Nel
giorno del compleanno del Teatro La Fenice, inaugurata il lontano 16 maggio 1792,
con Tosca si chiude il cerchio del ‘Progetto Puccini’ partito lo scorso aprile con
le ormai collaudate produzioni di Bohème e Madama Butterfly, per celebrare il
novantesimo anniversario dalla morte del lucchese. È questo un allestimento
nuovo prodotto dalla Fondazione Fenice stessa, che vede impegnata la regista Serena Sinigaglia, nella cui visione il capolavoro pucciniano
va rappresentato basandosi principalmente sui significati simbolici ed
universali che da esso si ricavano, privilegiando l’aspetto immaginario su quello visivo e concreto.
Fondamentalmente l’allestimento
si basa sul concetto per cui l’arte è una sorta di bene supremo che, se non già
in questo mondo, in un futuro o nell’aldilà, è per sua natura destinata a
prevalere sul male che ormai offusca gli esseri umani e guida le loro azioni. La
regista milanese vede i due protagonisti come i simboli della bellezza insita
nelle arti che essi praticano rispettivamente: il canto per Floria e la pittura
per Mario. Il concetto dell’arte come portatrice di valori primeggianti su
tutto è spesso stato decantato da poeti e pittori nel corso dei secoli, ma qui
è visto nella sua veste di lotta contro il male, rappresentato dal perfido
Scarpia, simbolo anche delle sopraffazioni politiche e morali a tutti i livelli
sociali. Dunque anche il conseguente concetto di bello come simbolo di amore,
passione, ma anche libertà e valori politici.
Per tradurre tutto ciò la scenografa Maria Spazzi trova utile ridurre
all’estremo il senso di rottura e scontro tra le due forze in campo, che quindi
portano ad una vera e propria ‘frattura’ del palcoscenico, letteralmente
squarciato in più parti, ove pare di scorgere anche la terra che dal sottosuolo
cerca di invadere lo spazio circostante, adorno solo di pochissimi elementi
essenziali alla narrazione: il quadro del pittore Cavaradossi sul cavalletto, la
statua della Madonna ed un cancelletto per la cappella in Sant' Andrea della
Valle, una tavola di legno adorna, posta sulle rovine del palcoscenico per il
pranzo di Scarpia in Palazzo Farnese, alcune candele sparse sulla scena e poche
sedie, infine quasi il nulla per l’esecuzione del protagonista nell’atto
conclusivo, con gli squarci del suolo sempre più evidenti ed invadenti.
Sembra che su questa devastante desolazione l’unica
speranza sia nella vita ultraterrena, dove i due amanti e spiriti libertini
potranno reincontrarsi scevri da costrizioni politiche ed in armonia con la
loro arte.
Molto suggestivo è il gioco di luci curato da
Alessandro Verazzi, che completa e sottolinea gli stati
d’animo dei personaggi con riflessi, colori e ombre mai lasciate al caso. Di stampo
classico e ben curati i costumi di Federica
Ponissi.
Floria Tosca è Svetla Vassileva. Del soprano
colpisce soprattutto il temperamento. Il suo personaggio traduce in azioni concrete la visione concepita per
lei dalla regista: ribelle ad ogni vincolo, come una leonessa in gabbia, cerca
in tutti i modi di sfuggire alle trame ordite dal crudele barone, in nome della
libertà e dell’amore che prova per il suo pittore. La linea di canto è morbida
e soprattutto nell’acuto sfoggia le sue migliori qualità.
Sempre più
convincente nel corso della recita Stefano Secco come
Cavaradossi. Si cala nel suo personaggio con intensità crescente mostrando
anche delle ottime qualità vocali, grazie ad una voce squillante e piena di
energia.
Applauditissimo
Roberto
Frontali come Scarpia. In questo ruolo la sua voce diventa ancora più
austera, profonda e calda, riuscendo ad imprimere al suo personaggio una forza
ed un carattere davvero impressionanti. Il migliore in campo.
Enric
Martinez-Castignani è un esempio di simpatia e bravura grazie al
ruolo del sagrestano. Completano il cast lo Spoletta di Cristiano Olivieri,
l’Angelotti di Christian Saitta, il carceriere di Carlo Agostini e lo Sciarrone di Armando Gabba.
Partecipe
il coro diretto da Ulisse Trabacchin, con i Piccoli
Cantori Veneziani di Diana D’Alessio.
Alla
testa della sempre in forma orchestra della Fenice, il Maestro Daniele Callegari sceglie una lettura attenta e lineare, volta
a sottolineare gli eventi in scena con la giusta cornice, senza calcare troppo
nei momenti più concitati. Particolarmente intenso l’accompagnamento alla
celebre ‘Vissi d’arte’, ove la voce della Signora Vassileva pare incorniciata da un manto di note lievi
che si fondono col suo pianto.
Applausi
calorosi per tutti i protagonisti ed il Maestro Callegari, qualche
contestazione invece riservata alla regia.
MTG
LA
PRODUZIONE
Direttore Daniele
Callegari
Regia Serena Sinigaglia
Scene Maria
Spazzi
Costumi Federica Ponissi
Light designer Alessandro
Verazzi
GLI
INTERPRETI
Floria Tosca Svetla Vassileva
Mario Cavaradossi Stefano Secco
Il barone Scarpia Roberto Frontali
Cesare Angelotti Christian Saitta
Il sagrestano Enric Martinez-Castignani
Spoletta Cristiano Olivieri
Sciarrone Armando Gabba
Un carceriere Carlo Agostini
Pastorello Laura Franco
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Maestro del Coro Ulisse Trabacchin
Piccoli Cantori Veneziani
maestro del Coro Diana D’Alessio
con sopratitoli in italiano e in inglese
nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
Mario Cavaradossi Stefano Secco
Il barone Scarpia Roberto Frontali
Cesare Angelotti Christian Saitta
Il sagrestano Enric Martinez-Castignani
Spoletta Cristiano Olivieri
Sciarrone Armando Gabba
Un carceriere Carlo Agostini
Pastorello Laura Franco
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Maestro del Coro Ulisse Trabacchin
Piccoli Cantori Veneziani
maestro del Coro Diana D’Alessio
con sopratitoli in italiano e in inglese
nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
FOTO MICHELE CROSERA