“Nun sollen wir der Welt entronnen sein,
kein Lauscher darf des Herzens Grüssen nahn. “
kein Lauscher darf des Herzens Grüssen nahn. “
Come disse il compianto Patrice
Chereau durante la lavorazione del suo mitico Ring del centenario nel 1976, il
pubblico di Bayreuth è l'archetipo del pubblico più conservatore che vi sia:
inizialmente respinge qualsiasi novità proposta, quindi la accetta per poi
preservarla nella paura che possa accadere di peggio.
Così deve essere, altrimenti non
saprei spiegarmi le ovazioni che hanno accolto per il quinto anno consecutivo
la stravagante messinscena di questo Lohengrin da parte del regista Hans Neuenfels dopo averla duramente
contestata al suo apparire nel 2010. E sembra che ormai l'unico scopo della
direzione artistica delle sorelle Wagner sia quello di dividere il loro
pubblico in tre categorie distinte: quelli che credono di partecipare ad un
quiz a premi, tentando di indovinare le recondite idee dei registi della Neue
Generation tedesca ovviamente senza riuscirci, quelli che escono allibiti dalla
sala imprecando e ingiuriando contro di loro e quelli che ascoltano ad occhi
chiusi incuranti di ciò che accade sul palcoscenico. La maggioranza credo
appartenga alla terza categoria.
Lo spettacolo, concepito assieme
al drammaturgo Henry Arnold, è una delle cose più stravaganti viste in un teatro
dal sottoscritto, un' accozzaglia di idee senza capo né coda proposte al pubblico senza il minimo pudore artistico. La vicenda viene ambientata in un
laboratorio di esperimenti, un grande spazio bianco in stile Bauhaus concepito
dallo scenografo Reinhard von der Thannen, dove appunto un'umanità di ratti,
divisa comunque per classi sociali e capeggiata dal Re\ratto Heinrich viene
sottoposta ai più disparati esperimenti da laboratorio, coadiuvati da tecnici
in camice verde e da ratti socialmente eletti ad uccidere altri ratti più
sfortunati.
Lohengrin in tutto questo non si
capisce se sia lui stesso parte dell'esperimento o colui che salverà i ratti
portandoli ad uno sviluppo sociale che li salverà finalmente. Non mi soffermo
sul penoso sviluppo drammaturgico in corso d'opera ma vi basti sapere che nel
finale lo scomparso principe ereditario del Brabante, non verrà più svelato dal
cigno magnanimo ma uscirà da un uovo di cigno (!!) sotto le sembianze di un
feto orrendo che distribuisce salsicce ai topi redenti, benedicendoli e
salvandoli. Per dovere di cronaca i costumi dei ratti erano sempre di Rheinhard
von der Thannen, le luci di Franck Evin e i video dei ratti a fumetti di Bjorn
Verloh.
Il rovescio della medaglia di
questo Lohengrin è però un'esecuzione musicale di altissimo livello.
Il più grande piacere di
assistere ad una recita al Festspielehaus di Bayreuth è poter ascoltare la sua
leggendaria orchestra e il superbo coro. La direzione di Andris Nelsons ha reso
onore alla partitura wagneriana esaltandone le particolarità immateriali e
celesti del primo atto, le profondità malvagie del secondo atto, e le
transazioni lunari a livelli di raffinatezza strumentale del terzo atto. Gli
strumentisti rispondono alle sollecitazioni di Nelsons con precisione altrove
inascoltabile, aiutati dall'acustica impareggiabile del teatro che ne sa
esaltare le voci dei singoli strumenti senza coprire le voci umane sul
palcoscenico. La prestazione del coro, diretto dall' ormai leggendario Eberardh
Friedrich, è stata come sempre impareggiabile per precisione vocale e
magniloquenza del volume sonoro.
Nel ruolo di Lohengrin, Klaus
Florian Vogt è ad oggi imbattibile. La sua voce cristallina, bianca, e tutta
proiettata in avanti senza il minimo uso di artifizi vocali, lo rende interprete di una raffinatezza
incomparabile. La purezza assoluta nella dizione, il timbro adolescenziale ma
mai neutro, la più pura capacità di fraseggiare da heldentenor senza quel
fastidioso effetto trombone delle vocioni nibelungiche del passato, hanno fatto
sì che ogni volta che il Nostro apriva bocca, vi si dimenticava dell'orrore
visivo sul palcoscenico.
Per lui autentico delirio alle
chiamate finali, con venti minuti di follia collettiva e standing ovation senza
fine.
L'italiana Edith Haller ha dato
corpo ad Elsa in maniera più che soddisfacente. Già dalla sua prima frase “mei
armer Bruder” si è capito che la sua performance sarebbe stata tutta
concentrata sulla ricerca di un colore ben definito. La sua è una voce molto
aperta con una proiezione robusta e concreta al centro e nelle note basse, ma
molto vicina nelle parti acute al grido. La sua Elsa è in sostanza una creatura
fiduciosa e serena più che sconcertata e adirata.
Petra Lang è un'autentica
fuoriclasse, la sua Ortrud è stata tanto avvincente quanto agghiacciante per
capacità di aderenza al dettato musicale. La sua enorme voce ha il potere di
rappresentare il male puro che è insito al personaggio di Ortrud rendendolo con
un colore bronzeo dall'acuto squillante.
Suo degno compagno Thomas J.Mayer
come Telramund ha voce vigorosa e particolarmente duttile, rende il suo
personaggio con una caratura drammatica d'impatto notevole, sicuro negli acuti
senza mettere il suo organo vocale sotto pressioni inutili e sforzate.
Wilhelm Schwinghammer è stato un
Konig Heinrich un po' sottotono, tutto nervi e paura, forse plagiato dalla
messinscena che lo voleva come un re debole e nevrotico, si è dimostrato
carente nel sottolineare la gravità e la solennità che richiede il suo ruolo.
Samuel Youn, che ha cantato la
sera precedente la parte di Holländer nel Fliegende Holländer, si è dimostrato ancora una volta cantante brillante e ispirato.
Convincenti Stefan Heibach, Wilelm
van der Heyden, Rainer Zaun e Christian Tschelebiew come quattro nobili.
Successo trionfale per tutti gli
interpreti con punte di autentico delirio per Vogt e Lang chiamati al proscenio
per più di sei volte consecutive sommersi da urla di giubilo da parte di un
pubblico che ha affollato la sala del Festispielehaus, nonostante i canonici 30
gradi interni, con una concentrazione e partecipazione impensabili in altri
teatri.
Pierluigi Guadagni
Direttore d’orchestra
|
Andris
Nelsons
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Regia
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Hans
Neuenfels
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Scene
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Reinhard
von der Thannen
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Costumi
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Reinhard
von der Thannen
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Luci
|
Franck Evin
|
|
Video
|
Björn
Verloh
|
|
Drammaturgia
|
Henry
Arnold
|
|
Direttore del coro
|
Eberhard
Friedrich
|
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|
||
Heinrich der Vogler
|
Wilhelm
Schwinghammer
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Lohengrin
|
Klaus
Florian Vogt
|
|
Elsa von Brabant
|
Edith
Haller
|
|
Friedrich von
Telramund
|
Thomas J.
Mayer
|
|
Ortrud
|
Petra Lang
|
|
Der Heerrufer des
Königs
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Samuel Youn
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1. Nobile
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Stefan
Heibach
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2. Nobile
|
Willem Van
der Heyden
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|
3. Nobile
|
Rainer Zaun
|
|
4. Nobile
|
Christian
Tschelebiew
|
Foto Bayreuther Festspiele