martedì 22 dicembre 2015

RICHARD WAGNER, DER RING DES NIBELUNGEN, Ein Bühnenfestspiel für drei Tage und einen Vorabend; ZWEITER TAG:SIEGFRIED- Teatro Massimo di Palermo, 20 dicembre 2015

O eroe fanciullo!
O stupendo ragazzo!
Tu di auguste gesta
inconscio tesoro!
Ridendo, io ti debbo amare,
ridendo, voglio io accecare,
ridendo, lasciaci rovinare,
ridendo, a perdizione andare!


Interrotto il progetto di prima messinscena completa del Ring Wagneriano due anni fa per problemi finanziari, il Teatro Massimo di Palermo riprende l' ardimentosa impresa con una nuova produzione di Siegfried.
Nell'insieme della Tetralogia Wagneriana, Siegfried viene spesso considerata come una fiaba autonoma.
Pur avendone tutte le caratteristiche  (unitarietà chiusa della narrazione, continuità di  un clima poetico e musicale, coerenza delle strutture  drammatiche e musicali) Siegfried con le sue strutture in perfetto equilibrio, risulta essere il centro focale di tutta la Tetralogia, il cuore pulsante soprattutto musicale nel quale tutti i punti dell' immenso dramma wagneriano convergono e poi divergono.
Gli stessi Leitmotiv, struttura portante del dettato wagneriano e protagonisti autentici, qui rinvigoriscono e quelli già uditi e che qui ritornano, si piegano docilmente alle rinnovate necessità di espressione, poiché Siegfried è il lavoro dell'ottimismo, della felicità suprema, come Walkuere era il lavoro del pessimismo e Goetterdammerung sarà quello della catarsi suprema.


In questo contesto di fresca giovinezza si è inserita, in un proseguo coerente con le precedenti giornate, il lavoro del regista Grahm Vick.
Chi conosce l'artista, sa perfettamente che ogni lavoro di Vick non è mai banale né scontato, anche se richiede spesso una capacità di adattamento intellettivo non indifferente per le sue scelte spesso discutibili ma sempre comunque intelligenti e coerenti con la sua visione generale del teatro d'opera, un teatro vivo e pulsante sotto tutti i punti di vista.
Il lavoro di Vick per questo Siegfried viene plasmato sulla strutture architettoniche portanti dell'apparato scenico del Teatro Massimo, e le scene e i costumi di Richard Hudson, moderne e per nulla convenzionali, perfettamente si adattano a questa idea.
Per nulla convenzionale è la recitazione che Vick richiede agli interpreti, curando ogni dettaglio in maniera maniacale, come pure risolvendo i momenti topici del dramma Wagneriano con idee innovative e per nulla scontate.

Pensiamo alla scena della forgiatura della spada, al duetto Mime\Wanderer del primo atto, alla scena dell'uccisione di Fafner o all'attraversamento delle fiamme nel terzo atto, tutte risolte con una maestria scenica da lasciare a bocca aperta pur nella sua semplicità (e anche nella sua banalità), ma che riportano ad un contesto intellettivo di grande spessore e di grande efficacia.
Formidabile l'idea di inserire dei mimi, coordinati nelle azioni sceniche da Ron Howel, nel contesto di un opera “solitaria” che si sviluppa per strutture simmetriche a due o massimo tre personaggi per volta, dando così l'idea di favola corale in un lavoro che è corale solo musicalmente grazie alla selva contrappuntistica dei leitmotiv.
In tanta fantasia registica, ben si amalgama la compagnia di canto scelta per questa produzione pur con qualche distinguo.

Trionfatore della serata è stato a mio avviso il Mime di Peter Bronder che ben si inserisce nel solco di quella tradizione superba creata da cantanti come Stolze, Zednik o Clarck risolvendo il personaggio con una maestria scenica e vocale notevoli per un ruolo che richiede duttilità vocale non indifferente e una presenza scenica continuamente giocata sull'ambiguità.

Da dimenticare in un silenzioso oblio la prova vocale di  Christian Voigt, probabilmente afflitto da un fastidioso raffreddore, ma non essendo stata annunciata la sua indisposizione, fatichiamo a credere possa portare a termine le recite successive. Se da un lato bisogna annotare la grande presenza scenica, la straordinaria recitazione e il carisma dell'attore, dal punto di vista vocale la sua interpretazione prestava il fianco a momenti di imbarazzante delusione; la mancanza di appoggio della voce, e una non corretta emissione nei passaggi di registro unito ad una fonazione fissa e spesso non intonata, hanno compromesso la sua interpretazione.

Notevole il Wanderer di Thomas Gazheli, dotato di una magnifica pasta vocale di vero basso acuto, nobile in scena e nel fraseggio, carismatico, è stato di volta in volta carezzevole, autoritario, scolpito e protervo. Ha disegnato un personaggio a tutto tondo, credibile e veramente regale, forte di una tecnica, di un timbro e di un colore che lo pongono senza dubbio tra i migliori in questo ruolo.

Altrettanto bravo Sergei Leiferkus come Alberich, cantato con ottima tecnica e varietà di inflessioni, nonché con una notevole profondità di consumato interprete. Si sarebbero desiderati forse un volume e un impatto vocale più autorevoli come il ruolo richiederebbe.

Un poco sottotono il Fafner di Michael Eder, molto bene e sicura nella sua breve parte di Erda Judit Kutasi come pure Deborah Leonetti nella parte del Stimme des Walvogels.
Nonostante una lieve indisposizione annunciata, Meagan Miller è stata una Brunnhilde rigogliosa e in ottime condizioni che ha avuto il pregio di saper cantare una parte dove quasi tutte urlano con fiati ed acuti lunghissimi.

Persa per strada la bacchetta algida ed inesperta di Pietari Inkinen che aveva diretto le precedenti giornate, l'Orchestra del Teatro Massimo trova la mano esperta di Stefan Anton Reck che ha saputo far vibrare e risplendere tutte le sezioni, mantenendo un equilibrio esemplare tra orchestra e palcoscenico pur scegliendo tempi molto comodi, regalandoci una prestazione piena anche di lirismo, timbri raffinati e una discreta precisione tecnica in tutte le sezioni strumentali ed in particolare per quanto riguarda gli ottoni.
Al termine delle cinque ore di spettacolo, applausi convinti per tutti con ovazioni per Bronder e Gazheli da parte di un pubblico attento e partecipe.

Pierluigi Guadagni

LA PRODUZIONE

Direttore                     Stefan Anton Reck
Regia                           Graham Vick
Scene e costumi          Richard Hudson
Azioni mimiche
         Ron Howell
Luci                            Giuseppe Di Iorio
Assistente alla regia  Lorenzo Nencini
Assistente a scene
e costumi                    Elena Cicorella

GLI INTERPRETI

Siegfried                    Christian Voigt
Mime                          Peter Bronder
Wanderer (Wotan)   Thomas Gazheli
Alberich                     Sergei Leiferkus
Fafner                        Michael Eder
Erda                           Judit Kutasi
Brünnhilde                Meagan Miller
Stimme
des 
Waldvogels              Deborah Leonetti

Orchestra del Teatro Massimo





Foto Rosellina Garbo/ Franco Lannino StudiocameraIMG