lunedì 13 gennaio 2014

DIE ZAUBERFLÖTE, W. A. MOZART – TEATRO COMUNALE DI BOLZANO, domenica 12 gennaio 2014

Singspiel in due atti
Libretto Emanuel Schikaneder

Scritta nel 1791, l’opera di Mozart che è tra le più amate anche dai piccini, vide la luce il 30 settembre di quell’anno in cui come è noto il compositore morì, senza godere del successo che lo spettacolo ottenne nelle numerose repliche successive. Se anche furono soprattutto le incombenze finanziarie a spingere il compositore ad accettare l’incarico dell’amico Schikaneder di comporre questa opera cantata e recitata, la cui trama piaceva particolarmente al librettista, non meno intrisa di significati e di contenuti profondi rispetto alle altre sue opere è l’intera vicenda. Oltre ai richiami etico morali, come noto il salisburghese era adepto massone e credeva molto ai principi del movimento, molti hanno visto anche alcuni riferimenti alla vita privata dello stesso Amadeus, in un intrecciarsi di simboli che tra l’umano ed il fiabesco ne decretarono il successo che concluse degnamente la vita artistica del grande autore.

La storia ambientata in un antico Egitto non meglio precisato, che vede protagonisti la principessa Pamina ed il suo amato principe/salvatore Tamino, ci spiega come spesso l’apparenza delle persone inganni, come non sempre ciò che appare buono sia veramente tale, così come i presunti malvagi si rivelano in seguito esseri saggi e giusti. Ecco che la Regina della notte,  considerata amabile madre dalla propria figlia Pamina, ben presto si mostra quale donna spietata che anela soltanto all’uccisione dell’acerrimo nemico Sarastro, il quale a sua volta, da crudele rapitore in principio, risulta poi essere un giusto protettore della principessa contro la malvagia influenza della madre.

E la regista Michela Lucenti ha voluto esemplificare ciò che serpeggia negli animi dei personaggi attraverso una messa in scena senza tempo, che guarda ai giorni nostri, per poi letteralmente ‘tuffarsi’ in una ambientazione subacquea, ma che non dimentica del tutto la terra con i suoi disastri e le sue paure.
Grande parte della scenografia è in realtà realizzata tramite proiezioni sullo sfondo del palco, come è ormai sempre più in uso attualmente. Vi si trovano dunque fondali marini futuristici, in cui pesciolini, meduse  o squali nuotano tra le strutture di una moderna città sommersa, tra la natura che con il suo verde rigoglioso trionfa in mezzo all’opera dell’uomo. Troviamo persino un riferimento alle torri gemelle statunitensi, con l’incendio ed il successivo sgretolamento di un grattacielo, a cui però fa seguito una cascata di acqua pura che vuole biblicamente spazzare via il male e purificare i due giovani protagonisti che ascendono al cielo, trasportati in alto da funi in movimento.

Sul palco sono presenti pochissimi oggetti che aiutano all’azione scenica. Questa inizia infatti su di una spiaggia ove è presente soltanto una cabina spogliatoio, che insieme ad un ombrellone costituiscono gli unici oggetti in scena. Il serpente che da libretto insegue il principe Tamino è raffigurato qui da una ballerina che volteggia in modo atletico con un materassino gonfiabile a forma di coccodrillo. Altra variazione dovuta alla specifica messa in scena è per esempio l’utilizzo di una pistola per bolle di sapone in luogo del carillon magico, con cui Papageno aiuta Tamino nella sua impresa d’amore. Così il lucchetto, con cui le tre dame tappano la bocca allo stesso Papageno per punirlo delle sue bugie, qui è un leccalecca che viene incastrato tra i denti del buffo uccellatore. Ed anche il ritratto di Papagena che fa innamorare Tamino qui è una foto di un articolo del giornale che le tre dame sono intente a leggere sotto il sole.

Con l’inizio dell’avventura magica, Tamino, dotato del flauto magico che lo aiuterà a riportare a casa la sua principessa, si ritrova nel regno sommerso di Sarastro. Questo, come mostrano le immagini, è un misto tra muri e finestre ecclesiastici ed edifici post moderni, sempre popolati da esseri marini. La tridimensionalità delle raffigurazioni spesso sembra invadere il palco come se fosse pienamente allestito. Piccolo appunto che si potrebbe fare alle elaboratissime immagini proposte, sta nel fatto che talvolta esse rubano la scena agli interpreti, che spesso si muovono su di un relitto di un bimotore presumibilmente affondato anni addietro in questo mare indefinito.
I costumi creati da Csaba Antal (che firma anche le scene) sono un misto tra settecentesco e contemporaneo, non sempre di gusto impeccabile in verità.
L’intero spettacolo non risulta affatto appesantito da troppo simbolismo, e l’atmosfera di fiaba e di leggerezza che gli interpreti respirano rende complessivamente l’opera molto godibile e piacevole.

La compagnia musicale che si è cimentata nell’opera è stata composta da giovani affiatati che hanno mostrato di divertirsi facendo divertire, offrendo anche notevoli qualità dal punto di vista attoriale.

La dolce Pamina è interpretata da Marina Bucciarelli. L’interprete canta con notevole disinvoltura, mostra una voce limpida ed uniforme nella sua emissione; il suo personaggio è recitato/cantato con sensibilità e delicatezza, ma non si pone come una bomboletta qualsiasi, bensì come consapevole figlia di una regina imponente, dalla quale pretende anche il dovuto rispetto.

Tamino è un buon Enrico Casari. Molto ben affiatato con la partner in scena, il suo personaggio è interpretato con buona verve attoriale ed altrettanta padronanza sia linguistica che musicale. Sciolto quanto basta, il suo principe offre una voce tenorile dal bel timbro e delicatezza.

Artista di notevole interesse si è mostrato Sebastian Seitz. Questo giovanissimo baritono ha tenuto il palcoscenico col suo Papageno grazie alla sua presenza fisica ed alle ottime doti interpretative. Il suo canto è promosso grazie ad una bella voce dal volume interessante, ed ha divertito ed animato la scena ad ogni sua apparizione; il più applaudito dal pubblico in sala.

Spiritosa e delicata la Papagena di Heidi Gietl, che però soffre leggermente di volume e a tratti viene coperta dalla musica.

Il terribile ruolo della Regina della notte è interpretato da Linda Kazani. Non semplice eseguire le sue impervie arie dai voli pindarici sopra il rigo dall’alto di un pulpito in sospeso nell’aria, ma l’interprete è riuscita nell’impresa, grazie ad una voce molto duttile, i cui sovracuti sono precisi e i difficilissimi vocalizzi risolti con proprietà; dotata anche di ottimo volume risolve il suo personaggio con la giusta austerità da regina offesa e vendicativa.

Fiero ed austero il Sarastro di Paolo Buttol. Molto particolare il colore scuro del basso, che trova la sua massima espressione proprio nella zona più squisitamente grave. Il suo personaggio è sì l’ineffabile nemico della regina Astrifiammante, ma si rivela essere anche il buon saggio e giusto che protegge i due innamorati fino a benedirne l’unione.

Spassose e ben interpretate le tre dame della Regina: Ulpiana Aliaj, Gabriella Sborgi, Anna Lucia Nardi, che con il rosso dei loro costumi sgargianti hanno contribuito a rendere più vivace e colorato questo allestimento.
Altrettanto corretti il Monostatos di  Alexander Graf, l’Oratore, Marek Gasztecki, il Primo Sacerdote di  Marek Gasztecki ed il Secondo Sacerdote di Rouwen Huther.
Menzione particolare per i tre fanciulli, dalle voci delicatissime ed angeliche, sicuri e partecipi: Jakob Seiwald, Ivan Huber, Gregor Steinmayr.

Molto buoni gli interventi del Coro Lirico Regionale  di  Luigi Azzolini. Numerosi anche gli interventi del Balletto Civile coreografati dalla stessa  Michela Lucenti.

Direzione musicale di Ekhart Wycik che vede il ripristino della cosiddetta ‘Cadenza delle tre dame’, che il compositore cancellò durante le prove, causa la mancanza di tempo, e che grazie al manoscritto autografo è stata felicemente reinserita. Il maestro propone una lettura attenta alle indicazioni dello spartito, delicata nel complesso e sempre attenta al palcoscenico.

Numerosi i bambini presenti in sala, alcuni dei quali al termine si sono avvicinati alla buca per applaudire i musicisti. Ovazioni per Seitz e moltissimi applausi e chiamate per tutti gli interpreti, il direttore Wycik, e la regista Lucenti.
MTG


LA PRODUZIONE

Direzione musicale    Ekhart Wycik
Regia                          Michela Lucenti
Scene e costumi         Csaba Antal
Luci                            Stefano Mazzanti
Regista assistente      Maurizio Camilli

Balletto Civile
Movimenti coreografici  Michela Lucenti


GLI INTERPRETI

Sarastro                     Paolo Buttol
Tamino                      Enrico Casari
Regina della Notte    Linda Kazani
Pamina                      Marina Bucciarelli
Prima dama               Ulpiana Aliaj
Seconda dama           Gabriella Sborgi
Terza dama                Anna Lucia Nardi
Papagena                   Heidi Gietl
Papageno                   Sebastian Seitz
Monostatos                Alexander Graf
Oratore                      Marek Gasztecki
Primo sacerdote        Marek Gasztecki
Secondo sacerdote    Rouwen Huther
Tre fanciulli               Jakob Seiwald, Ivan Huber, Gregor Steinmayr

Coro Lirico Regionale
Maestro del coro       Luigi Azzolini

Orchestra Haydn di Bolzano e Trento | Haydn-Orchester von Bozen und Trient

Nuovo allestimento

Produzione Fondazione Teatro Comunale e Auditorium Bolzano | Stiftung Stadttheater und Konzerthaus Bozen

FOTOGRAFIE   Benedetta Pitscheider