“ O ragazzo demente! Turandot non esiste!
Non esiste che il niente nel quale ti annulli! Turandot non esiste, non esiste!”
In questa nuova produzione del capolavoro Pucciniano del teatro lirico di Cagliari, tutto finisce bruscamente sul mi bemolle dell'ottavino che segna la morte di Liù nel terzo atto. Non c'è la musica di Alfano a completare il percorso di redenzione della principessa altera, possiamo solo immaginarlo se vogliamo o pensare che la metamorfosi non accadrà, lasciando Calaf come vincitore supremo poiché il suo nome non è stato svelato.
Muore Puccini, muore Liu, cala il sipario e nonostante questa sia una scelta opinabile, sinceramente ci auguriamo non diventi una nuova moda, giacchè la musica di Alfano per quanto non sia un capolavoro fa parte ormai della storia stessa musicale, compositiva e affettiva della partitura di Turandot.
Chiamato per la prima volta a cimentarsi con la scenografia di un'opera, lo scultore sardo Pinuccio Sciola immagina una Pechino come una immane, complessa scultura sonora di calcare bianco di pannelli variabili in altezza che si aprono come scatole cinesi per mostrare via via il trono di Altoum, sotto il quale stà rinchiusa Turandot, la residenza dei tre Dignitari di corte fino ai prismi di roccia del terzo atto, simboli di una città moderna, futuristica nel terzo atto.
Il lavoro scultoreo di Sciola, aiutato dalle luci di Simon Corder che ne esalta tagli, vuoti, ombre e dai costumi geometrici ed essenziali di Marco Nateri, si inserisce in un lavoro di regia di Pier Francesco Maestrini tutto sommato di impianto tradizionale che ne mortifica la cifra “moderna”e futurista.
In sostanza, bellissime e funzionali le sculture di Sciola ma senza senso in una regia di tradizione che mira a ricostruire nei movimenti e nei clichè compassati, una Cina oleografica da cartolina d'antan.
La compagnia di canto aveva come debuttante nel ruolo eponimo il soprano Maria Billeri che se non ha brillato per potenza sonora e capacità di tenuta nel registro più acuto della parte ( e meno male le è stato risparmiato l'impervio duettone di Alfano) ha saputo regalarci momenti di intenso lirismo soprattutto nella chiusa del secondo atto.
Calaf era il navigato Marcello Giordani, voce splendida, potentissima e generosa che non si è risparmiata un secondo nel regalare al pubblico vere emozioni. Il suo è un Calaf tutto teso all'esaltazione ormonica del giovane Principe Ignoto stregato dalla bellezza di Turandot, che si traduce in una linea di canto baldanzosa, sicura e possente ma dal morbidissimo fraseggio.
Splendida la prova di Maria Katzarava come Liù. Cantante dotatissima di voce luminosa e morbidissima nel fraseggio ha regalato mezzevoci e filati di rara memoria nel suo “Signore ascolta”del primo atto, fino all'esaltazione della morte per amore di “tu che di gel sei cinta” del terzo cantato con una tale concentrazione da lasciare senza fiato.
Molto buona anche la prova di Rafal Siwek nei panni di un Timur nobile e ieratico dalla voce rotonda e calda che speriamo vivamente di sentire presto in altri ruoli più impegnativi.
Le tre maschere Ping, Pang e Pong hanno avuto in Giovanni Guagliardo, Gregory Bonfatti e Massimiliano Chiarolla dei validissimi interpreti che hanno saputo dosare la giusta misura di ironia, cattiveria e lucidità dei loro ruoli senza eccedere in macchiettismi inutili.
Corrette le prove di Davide D'elia (Altoum), George Andguladze (un mandarino), Mauro Secci ( il Principe di Persia).
Giampaolo Bisanti a capo di una concentratissima Orchestra del Teatro lirico di Cagliari, dirige con mano sicura e precisissima la sua idea di una Turandot tutta tesa alla ricerca dell'esaltazione dei vigorosi e violenti colori orchestrali non dimenticando però l'abbandono nelle tinte delicate ed evanescenti di cui questa partitura è piena creando un perfetto contrasto tra le differenti atmosfere.
Partecipe e di elevato spessore la prova del coro diretto da Marco Faelli.
Successo vivissimo per tutti con autentiche ovazioni per Bisanti, Giordani e Katzarava da parte di un pubblico partecipe
Pierluigi Guadagni
LA
PRODUZIONE
Maestro concertatore
e direttore Giampaolo Bisanti
regia Pier Francesco Maestrini
scene Pinuccio Sciola
costumi Marco Nateri
luci Simon Corder
maestro del coro Marco Faelli
maestro del coro
scene Pinuccio Sciola
costumi Marco Nateri
luci Simon Corder
maestro del coro Marco Faelli
maestro del coro
di voci bianche Enrico Di Maira
GLI
INTERPRETI
Turandot Maria Billeri
Altoum Davide D'Elia
Timur Rafal Siwek
Il Principe ignoto (Calaf) Marcello Giordani
Liù Maria Katzarava
Ping Giovanni Guagliardo
Pong Massimiliano Chiarolla
Pang Gregory Bonfatti
Un Mandarino George Andguladze
Il Principe di Persia Mauro Secci
Prima ancella Graziella Ortu/Loredana Aramu
Seconda ancella Luana Spinola/Juliana Vivian Carone
Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari
Coro di voci bianche del Conservatorio Statale di Musica "Giovanni Pierluigi da Palestrina" di Cagliari
campionamenti audio e programmazione dell'ambiente esecutivo Marcellino Garau
nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari
Timur Rafal Siwek
Il Principe ignoto (Calaf) Marcello Giordani
Liù Maria Katzarava
Ping Giovanni Guagliardo
Pong Massimiliano Chiarolla
Pang Gregory Bonfatti
Un Mandarino George Andguladze
Il Principe di Persia Mauro Secci
Prima ancella Graziella Ortu/Loredana Aramu
Seconda ancella Luana Spinola/Juliana Vivian Carone
Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari
Coro di voci bianche del Conservatorio Statale di Musica "Giovanni Pierluigi da Palestrina" di Cagliari
campionamenti audio e programmazione dell'ambiente esecutivo Marcellino Garau
nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari
Foto Teatro Lirico di Cagliari