sabato 18 gennaio 2014

LA SCALA DI SETA , GIOACHINO ROSSINI – VENEZIA, TEATRO MALIBRAN, venerdì 17 gennaio 2014

Prosegue il felice progetto ‘Atelier della Fenice al Teatro Malibran’ di Venezia, che vede impegnati i giovani dell’Accademia di Belle Arti del capoluogo lagunare nell’allestimento scenico e nella realizzazione di tutte e cinque le farse comiche che Gioachino Rossini concepì per il fu Teatro Moisè del capoluogo veneto, negli anni 1810-13. Tale progetto vede il teatro Malibran come centro per la sperimentazione e per la messa in scena degli elaborati dell’accademia; così ecco che, dopo gli allestimenti de ‘L’inganno felice’e ‘La cambiale di Matrimonio’, quest’anno è la volta de ‘La Scala di Seta’, da 'L'échelle de soie' di F.A.E. de Planard, scritto pochi anni prima di questo gruppo operistico. La supervisione del progetto è di Bepi Morassi, che cura proprio la regia di questo spettacolo.
Ancora un gioco delle parti, in cui i malintesi e gli scambi di persona la fanno da padrona. Rossini era straordinario nel dipingere musicalmente i caratteri dei personaggi che, ispirati all’opera buffa settecentesca, vedono spesso in azione donne scaltre e volitive, innamorati galanti,  immancabili personaggi eccentrici ed austeri uomini a far progetti sistematicamente disattesi. Questi individui si muovono in un vortice di situazioni susseguenti, si lasciano trascinare dagli eventi fino al disvelamento conclusivo ed al caratteristico finale da ‘tarallucci e vino’.


Ma attenzione a come si leggono certe trame: non tutto è così effimero come può apparire, e squisitamente fine a se stesso. Non dimentichiamoci che tanto per cambiare la protagonista è vittima di un (impossibile legalmente) matrimonio 'caldamente consigliato' dal suo tutore, che in questo spettacolo è addirittura visto come il proprietario di un club ed è accompagnato da due ‘vallette’ piumate, a simboleggiare il potere ed il fascino che ne deriva. A sfondo di questi avvenimenti vi è il fatto che ancora al tempo dell’opera esistevano i matrimoni combinati col cosiddetto buon partito, ma per fortuna  la bella Giulia si scopre sia già sposata precedentemente per amore col favore di una lungimirante zia. Il personaggio della cugina Lucilla fa da contr’altare alla furba Giulia, rappresentando quella parte di donne timide e magari anche un po’ impacciate, che poi di fronte ai palpiti del cuore trovano una sensualità che non ha eguali in altre. Del resto il buon Blansac, il promesso, la trova pure più bella della protagonista ed alla fine sceglierà lei! E che dire del buffo servitore Germano? Rappresenta il perno dell’opera, il tuttofare che grazie al suo mestiere sa tutto di tutti, ma che poi finisce per ingarbugliarsi lui stesso fra le coppie, i rendez-vous continui, e rischia di mandare per l'appunto a monte i piani di tutti. Insomma, alla base di tanta ilarità, vi è una morale evidente: è inutile fare piani e progetti, perché non si possono manipolare i sentimenti delle persone: ‘Quando amor si fa sentire, troppo egli è nei cor possente. Si contrasta inutilmente, vince ognora il suo poter’.

L’allestimento molto elegante dell’accademia veneziana prevede una ambientazione in stile 'anni trenta', con il palco diviso a metà, che reca sulla sinistra la camera di Giulia, allestita con uno splendido canapé dal tessuto dorato,  pieno di cuscini e tappeti intorno, nonché un tavolino col telefono, delle piante e grandi tende alle spalle da cui entrano i protagonisti che arriverebbero dalla famosa ‘scala’. Sulla destra invece lo studio di questo ‘Club’ esclusivo, di cui Dormont è il titolare, con la porta automatica che si apre e poi scompare ogni volta che i protagonisti entrano in scena, come se appunto si recassero nel locale. Le luci illuminano di volta in volta gli ambienti a seconda di dove si svolge l’azione. Coup de théâtre molto simpatico: l’illuso Blansac compare al centro del palco seduto davanti ad uno splendido pianoforte a mezza coda bianco per impressionare la sua bella.  Meravigliosi i costumi ricchi di piume, strascichi, sete e quant’altro possa contribuire a far intendere l’ambiente borghese  in cui la vicenda è ambientata. Morassi ha fatto sì che ogni gesto contribuisca a far nascere il sorriso in sala, che infatti non si fa attendere a scena aperta, soprattutto naturalmente ad opera del brillante Germano.
Il cast ha risposto bene a questo clima farsesco, coadiuvato anche da un’ottima esecuzione musicale.
           
La bella e spigliata Giulia è in scena una Irina Dubrovskaya in gran forma. La sua voce ha una duttilità  di emissione che le consente di affrontare la parte con la disinvoltura giusta, finanche nei sovracuti,  accompagnata da un’ottima recitazione.
La cugina Lucilla è una altrettanto simpatica e generosa Paola Gardina, che ha tenuto molto bene il palco assieme alla collega conquistando allo stesso modo il pubblico, soprattutto dopo la sua aria Sento talor nell’anima’.
Il geloso e accorato giovane Dorvil è un Giorgio Misseri che si pone ottimamente sul piano delle due protagoniste femminili per interpretazione. Molto fine e musicale la sua voce tenorile leggera che si spinge in acuto con grande generosità.
Conferma le sue doti di mattatore il bravissimo Omar Montanari nei panni di Germano. Espressivo ed astutamente buffo, al punto tale da non apparire mai così sciocco come la parte potrebbe dare ad intendere, recita cantando in modo sorprendente e da vero conquistatore della scena.
Altrettanto bene interpretati sia vocalmente che scenicamente il tutore Dormont  David Ferri Durà, sicuro e con buona voce tenorile, nonché il Blansac di Claudio Levantino, che al bel colore brunito aggiunge buone doti interpretative.

L’orchestra del Teatro La Fenice con alla guida  Alessandro De Marchi si esprime con leggerezza e  giusta vivacità, tenendo sempre vivo il ritmo per seguire gli interpreti in scena cercando di non prevaricarli per un risultato di insieme efficace ed armonioso.

Consenso generale decisamente meritato per tutti gli interpreti, con ovazioni per le due protagoniste femminili. Ancora un grazie al Teatro La Fenice per questa bellissima iniziativa che premia i giovani ed il futuro dell’arte italiana, che premiò Rossini allora e che continua a renderci fieri ancora nel mondo.

MTG



LA PRODUZIONE

Direttore        Alessandro De Marchi
regia e            Bepi Morassi
scene
costumi e luci  Scuola di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Venezia



GLI INTERPRETI

Dormont        David Ferri Durà
Giulia             Irina Dubrovskaya 
Lucilla            Paola Gardina 
Dorvil             Giorgio Misseri 
Blansac          Claudio Levantino
Germano       Omar Montanari


Orchestra del Teatro La Fenice

con sopratitoli in italiano
Atelier della Fenice al Teatro Malibran
in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Venezia