Secondo
appuntamento per il Progetto Puccini al Teatro La Fenice di Venezia, con la
riproposta dell’allestimento di Madama Butterfly ideato l’anno scorso per la 55°
Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, che vede la
realizzazione delle scene e dei costumi da parte dell’artista giapponese Mariko
Mori e la regia di Àlex Rigola.
Assistere
ad una recita di Butterfly significa fare un viaggio nel proprio animo, nelle
proprie emozioni, nel proprio vissuto, che viene inevitabilmente tratto fuori
con prepotenza ogni volta che siamo posti di fronte a tanta ingenua ed inutile
speranza: chiunque abbia un minimo di sensibilità e buon cuore non riesce a
restare indifferente di fronte a questo capolavoro di Puccini, la cui musica
straziante accompagna e sottolinea il più grande timore per qualcosa che l’uomo possa
provare: l’abbandono.
In
un’atmosfera diremmo ovattata e profusa di delicatezza, la tragedia della
ingenua giapponese poco più che bimba è posta a simbolo delle tante ingiustizie
che le donne, ma in senso più esteso i deboli in generale, in tante parti del
mondo spesso sono costretti a subire da parte di chi evidentemente si trova in
una posizione di vantaggio sociale o culturale. Ma in questo allestimento si
guarda addirittura avanti, ad un tempo proiettato più al futuro che al presente
o passato, come a presagire che purtroppo certe situazioni continueranno a
ripetersi ancora in avvenire, ma con una speranza nel fatto che la vita si
possa rigenerare, a dispetto di ciò che può averla spezzata in precedenza. Come
abbiamo avuto modo di notare anche l’anno scorso, in questa produzione aleggia soprattutto
una sensazione di soavità: l’immagine di Cio-Cio-San stessa è quasi spirituale: il suo apparire in vesti
leggiadre e candide, quasi svolazzante col suo incedere lento e sinuoso, ed il
mantello alato dalle sfumature rosee in luogo del classico obi; tutta la vicenda risulta quasi rallentata, a voler
sottolineare ogni momento della narrazione, così da far esaltare le doti
recitative degli interpreti, qui chiamati ancor di più dal regista a tirar
fuori l’aspetto emozionale che soltanto la voce ed il linguaggio del corpo
insieme sanno regalare. Il simbolo dell’infinito che centralizza la scenografia
vuole indicare la ciclicità degli accadimenti e la vita che in ogni caso si
rigenera, con lo spirito che sopravvive agli eventi sia pur tragici. Anche le
proiezioni video sottolineano questi aspetti: immagini di corpi celesti che si
scontrano e si rigenerano, la meravigliosa ‘pioggia’ di farfalle che si invola
dal corpo di Butterfly al termine, come se rappresentassero il suo spirito. Tutto
è davvero molto suggestivo e per nulla banale. Il resto è luce e tanto bianco sullo
sfondo, con pochissimi elementi in scena, e soprattutto colori chiari e
sfumature tenui, accentuate dagli effetti ideati di Albert Faura. Dunque anche
tanta speranza, positività, nonostante tutto, forse in un altro tempo ed in un
altro luogo.
Il
regista ha avuto a disposizione un cast che ha prima interiorizzato e poi
esposto nel migliore dei modi le sue intenzioni: con alcune novità rispetto all’anno
scorso, si conferma l’ottima commistione di intenti tra voce, recitazione e
musica, quest’ultima quanto mai ispirata e sentita da parte dell’orchestra,
cosa che un’opera del genere chiede a gran voce e che anche il pubblico ha ben percepito.
Nel
ruolo del titolo Amarilli Nizza conferma di essere una Butterfly
straordinaria. Con il personaggio così
saldamente nelle sue corde, ogni volta il coinvolgimento è sempre più reale per
l’approfondimento che il soprano dedica ad esso. Reali sono i sospiri di gioia
o stupore, reali le lacrime di rimpianto e delusione. La voce stessa, grazie
alla tecnica sicura ed al timbro multi sfaccettato, si fa ‘bambina’ e delicata o
matura e possente, a seconda dei momenti della narrazione. L’interprete è in
grado di coinvolgere talmente il pubblico da suscitare grande commozione ogni
volta che entra in scena.
Di
rilievo anche l’interpretazione di Fabio Sartori come
crudele Pinkerton. Forte di una voce possente, brillante e dalla pasta morbida
e melodiosa, si dona con grande generosità e professionalità sul palcoscenico. Il
suo personaggio è esposto con molta forza e carattere, davvero un eccentrico
conquistatore sicuro di sé e delle sue azioni, che vacilla solo alla fine di
fronte al precipitare degli eventi. A nostro avviso il tenore conferma di
essere uno dei migliori in circolazione oggi nel nostro paese.
Ottima conferma
la Suzuki di gran classe di Manuela Custer. Già apprezzata
in precedenza per quanto intensa sia la sua interpretazione di questo ruolo, sottolinea
ancora una volta di possedere una voce prorompente e dalla forte personalità.
Il
console degli Stati Uniti è Elia Fabbian. Il baritono si fa
apprezzare soprattutto per l’impegno e la compartecipazione agli eventi posti
in essere con una voce dal bel colore baritonale.
Segnaliamo
il sanguigno Goro di Massimilano Chiarolla, un
temperamentoso zio Bonzo di Cristian
Saitta, un corretto Principe Yamadori di William
Corrò, e la famiglia di Cio-Cio-San, interpretata da Misuzu Ozawa, sua madre, Eleonora Marzaro, la zia, e la cugina, ossia Sabrina Mazzamuto. Completano il cast Yakusidé, Roberto Menegazzo,
il commissario imperiale, Carlo
Agostini, l’ufficiale del registro, Salvatore De Benedetto, e la signora Pinkerton, Julie
Mellor.
Sempre
molto apprezzati i balletti che con discrezione ed eleganza accompagnano la
narrazione, eseguiti dalle deliziose Inma
Asensio, Elia Lopez Gonzalez e Sau-Ching Wong.
L’orchestra
della Fenice trova col Maestro Giampaolo Bisanti nuova linfa
e sfumature di colori, profondità nei suoni ed accenti atti a sottolineare ed
esaltare ancora una volta le voci. Fa piacere trovare un direttore d’orchestra
che dedichi tanta attenzione al palco ed ai cantanti, che sottolinei i punti di
forza degli interpreti ed accompagni gli eventi con puntualità e chiaro
coinvolgimento, con evidente giovamento per l’intera rappresentazione. I
numerosi applausi ricevuti al termine sottolineano quanto la sua lettura abbia
convinto anche al pubblico.
Emozionati
e commossi, i presenti hanno tributato lunghi applausi a tutti i protagonisti, con
punte di ovazioni per il soprano Nizza, il tenore Sartori ed il Maestro
Bisanti.
Un
bel successo confermato per questa produzione ‘made in Venice’.
MTG
LA PRODUZIONE
Maestro Giampaolo
Bisanti
concertatore e
direttore
Regia Àlex Rigola
Scene e costumi Mariko Mori
Light designer Albert Faura
Regia Àlex Rigola
Scene e costumi Mariko Mori
Light designer Albert Faura
Maestro
del coro Claudio Marino Moretti
GLI
INTERPRETI
Cio-Cio-San Amarilli Nizza
Suzuki Manuela Custer
F.B. Pinkerton Fabio Sartori
Kate Pinkerton Julie Mellor
Sharpless Elia Fabbian
Goro Massimilano Chiarolla
Principe Yamadori William Corrò
Lo zio Bonzo Cristian Saitta
Yakusidé Roberto Menegazzo
Il commissario Carlo Agostini
Cio-Cio-San Amarilli Nizza
Suzuki Manuela Custer
F.B. Pinkerton Fabio Sartori
Kate Pinkerton Julie Mellor
Sharpless Elia Fabbian
Goro Massimilano Chiarolla
Principe Yamadori William Corrò
Lo zio Bonzo Cristian Saitta
Yakusidé Roberto Menegazzo
Il commissario Carlo Agostini
imperiale
L’ufficiale Salvatore De Benedetto
del registro
La madre Misuzu Ozawa
di Cio-Cio-San
La madre Misuzu Ozawa
di Cio-Cio-San
La zia Eleonora Marzaro
La cugina Sabrina Mazzamuto
La cugina Sabrina Mazzamuto
Danzatrici Inma Asensio, Elia Lopez Gonzalez e
Sau-Ching Wong.
Orchestra
e Coro del Teatro La Fenice
maestro del Coro Claudio Marino Moretti
sopratitoli in italiano e in inglese
allestimento del Teatro La Fenice
maestro del Coro Claudio Marino Moretti
sopratitoli in italiano e in inglese
allestimento del Teatro La Fenice
FOTO MICHELE CROSERA