O eroe
fanciullo!
O stupendo ragazzo!
Tu di auguste gesta
inconscio tesoro!
Ridendo, io ti debbo amare,
ridendo, voglio io accecare,
ridendo, lasciaci rovinare,
ridendo, a perdizione andare!
O stupendo ragazzo!
Tu di auguste gesta
inconscio tesoro!
Ridendo, io ti debbo amare,
ridendo, voglio io accecare,
ridendo, lasciaci rovinare,
ridendo, a perdizione andare!
Interrotto il
progetto di prima messinscena completa del Ring Wagneriano due anni fa per
problemi finanziari, il Teatro Massimo di Palermo riprende l' ardimentosa
impresa con una nuova produzione di Siegfried.
Nell'insieme
della Tetralogia Wagneriana, Siegfried viene spesso considerata come una fiaba
autonoma.
Pur avendone
tutte le caratteristiche (unitarietà
chiusa della narrazione, continuità di
un clima poetico e musicale, coerenza delle strutture drammatiche e musicali) Siegfried con le sue
strutture in perfetto equilibrio, risulta essere il centro focale di tutta la
Tetralogia, il cuore pulsante soprattutto musicale nel quale tutti i punti
dell' immenso dramma wagneriano convergono e poi divergono.
Gli stessi
Leitmotiv, struttura portante del dettato wagneriano e protagonisti autentici,
qui rinvigoriscono e quelli già uditi e che qui ritornano, si piegano
docilmente alle rinnovate necessità di espressione, poiché Siegfried è il
lavoro dell'ottimismo, della felicità suprema, come Walkuere era il lavoro del
pessimismo e Goetterdammerung sarà quello della catarsi suprema.
In questo
contesto di fresca giovinezza si è inserita, in un proseguo coerente con le
precedenti giornate, il lavoro del regista Grahm Vick.
Chi conosce
l'artista, sa perfettamente che ogni lavoro di Vick non è mai banale né
scontato, anche se richiede spesso una capacità di adattamento intellettivo non
indifferente per le sue scelte spesso discutibili ma sempre comunque
intelligenti e coerenti con la sua visione generale del teatro d'opera, un
teatro vivo e pulsante sotto tutti i punti di vista.
Il lavoro di
Vick per questo Siegfried viene plasmato sulla strutture architettoniche
portanti dell'apparato scenico del Teatro Massimo, e le scene e i costumi di Richard
Hudson, moderne e per nulla convenzionali, perfettamente si adattano a
questa idea.
Per nulla
convenzionale è la recitazione che Vick richiede agli interpreti, curando ogni
dettaglio in maniera maniacale, come pure risolvendo i momenti topici del
dramma Wagneriano con idee innovative e per nulla scontate.
Pensiamo alla
scena della forgiatura della spada, al duetto Mime\Wanderer del primo atto,
alla scena dell'uccisione di Fafner o all'attraversamento delle fiamme nel
terzo atto, tutte risolte con una maestria scenica da lasciare a bocca aperta
pur nella sua semplicità (e anche nella sua banalità), ma che riportano ad un
contesto intellettivo di grande spessore e di grande efficacia.
Formidabile
l'idea di inserire dei mimi, coordinati nelle azioni sceniche da Ron
Howel, nel contesto di un opera “solitaria” che si sviluppa per
strutture simmetriche a due o massimo tre personaggi per volta, dando così
l'idea di favola corale in un lavoro che è corale solo musicalmente grazie alla
selva contrappuntistica dei leitmotiv.
In tanta
fantasia registica, ben si amalgama la compagnia di canto scelta per questa
produzione pur con qualche distinguo.
Trionfatore
della serata è stato a mio avviso il Mime di Peter Bronder che ben si
inserisce nel solco di quella tradizione superba creata da cantanti come
Stolze, Zednik o Clarck risolvendo il personaggio con una maestria scenica e
vocale notevoli per un ruolo che richiede duttilità vocale non indifferente e
una presenza scenica continuamente giocata sull'ambiguità.
Da dimenticare
in un silenzioso oblio la prova vocale di
Christian Voigt, probabilmente afflitto da un fastidioso
raffreddore, ma non essendo stata annunciata la sua indisposizione, fatichiamo
a credere possa portare a termine le recite successive. Se da un lato bisogna
annotare la grande presenza scenica, la straordinaria recitazione e il carisma
dell'attore, dal punto di vista vocale la sua interpretazione prestava il
fianco a momenti di imbarazzante delusione; la mancanza di appoggio della voce,
e una non corretta emissione nei passaggi di registro unito ad una fonazione
fissa e spesso non intonata, hanno compromesso la sua interpretazione.
Notevole il
Wanderer di Thomas Gazheli, dotato di una magnifica pasta vocale di vero
basso acuto, nobile in scena e nel fraseggio, carismatico, è stato di volta in
volta carezzevole, autoritario, scolpito e protervo. Ha disegnato un
personaggio a tutto tondo, credibile e veramente regale, forte di una tecnica,
di un timbro e di un colore che lo pongono senza dubbio tra i migliori in
questo ruolo.
Altrettanto
bravo Sergei Leiferkus come Alberich, cantato con ottima tecnica e
varietà di inflessioni, nonché con una notevole profondità di consumato
interprete. Si sarebbero desiderati forse un volume e un impatto vocale più
autorevoli come il ruolo richiederebbe.
Un poco
sottotono il Fafner di Michael Eder, molto bene e sicura
nella sua breve parte di Erda Judit Kutasi come pure Deborah
Leonetti nella parte del Stimme des Walvogels.
Nonostante una
lieve indisposizione annunciata, Meagan Miller è stata una Brunnhilde
rigogliosa e in ottime condizioni che ha avuto il pregio di saper cantare una
parte dove quasi tutte urlano con fiati ed acuti lunghissimi.
Persa per strada
la bacchetta algida ed inesperta di Pietari Inkinen che aveva diretto le
precedenti giornate, l'Orchestra del Teatro Massimo trova la mano esperta di Stefan
Anton Reck che ha saputo far vibrare e risplendere tutte le sezioni,
mantenendo un equilibrio esemplare tra orchestra e palcoscenico pur scegliendo
tempi molto comodi, regalandoci una prestazione piena anche di lirismo, timbri
raffinati e una discreta precisione tecnica in tutte le sezioni strumentali ed
in particolare per quanto riguarda gli ottoni.
Al termine delle
cinque ore di spettacolo, applausi convinti per tutti con ovazioni per Bronder
e Gazheli da parte di un pubblico attento e partecipe.
Pierluigi
Guadagni
LA PRODUZIONE
Direttore Stefan
Anton Reck
Regia Graham Vick
Scene e costumi Richard Hudson
Azioni mimiche Ron Howell
Luci Giuseppe Di Iorio
Assistente alla regia Lorenzo Nencini
Assistente a scene
Regia Graham Vick
Scene e costumi Richard Hudson
Azioni mimiche Ron Howell
Luci Giuseppe Di Iorio
Assistente alla regia Lorenzo Nencini
Assistente a scene
e costumi Elena
Cicorella
GLI INTERPRETI
Siegfried Christian Voigt
Mime Peter Bronder
Wanderer (Wotan) Thomas Gazheli
Alberich Sergei Leiferkus
Fafner Michael Eder
Erda Judit Kutasi
Brünnhilde Meagan Miller
Stimme
Mime Peter Bronder
Wanderer (Wotan) Thomas Gazheli
Alberich Sergei Leiferkus
Fafner Michael Eder
Erda Judit Kutasi
Brünnhilde Meagan Miller
Stimme
des
Waldvogels Deborah Leonetti
Orchestra del Teatro Massimo
Foto Rosellina Garbo/ Franco Lannino StudiocameraIMG