Dopo l’apertura
a Trento con Così fan tutte di Mozart approda anche a Bolzano la stagione della
Fondazione Haydn firmata dal neo giunto direttore artistico Matthias Lošek, il cui intento è di presentare grazie ai
titoli in cartellone l’ironia della vita in tutte le sue sfaccettature, quasi a sottintendere che in fondo bisogna prenderla con filosofia, per quanto imprevedibile possa essere. Iniziando da un classico per eccellenza quale è l’opera
mozartiana, la stagione prosegue invece con opere tratte dal repertorio
del ventesimo e ventunesimo secolo, tanto da intitolare questo progetto proprio
‘Opera 20.21’. In scena dunque a Bolzano un curioso dittico proveniente dall’opera
di Lipsia che vede succedersi senza soluzione di continuità il brevissimo A hand of bridge di Samuel Barber
affiancato dallo scorrevole e piacevolissimo Trouble in Tahiti, atto unico di Leonard Bernstein anche in veste di librettista. Le due storie costituiscono
uno spaccato dello stile di vita americano anni Cinquanta del secolo scorso,
ove il boom economico ed il crescente consumismo hanno sì creato tante famiglie
benestanti ed apparentemente felici e soddisfatte, ma tanto benessere ha spesso
nascosto, allora come oggi, anche insoddisfazioni profonde, amarezze ed
incomprensioni. Gli interventi del Trio Jazz nella seconda opera sdrammatizzano e se vogliamo ridicolizzano certi falsi miti, tra cui la fantastica vita in campagna.
Con una
soluzione scenica piuttosto intimistica, il regista Patrick Bialdyga ha
pensato di fare accomodare il pubblico direttamente sul palcoscenico,
circondando la scena centrale creata da Norman Heinrich, costituita
da una pedana girevole divisa in quattro zone, atte ad ospitare le diverse
scene previste. Una enorme radio dietro cui si cela l’orchestra fa da sfondo ed
anche sipario alle entrate dei protagonisti e funge da palchetto per il trio
jazz, che simpaticamente ricorda personaggi/icone americane tra cui spicca la
voce femminile in stile Marilyn dal tipico abito di ‘Quando la moglie è in
vacanza’. La regia è coadiuvata per l'aspetto drammaturgico da Johanna Mangold ed impegna molto i personaggi in scena anche fisicamente: ciascuno mostra a chiare lettere le fissazioni ed i tratti tipici di queste coppie
borghesi in crisi.
I soli
dieci minuti di A hand of bridge bastano ad addentrarsi nei pensieri delle prime
due coppie protagoniste, con sopra tutti l’ottima Geraldine di Jennifer Porto, che rimpiange un rapporto mai avuto con
la madre, gioca di gusto con la voce e l’ espressività del volto muovendosi con
estrema disinvoltura. Suo marito David è un buon Toby Girling, uomo
depresso che vorrebbe di più dalla vita. Sally, la brava Sandra Maxheimer, mostra con fare realmente ossessivo la sua fissazione per il cappello di
piume ed è anche una deliziosa Girl nel Trio jazz; il consorte Billy è il
classico infedele che teme di essere scoperto, un Patrick Vogel che altrettanto si disimpegna bene come Boy del Trio jazz.
In Trouble in Tahiti Dinah
e Sam conducono una vita ormai stereotipata che si articola in momenti ben stabiliti, spesso alleggeriti solo dall'andare al cinema (il titolo è appunto ispirato ad un film amato dalla povera Dinah). Gli interpreti sono ancora una volta Jennifer Porto e Toby Girling, sempre più espressivi e smaliziati. Felix-Tillmann Groth completa il Trio Jazz che come detto stempera con leggerezza le piuttosto noiose vicende della coppia in scena.
Complessivamente,
pur non potendo esprimerci sullo spessore vocale degli interpreti perché microfonati,
i giovani protagonisti offrono tutti delle voci molto piacevoli e secondo noi
particolarmente adatte a questo genere, che spazia dal jazz puro al moderno musical.
Lo
spettacolo è interamente in tedesco, debitamente sottotitolato in italiano, e si
apre con video interviste, per la verità un po’ stucchevoli, di varie tipologie
di coppie moderne che rappresentano i più tipici cliché amorosi, tra
sdolcinerie varie e piccole scaramucce solo accennate. Le stesse compaiono più volte nel
corso di tutta la rappresentazione, come se le due storie fossero l’una il seguito
dell’altra, o semplicemente una serie di quadri famigliari posti a confronto ed
interazione tra loro. Tant’è che la coppia Sally - Bill sembra comparire anche
successivamente tra le elucubrazioni esotiche di Dinah e Sam.
L’orchestra
Haydn è condotta con brio dal Maestro Anthony Bramall, che gli
interpreti hanno potuto seguire solo attraverso i video posti sulla scena, esaltati
da ritmi incalzanti e dal suono particolarmente brillante negli interventi del
trio jazz di Trouble in Tahiti.
Applausi
calorosi per tutti e naturalmente per l’orchestra che ha sfilato al termine sul
palco col suo direttore per raccogliere i meritati consensi.
Maria Teresa Giovagnoli
LA PRODUZIONE
Direzione musicale Anthony Bramall
Regia Patrick Bialdyga
Coreografia Friedrich Bührer
Scene, costumi Norman Heinrich
Drammaturgia Johanna Mangold
GLI INTERPRETI
Geraldine/Dinah Jennifer
Porto
Sally/Girl in Jazz-Trio Sandra
Maxheimer
David/Sam Toby Girling
Bill/Boy in Jazz-Trio Patrick
Vogel
Boy in Jazz-Trio Felix-Tillmann Groth
Orchestra Haydn di Bolzano
e Trento
Coproduzione Oper Leipzig, Fondazione Haydn Stiftung
Foto Luca Ognibeni