L’appuntamento del 2014 con il premio Memorial Tullio Besa vede il ritorno al Jazz
con un giovanissimo pianista che sta conquistando un folto pubblico sia nel
nostro paese che all’estero: Alessandro Lanzoni. Dopo Francesco
Cafiso premiato nel 2006 è la volta di questo giovane fiorentino, che ha al suo
attivo premi quali il Massimo Urbani ed il Martial Solal di Parigi, il Premio
Memorial Marino Peruzzi a Torre del Lago, ha partecipato al Festival
Internazionale di Eilat in Israele e vanta anche numerose collaborazioni con
artisti del settore quali Ares Tavolazzi, Walter Paoli, Lee Konitz, Kurt Rosenwinkel, Roberto Gatto e tanti altri. Non stupisce dunque che abbia catturato l’attenzione della
promotrice del premio, Gigliola Trentin Besa, e che ora faccia parte dell’albo
d’oro dei premiati.
Il concerto che ha sancito la sua vittoria ha visto Lanzoni offrire il
meglio del suo repertorio, che è costituito da improvvisazioni, standard
jazzistici ed anche da una sua composizione.
Come egli stesso ha spiegato Alessandro Lanzoni ama molto l’improvvisazione. Questo perché non
essendo legato ad una partitura in modo pedissequo, in questo modo ha la
possibilità di esprimere ciò che di suo percepisce in taluni pezzi piuttosto che
in altri, partendo da un elemento armonico dinamico da sviluppare, per poi arrivare
ad un concetto complessivo finale estemporaneo . Così i primi quattro
brani sono state improvvisazioni per
così dire ‘riscaldare’ la platea. Ecco che dal lirismo del primo brano, morbido
e quasi cullante nel silenzio della sera, si è passati ad un ritmo più
incalzante col secondo, privo di una melodia specifica o riconoscibile. Il toscano passa
con libera scioltezza da momenti di lirismo puro a veri e propri sbalzi di
umore, per così dire, rappresentati da salti di ottava, ritmi sostenuti, per
poi tornare a tempi più distesi e suoni addolciti. Quasi nostalgica
la terza improvvisazione, che comunque non rimane legata sempre allo stesso tipo di
atmosfera: i toni si fanno via via più accesi, l’intensità del suono cresce e
le note diventano un fiume in piena. Attimi di attesa sonora per l’ultimo pezzo
di questo tipo, con elementi melodici che si inseriscono man mano nell’incipit,
per così ottenere un suono brillante, leggero, quasi ballabile nella sua scanzonatezza.
Vi si riconoscono i ritmi tipici del
jazz: il bebop, il ragtime, e naturalmente tantissima fantasia.
Un omaggio ai grandi del jazz con l’esecuzione di brani tra cui ‘Work’ del
musicista Telonious Monk. Anche in questo caso è evidente la sua
personalizzazione nell’esecuzione, quanta partecipazione vi sia nel concepire il pezzo, cercando sempre qualcosa che vada aldilà di quanto scritto sul rigo
musicale. Così con Cole Porter e la personalissima reinterpretazione della celebre
Everything I love il pianista non si
smentisce: tanta passione, trasporto nell’esecuzione, con un tocco sulla
tastiera che sottolinea ed accompagna il diverso ‘sentire’ la musica a seconda
del momento. Colpisce la linearità del fraseggio che si traduce in un continuum armonico; impressiona per la sicurezza esecutiva , in sintesi la
sensazione che vi sia ‘un mondo’ esplicitato in quelle note.
L’esecuzione del pezzo Dark flavour,
composto dal musicista stesso e che di solito esegue in trio, in compagnia
dei musicisti Enrico Morello e Matteo Bortone, ha offerto anche un momento particolarmente
suggestivo e romantico.
In chiusura registriamo la splendida Rapsodia in blu di George Gershwin, con
tanta carica emotiva, dinamicità e fluidità esecutive e naturalmente un tocco
personale.
Tra i bis acclamati a gran voce spicca il brano ragtime del compositore Fats Waller.
La consegna del premio e i saluti conclusivi degli organizzatori e delle
autorità presenti hanno chiuso un’altra serata all’insegna dell’eccellenza per
questo riconoscimento che guadagna prestigio di anno in anno.
MTG