mercoledì 13 agosto 2014

R. WAGNER, LOHENGRIN - BAYREUTHER FESTSPIELE, 09 agosto 2014

“Nun sollen wir der Welt entronnen sein,
kein Lauscher darf des Herzens Grüssen nahn.
  
Come disse il compianto Patrice Chereau durante la lavorazione del suo mitico Ring del centenario nel 1976, il pubblico di Bayreuth è l'archetipo del pubblico più conservatore che vi sia: inizialmente respinge qualsiasi novità proposta, quindi la accetta per poi preservarla nella paura che possa accadere di peggio.
Così deve essere, altrimenti non saprei spiegarmi le ovazioni che hanno accolto per il quinto anno consecutivo la stravagante messinscena di questo Lohengrin da parte del  regista Hans Neuenfels dopo averla duramente contestata al suo apparire nel 2010. E sembra che ormai l'unico scopo della direzione artistica delle sorelle Wagner sia quello di dividere il loro pubblico in tre categorie distinte: quelli che credono di partecipare ad un quiz a premi, tentando di indovinare le recondite idee dei registi della Neue Generation tedesca ovviamente senza riuscirci, quelli che escono allibiti dalla sala imprecando e ingiuriando contro di loro e quelli che ascoltano ad occhi chiusi incuranti di ciò che accade sul palcoscenico. La maggioranza credo appartenga alla terza categoria.
 
Lo spettacolo, concepito assieme al drammaturgo Henry Arnold, è una delle cose più stravaganti viste in un teatro dal sottoscritto, un' accozzaglia di idee senza capo né coda proposte al pubblico senza il minimo pudore artistico. La vicenda viene ambientata in un laboratorio di esperimenti, un grande spazio bianco in stile Bauhaus concepito dallo scenografo Reinhard von der Thannen, dove appunto un'umanità di ratti, divisa comunque per classi sociali e capeggiata dal Re\ratto Heinrich viene sottoposta ai più disparati esperimenti da laboratorio, coadiuvati da tecnici in camice verde e da ratti socialmente eletti ad uccidere altri ratti più sfortunati.
Lohengrin in tutto questo non si capisce se sia lui stesso parte dell'esperimento o colui che salverà i ratti portandoli ad uno sviluppo sociale che li salverà finalmente. Non mi soffermo sul penoso sviluppo drammaturgico in corso d'opera ma vi basti sapere che nel finale lo scomparso principe ereditario del Brabante, non verrà più svelato dal cigno magnanimo ma uscirà da un uovo di cigno (!!) sotto le sembianze di un feto orrendo che distribuisce salsicce ai topi redenti, benedicendoli e salvandoli. Per dovere di cronaca i costumi dei ratti erano sempre di Rheinhard von der Thannen, le luci di Franck Evin e i video dei ratti a fumetti di Bjorn Verloh.

Il rovescio della medaglia di questo Lohengrin è però un'esecuzione musicale di altissimo livello.
Il più grande piacere di assistere ad una recita al Festspielehaus di Bayreuth è poter ascoltare la sua leggendaria orchestra e il superbo coro. La direzione di Andris Nelsons ha reso onore alla partitura wagneriana esaltandone le particolarità immateriali e celesti del primo atto, le profondità malvagie del secondo atto, e le transazioni lunari a livelli di raffinatezza strumentale del terzo atto. Gli strumentisti rispondono alle sollecitazioni di Nelsons con precisione altrove inascoltabile, aiutati dall'acustica impareggiabile del teatro che ne sa esaltare le voci dei singoli strumenti senza coprire le voci umane sul palcoscenico. La prestazione del coro, diretto dall' ormai leggendario Eberardh Friedrich, è stata come sempre impareggiabile per precisione vocale e magniloquenza del volume sonoro.

Nel ruolo di Lohengrin, Klaus Florian Vogt è ad oggi imbattibile. La sua voce cristallina, bianca, e tutta proiettata in avanti senza il minimo uso di artifizi vocali,  lo rende interprete di una raffinatezza incomparabile. La purezza assoluta nella dizione, il timbro adolescenziale ma mai neutro, la più pura capacità di fraseggiare da heldentenor senza quel fastidioso effetto trombone delle vocioni nibelungiche del passato, hanno fatto sì che ogni volta che il Nostro apriva bocca, vi si dimenticava dell'orrore visivo sul palcoscenico.
Per lui autentico delirio alle chiamate finali, con venti minuti di follia collettiva e standing ovation senza fine.

L'italiana Edith Haller ha dato corpo ad Elsa in maniera più che soddisfacente. Già dalla sua prima frase “mei armer Bruder” si è capito che la sua performance sarebbe stata tutta concentrata sulla ricerca di un colore ben definito. La sua è una voce molto aperta con una proiezione robusta e concreta al centro e nelle note basse, ma molto vicina nelle parti acute al grido. La sua Elsa è in sostanza una creatura fiduciosa e serena più che sconcertata e adirata.
Petra Lang è un'autentica fuoriclasse, la sua Ortrud è stata tanto avvincente quanto agghiacciante per capacità di aderenza al dettato musicale. La sua enorme voce ha il potere di rappresentare il male puro che è insito al personaggio di Ortrud rendendolo con un colore bronzeo dall'acuto squillante.
Suo degno compagno Thomas J.Mayer come Telramund ha voce vigorosa e particolarmente duttile, rende il suo personaggio con una caratura drammatica d'impatto notevole, sicuro negli acuti senza mettere il suo organo vocale sotto pressioni inutili e sforzate.
Wilhelm Schwinghammer è stato un Konig Heinrich un po' sottotono, tutto nervi e paura, forse plagiato dalla messinscena che lo voleva come un re debole e nevrotico, si è dimostrato carente nel sottolineare la gravità e la solennità che richiede il suo ruolo.
Samuel Youn, che ha cantato la sera precedente la parte di Holländer nel Fliegende Holländer, si è dimostrato ancora una volta cantante brillante e ispirato.
Convincenti Stefan Heibach, Wilelm van der Heyden, Rainer Zaun e Christian Tschelebiew come quattro nobili.
Successo trionfale per tutti gli interpreti con punte di autentico delirio per Vogt e Lang chiamati al proscenio per più di sei volte consecutive sommersi da urla di giubilo da parte di un pubblico che ha affollato la sala del Festispielehaus, nonostante i canonici 30 gradi interni, con una concentrazione e partecipazione impensabili in altri teatri.


Pierluigi Guadagni 

Direttore d’orchestra
Andris Nelsons
Regia
Hans Neuenfels
Scene
Reinhard von der Thannen
Costumi
Reinhard von der Thannen
Luci
Franck Evin
Video
Björn Verloh
Drammaturgia
Henry Arnold
Direttore del coro
Eberhard Friedrich

Heinrich der Vogler
Wilhelm Schwinghammer
Lohengrin
Klaus Florian Vogt
Elsa von Brabant
Edith Haller
Friedrich von Telramund
Thomas J. Mayer
Ortrud
Petra Lang
Der Heerrufer des Königs
Samuel Youn
1. Nobile
Stefan Heibach
2. Nobile
Willem Van der Heyden
3. Nobile
Rainer Zaun
4. Nobile
Christian Tschelebiew




Foto Bayreuther Festspiele