sabato 17 maggio 2014

TOSCA, GIACOMO PUCCINI - GRAN TEATRO LA FENICE DI VENEZIA, venerdì 16 maggio 2014

Nel giorno del compleanno del Teatro La Fenice, inaugurata il lontano 16 maggio 1792, con Tosca si chiude il cerchio del ‘Progetto Puccini’ partito lo scorso aprile con le ormai collaudate produzioni di Bohème e Madama Butterfly, per celebrare il novantesimo anniversario dalla morte del lucchese. È questo un allestimento nuovo prodotto dalla Fondazione Fenice stessa, che vede impegnata la regista Serena Sinigaglia, nella cui visione il capolavoro pucciniano va rappresentato basandosi principalmente sui significati simbolici ed universali che da esso si ricavano, privilegiando l’aspetto immaginario  su quello visivo e concreto. 

Fondamentalmente l’allestimento si basa sul concetto per cui l’arte è una sorta di bene supremo che, se non già in questo mondo, in un futuro o nell’aldilà, è per sua natura destinata a prevalere sul male che ormai offusca gli esseri umani e guida le loro azioni. La regista milanese vede i due protagonisti come i simboli della bellezza insita nelle arti che essi praticano rispettivamente: il canto per Floria e la pittura per Mario. Il concetto dell’arte come portatrice di valori primeggianti su tutto è spesso stato decantato da poeti e pittori nel corso dei secoli, ma qui è visto nella sua veste di lotta contro il male, rappresentato dal perfido Scarpia, simbolo anche delle sopraffazioni politiche e morali a tutti i livelli sociali. Dunque anche il conseguente concetto di bello come simbolo di amore, passione, ma anche libertà e valori politici. 

Per tradurre tutto ciò la scenografa Maria Spazzi trova utile ridurre all’estremo il senso di rottura e scontro tra le due forze in campo, che quindi portano ad una vera e propria ‘frattura’ del palcoscenico, letteralmente squarciato in più parti, ove pare di scorgere anche la terra che dal sottosuolo cerca di invadere lo spazio circostante, adorno solo di pochissimi elementi essenziali alla narrazione: il quadro del pittore Cavaradossi sul cavalletto, la statua della Madonna ed un cancelletto per la cappella in Sant' Andrea della Valle, una tavola di legno adorna, posta sulle rovine del palcoscenico per il pranzo di Scarpia in Palazzo Farnese, alcune candele sparse sulla scena e poche sedie, infine quasi il nulla per l’esecuzione del protagonista nell’atto conclusivo, con gli squarci del suolo sempre più evidenti ed invadenti.
Sembra che su questa devastante desolazione l’unica speranza sia nella vita ultraterrena, dove i due amanti e spiriti libertini potranno reincontrarsi scevri da costrizioni politiche ed in armonia con la loro arte.
Molto suggestivo è il gioco di luci curato da Alessandro Verazzi, che completa e sottolinea gli stati d’animo dei personaggi con riflessi, colori e ombre mai lasciate al caso. Di stampo classico e ben curati i costumi di Federica Ponissi.

Floria Tosca è Svetla Vassileva. Del soprano colpisce soprattutto il temperamento. Il suo personaggio traduce  in azioni concrete la visione concepita per lei dalla regista: ribelle ad ogni vincolo, come una leonessa in gabbia, cerca in tutti i modi di sfuggire alle trame ordite dal crudele barone, in nome della libertà e dell’amore che prova per il suo pittore. La linea di canto è morbida e soprattutto nell’acuto sfoggia le sue migliori qualità.
Sempre più convincente nel corso della recita Stefano Secco come Cavaradossi. Si cala nel suo personaggio con intensità crescente mostrando anche delle ottime qualità vocali, grazie ad una voce squillante e piena di energia.
Applauditissimo Roberto Frontali come Scarpia. In questo ruolo la sua voce diventa ancora più austera, profonda e calda, riuscendo ad imprimere al suo personaggio una forza ed un carattere davvero impressionanti. Il migliore in campo.
Enric Martinez-Castignani è un esempio di simpatia e bravura grazie al ruolo del sagrestano. Completano il cast lo Spoletta di Cristiano Olivieri, l’Angelotti di Christian Saitta, il carceriere di Carlo Agostini e lo Sciarrone di Armando Gabba.
Partecipe il coro diretto da Ulisse Trabacchin, con i Piccoli Cantori Veneziani di Diana D’Alessio.

Alla testa della sempre in forma orchestra della Fenice, il Maestro Daniele Callegari sceglie una lettura attenta e lineare, volta a sottolineare gli eventi in scena con la giusta cornice, senza calcare troppo nei momenti più concitati. Particolarmente intenso l’accompagnamento alla celebre ‘Vissi d’arte’, ove la voce della Signora Vassileva  pare incorniciata da un manto di note lievi che si fondono col suo pianto.
Applausi calorosi per tutti i protagonisti ed il Maestro Callegari, qualche contestazione invece riservata alla regia.
MTG

LA PRODUZIONE

Direttore                      Daniele Callegari
Regia                           Serena Sinigaglia
Scene                           Maria Spazzi
Costumi                       Federica Ponissi
Light designer             Alessandro Verazzi


GLI INTERPRETI

Floria Tosca               Svetla Vassileva 
Mario Cavaradossi  
Stefano Secco
Il barone Scarpia       Roberto Frontali
Cesare Angelotti       Christian Saitta

Il sagrestano              Enric Martinez-Castignani
Spoletta                      Cristiano Olivieri
Sciarrone                   Armando Gabba
Un carceriere             Carlo Agostini

Pastorello                   Laura Franco

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Maestro del Coro Ulisse Trabacchin

Piccoli Cantori Veneziani
maestro del Coro Diana D’Alessio

con sopratitoli in italiano e in inglese
nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice







FOTO MICHELE CROSERA