venerdì 17 gennaio 2014

PARSIFAL, R. WAGNER - TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA, 16 gennaio 2014

PARSIFAL
“Dies alles - hab' ich nun geträumt?
  
Devo confessarvi che non mi capitava da parecchio di uscire da teatro al termine di uno spettacolo e ritrovarmi completamente assorbito in un turbine di riflessioni e sentimenti contrastanti come accaduto questa volta.
La colpa, (o il merito) di tale stato d'animo va indubbiamente all'intelligenza di chi ha creato uno spettacolo (ma il termine è riduttivo...) che ha saputo destrutturare un titolo come Parsifal ormai abusato e spesso ridotto o ad una storiella cavalleresca\medievale, oppure a turpiloqui registici nemmeno degni di essere presi in considerazione.

Romeo Castellucci, assieme alla drammaturga Piersandra Di Matteo, annienta tutto ciò che finora ha rappresentato “il” Parsifal, potendo tranquillamente parlare di “anno zero” per questo titolo dopo questo lavoro.
Il merito va al Teatro de la Monnaie di Bruxelles e al suo lungimirante e intelligente Sovrintendente Peter de Caluwe (quanto avremmo bisogno di persone simili nei teatri italiani....) per aver reso questa esperienza possibile e al quale il Teatro felsineo si è rivolto per l'allestimento.
I tre atti di questa produzione corrispondono a tre stati mentali indipendenti ma legati a doppio filo ad un unico concetto: dove si cela e cosa è il nostro proprio e personale Graal?
Concetto riflessivo che non è mai una conclusione, ma rimane sempre un punto di partenza. Insinuare dubbi piuttosto che emettere risposte sembra essere la volontà di Castellucci.

Si parte con il Vorspiel del primo atto: scegliere la musica di Wagner o il pensiero di Nietzsche (che con il suo “der Fall Wagner” accusò il compositore del Parsifal di prostrazione senile alla Croce e al Cristo) giacché una gigantografia del filosofo troneggia a tutto sipario.
Il primo atto “è” una foresta primordiale dove i cavalieri del Graal (quale Graal?) sono essi stessi “la” foresta. Ma non è una foresta amica, è piuttosto un contenitore in disfacimento, continuamente minacciato da forze misteriose ed esterne. E quando Parsifal vi si unisce (involontariamente?) ecco che viene additato come un virus mortale portatore di morte. Non vi è nessun cigno morto verso cui inveire, giacché il cigno come gli altri animali della foresta sono già morti da un pezzo, già ossa e polvere.
La ferita di Amfortas è dolore collettivo che da lui si emana e irradia.
L'agape del Graal è nascosta ai nostri occhi da un sipario accecante, a noi non è dato sapere cosa avviene, l'equazione Graal uguale vuoto è il motore dell'intera storia, il punto d'avvio di un'assenza che, sopraggiunta all'improvviso, deve essere colmata.

Nel secondo atto Klingsor è colui che prepara “la” distruzione in un ambiente asettico e freddo, popolato di donne oggetto a lui succubi e al quale in un vortice di  piacere orgasmico provocato tra bondage e shibari si insinua un Parsifal totalmente estraneo. L'incontro con Kundry è devastante: lei è la madre non conosciuta.
Una madre rappresentata nell'immagine stessa del sesso femminile di una donna, stesa alle loro spalle in posizione non equivoca.
Il bacio di Kundry sarà il culmine di una viscida conquista ( e il serpente che lei tiene in braccio ne è la prova) fino all'amplesso violento e brutale realizzato in tecnica tridimensionale sul tulle del sipario dalle proiezioni video.
Nel terzo atto tutto è vuoto e libero. Della originaria foresta non rimane che un timido virgulto, la foresta di alberi si trasforma in foresta di persone. Persone che camminano ostinatamente e incessantemente verso una meta a  noi sconosciuta (oppure conosciuta ma non rivelata...) senza arrivare però mai ad una destinazione precisa. Parsifal li guida, è loro innanzi, Gurnemanz e Amfortas si perdono nella folla, la loro identità è perduta per sempre, mescolata nel tutto di una massa eterogenea. Alla fine Parsifal (noi stessi?) rimarrà da solo circondato dai rifiuti di una folla grigia e senza nome in una città rovesciata, anima perduta e completamente e desolatamente sola.

Contraltare musicale a tanta forza visiva, un cast nel complesso eccellente.

Parsifal era Andrew Richards, cantante dal timbro duttile e potente ma dal fraseggio alquanto superficiale e monocromo. Kundry una superba Anna Larsson dalla voce brunita e sicura nella sua parte impervia, dal registro indefinito. Gurnemanz l'ottimo Gábor Bretz che, pur giovane nell'aspetto ha canto sapiente, solenne e altero, ricchissimo di accenti.

Klingsor il bravissimo Lucio Gallo che con sapienza e dovizia di voce ha disegnato un mago sì perfido ma musicalmente coerente con il dettato di Castellucci. L'Amfortas di Detlef Roth, pur nella correttezza dell'interpretazione, ci ha deluso essendo un tenore che canta da baritono perdendo così tutta quella solennità dolorante che il suo ruolo richiede. Titurel un corretto Arutjun Kotchinian.

Sugli scudi per correttezza e precisione le Blumenmadchen Anna Corvino, Alena Sautier,Diletta Rizzo,Maria Rosaria Lopalco, Arianna Rinaldi; Precisi anche i quattro scudieri Paola Francesca Natale, Alena Sautier, Filippo Pina CastiglioniPaolo Antognetti,come pure Saverio Bambie Alexey Yakimov nei ruoli di Primo e Secondo cavaliere del Graal.

Concentratissimo e ottimamente preparato da Andrea Faidutti il coro del Teatro Comunale.

Roberto Abbado ha guidato una macchina musicale nel complesso convincente, un'orchestra in splendida forma con la quale, ne siamo certi, ha dovuto lavorare su ogni singola nota portando a casa un risultato eccellente per tensione emotiva e cura del dettaglio, cosa affatto scontata per un'orchestra italiana.
Applausi convinti per tutti con autentiche ovazioni per i personaggi principali da parte di un pubblico attentissimo in un teatro esaurito in ogni ordine di posti.
Pierluigi Guadagni


LA PRODUZIONE


Direttore                        Roberto Abbado
Regia, scene,  
costumi e luci                 Romeo Castellucci
Maestro del Coro          Andrea Faidutti
Drammaturgia               Piersandra Di Matteo
Movimenti
coreografici                   Cindy Van Acker
Video 3d                         Apparati Effimeri

GLI INTERPRETI

Parsifal                           Andrew Richards
Kundry                           Anna Larsson
Klingsor 
                       Lucio Gallo
Gurnemanz                    Gábor Bretz
Amfortas                        Detlef Roth
Titurel                           Arutjun Kotchinian
Blumenmadchen:          Anna Corvino, Alena Sautier,
                                        Diletta Rizzo,Maria Rosaria Lopalco, Arianna Rinaldi
Quattro scudieri            Paola Francesca NataleAlena SautierFilippo Pina Castiglioni
                                        Paolo Antognetti,
Primo e Secondo
cavaliere del Graal        Saverio Bambie, Alexey Yakimov

Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna

Coro di Voci Bianche del Teatro Comunale di Bologna
Allestimento Théâtre de La Monnaie Bruxelles



Foto Teatro Comunale di bologna