. La cadenza è
eseguita magistralmente dalla Signora Serangeli: disinvolta, coinvolgente, e
con lei l’orchestra pare proprio divertirsi, ragion per cui è seguito il
brillante bis del Capriccio XXIV di Paganini ‘alla maniera di Benny Goodman’,
che ha sottolineato ancora una volta il bel feeling tra solista ed orchestra.
Infine
il viaggio si chiude con l’innovazione di Stravinskij e le due Suites per piccola
Orchestra, seguite poi dalla celeberrima Histoire
du soldat. Con le due suites scritte tra il 1917 ed il 1925 l’orchestra
dimostra di sapersi muovere agilmente tra le impervie melodie ed i ritmi
intricati della partitura. Il Maestro Bisanti guida con il suo solito piglio,
che lo vede particolarmente coinvolto ed anche divertito sul podio. Soltanto pochi
elementi invece per l’Histoire, che prevede unicamente l’utilizzo di clarinetto
e fagotto, cornetta e trombone, violino e contrabbasso, nonché le percussioni. Questa composizione vuole evocare la vita di un soldato tratta da una fiaba popolare russa, che
a sua volta si rifà alla celebre leggenda di Faust a cui il diavolo prende l’anima.
Con esso il viaggio nel mondo e nelle epoche della musica si chiude, con l'ascolto in un sol pezzo dei ritmi di marcia, valzer, ragtime e addirittura tango argentino! Il tutto è eseguito con sicurezza,
coinvolgimento ed energia dai concentratissimi solisti della OTO con il loro condottiero sul podio.
Il pubblico plaudente e soddisfatto ha premiato il
lavoro svolto quest’anno dall’ orchestra della sua città e dal suo direttore
artistico, il Maestro Giampaolo Bisanti,
che ad inizio serata ha voluto personalmente offrire il suo saluto alla platea,
ringraziandola per la continua e calorosa accoglienza.
MTG