Il giovanissimo Artista che
vi presento oggi è un lanciatissimo tenore napoletano, ricco di talento e
personalità. A soli ventidue anni, Vincenzo Costanzo ha già al suo attivo importanti traguardi
raggiunti, come l’aver lavorato con il grande regista Franco Zeffirelli e col
Maestro Daniel Oren, l’ aver cantato nel Macbeth al Carlo Felice di Genova diretto da
Andrea Battistoni ed in Luisa Miller a Busseto col
Maestro Donato Renzetti, l’aver interpretato il ruolo di Alfredo nella Traviata
alla Guangzhou Opera
House in Cina, e recentemente ha
debuttato anche il ruolo di Pinkerton al Maggio
Musicale Fiorentino sotto la direzione dal Maestro Juraj Valcuha. Lo incontriamo mentre
è impegnato in questo ruolo per il Teatro
La Fenice di Venezia, ove ci parla un po’ di sé e ci spiega con entusiasmo,
grinta e soprattutto grande passione, cosa prova un ragazzo così giovane a far
parte già di un mondo così magico ma anche faticoso e quali sono le sue
aspettative per il futuro.
Descrivi la tua voce a chi
non la conosce e cosa secondo te la distingue da quella degli altri suoi
colleghi.
Dunque, descrivere la propria
voce è sempre un compito piuttosto ingrato, quindi devo necessariamente rifarmi
alle parole di chi mi ascolta, ossia il mio maestro di canto, le persone che
vengono a sentirmi in teatro, la mia famiglia. Dicono che la mia voce sia tipicamente
italiana, cioè con quel particolare ‘squillo’ che caratterizza le voci del
nostro paese, in grado di ‘recitar cantando’, come si dice in gergo; ma
soprattutto la descrivono come una voce distinguibile da quella di altri
interpreti, il che mi rende particolarmente orgoglioso.
Come descriveresti gli inizi
della tua carriera e cosa ti ha portato a intraprenderla?
Ho cominciato da piccolo, a
sei anni, ad esibirmi per amici e parenti, salivo su di una sedia e cantavo per
loro, e posso dire che da allora non mi sono più fermato! Nella mia famiglia
sono l’unico che ama la musica lirica, eppure ho sempre sentito in me questa
passione per il canto. La primissima esperienza è stata nel coro di voci
bianche del San Carlo di Napoli, il che mi ha regalato ricordi molto teneri che
porto nel cuore da allora. Dal punto di vista professionale, la prima volta che
ho partecipato ad una produzione operistica è stata nel meraviglioso Macbeth al
Carlo Felice di Genova diretto da Andrea Battistoni, con Maria Guleghina, George
Gagnidze e Roberto Scandiuzzi. Sono stato così felice che mi sono reso conto di
dover perseguire quel sogno. Infatti, anche se sono giovane, le preoccupazioni
non mancano, i momenti di tristezza o negatività, ma dal momento in cui sono
salito sul palco ho sentito come una gioia profonda, una energia incredibile,
tale da lasciar fuori tutto ciò che mi circonda di solito, regalandomi qualcosa
di indescrivibile che volevo e dovevo provare ancora.
(teatro del Maggio Musicale Fiorentino- foto Marco Borrelli)
I ricordi più cari e i
momenti che ti danno maggiore soddisfazione?
Beh certamente quelli con il
mio maestro, che ha segnato la mia vita. Questo perché il novanta per cento
della voce è frutto degli insegnamenti e dei consigli di chi ti segue. Io sono
certamente grato alla natura per quello che mi ha dato, ma il maestro che mi
segue è meraviglioso e a lui devo le scelte artistiche, la mia formazione
vocale ancora in corso e tutto ciò che avverrà nel futuro.
Cosa avresti fatto se non
avessi scelto questa carriera?
Beh certamente l’ingegnere!
Mi sono laureato in ingegneria informatica con 110 e lode e avevo già avuto
delle offerte di lavoro nel settore industriale. Certo se avessi accettato
avrei ora una vita più tranquilla, forse con già una moglie e dei figli. Ma poi
ho iniziato questa bella avventura e spero che continui ancora a lungo, vivendo
e godendo giorno per giorno di ciò che mi si presenta!
Quanto conta l’immagine oggi
nel mondo del Teatro d’Opera?
Gli allestimenti d’opera
attualmente sono diventati quasi come delle produzioni cinematografiche, per
cui chi ti ascolta o guarda vuole vivere un momento magico in cui figurano l’uomo
o la donna dei suoi sogni e vuole perdersi in essi, proprio come accade quando
si guarda un film. Perciò credo che oggigiorno l’immagine conti veramente
tantissimo, oltre ovviamente alle intoccabili qualità vocali, che sono il
giusto fondamento per quanto di meglio si possa offrire a chi ti viene a vedere.
Come studi una partitura
nuova?
Allora: prima di concepire
un nuovo ruolo lo studio dal punto di vista interpretativo per vedere se
combacia con la visione che mi sono creato in mente. Poi col mio pianista di
fiducia passo alla parte musicale senza cantarlo ancora, perché poi lo ristudio
tecnicamente col mio maestro. Infine unisco le varie parti ed il risultato
complessivo è quello definitivo. Ogni nuova partitura è una sfida per me e la
più grande soddisfazione e riuscire ad entrare nel personaggio con voce ed
anima. Attualmente ho completato lo studio di Lucia di Lammermoor e Bohème.
Prediligi i ruoli
drammatici oppure quelli per così dire più
‘leggeri’?
Per il mio carattere amo
molto i ruoli veristi, amo opere come Cavalleria Rusticana, Andrea Chenier,
ecc. Ma un ruolo che sento particolarmente nel mio animo è quello di Rodolfo,
soprattutto nel terzo atto, della Luisa Miller. È un atto talmente struggente
che sento incredibilmente dentro di me e lo interpreto come se il personaggio
fossi io. Mi associo a quanto la grande Magda Olivero sottolineava, ossia
quanto sia importante essere tutt’uno col personaggio che si deve cantare.
Come si concilia un mestiere
“frenetico” come il tuo con la vita familiare/privata?
Se devo essere sincero è
talmente grande la gioia che mi da’ questo mestiere che non lo vedo come una
‘fatica’, e riesco tranquillamente a conciliarlo con il rapporto con i miei
nonni, con cui ho un legame speciale, mio fratello e le persone che mi vogliono
bene.
Il rapporto con le Regie
d’Opera tradizionali e quelle moderne?
Amo molto le regie
tradizionali, ma se una regia moderna è realizzata con intelligenza, con un
filo logico, con intenzioni giuste che seguono gli eventi narrati e non si
perdono dietro interpretazioni strampalate, allora le accetto volentieri e mi
piace anche molto lavorare con i registi che propongono nuove idee, quasi come
una sfida per cui mettermi in gioco.
Il rapporto con i direttori
d’orchestra?
Beh è come un matrimonio:
deve essere tutto perfetto, almeno all’apparenza. Un direttore d’orchestra può
decidere se una recita può essere un successo o meno per te. Se la sua
direzione è troppo lenta ti ammazza, se è troppo veloce ti affoga, deve essere
un tutt’uno col tuo sentire e cantare. Per questo è molto importante fare
diverse prove, per costruire questo rapporto passo passo. Fortunatamente ho
lavorato finora con maestri eccellenti: Daniel Oren a cui devo moltissimo,
Daniele Gatti che mi ha insegnato tanto, Donato Renzetti, che realmente
‘respira’ con i cantanti, e con Giampaolo Bisanti, un direttore ‘all’antica’,
che mi ha veramente stupito per come è attento a noi cantanti ed è un piacere
lavorare con lui: uno dei grandi di oggi.
(Busseto)
Hai mai sofferto di invidia
o sei mai stato oggetto di invidie altrui?
I
miei nonni mi hanno insegnato a non provare invidia per nessuno, ma a gioire
dei successi altrui e ad imparare dai miei errori. Forse mi è capitato di
nutrire invidia per situazioni che toccano la sfera personale e famigliare, non
quella professionale. Subire invidia sì purtroppo, ma fa parte del gioco che è
bello quando è duro, quindi bene così!
Città del mondo preferita?
Dove preferisci stare quando devi rilassarti dopo tanto lavoro?
Napoli, senza dubbio!!
Quando sono stufo di tutto mi siedo sul lungomare di Mergellina, mi metto lì a
contemplare il panorama e non ho bisogno di altro: la mia mente si libera e la
mia anima si sente leggera. Certo amo anche città straordinarie come Ney York,
ove ho trascorso momenti elettrizzanti, ma non ci trovo la magia che possiede
la mia città.
Dove si mangia meglio e/o
peggio?
Si mangia molto bene in
Emilia Romagna, sono stato due mesi a Busseto per lavoro e sono ingrassato
tantissimo per quante squisitezze ho potuto assaggiare in quel periodo, adoro
la cucina emiliana! Non ho avuto invece fortuna in Francia, sicuramente la sua
cucina è sopraffina, ma non sono capitato nei posti giusti per poterla
apprezzare. Però il mio cibo preferito è la pizza, non posso esimermi: andate
da ‘Zio Michele’ a Napoli, per me fa la pizza più buona del mondo!!!
Superstizioso?
Tantissimo! Prima di andare
in scena spargo sale negli angoli del palcoscenico, indosso biancheria intima
rossa sotto l’abito di scena, e soprattutto mi ‘fingo’ muto per tutto il giorno
prima della recita!! Sì davvero, comunico con i bigliettini e non emetto un
suono manco a pagarmi!
Hai tempo di dedicarti a degli hobby, come il cinema, la
lettura o qualcos’altro di particolare che ti appassiona in modo specifico?
Adoro
andare al cinema, mi piace qualunque genere di film, l’ultimo che ho visto è il
nuovo Gozilla.
Ami più il giorno o la
notte?
La
notte è fatta per studiare, pensare, non c’è il rumore del giorno e tutto è più
sereno.
I tuoi colleghi preferiti
del passato?
Il mio idolo è Mario del
Monaco, ma amo molto anche Mario Filippeschi, Franco Corelli, Ettore
Bastianini, tutti mostri sacri, come voci femminili invece Diana Dimitrova,
Renata Tebaldi, Anita Cerquetti, per citarne solo alcune.
Come vivi il rapporto con il
pubblico?
Il pubblico è il nostro
giudice definitivo ed il cantante già sa
come risponderà alla fine, in quanto sa perfettamente quello che ha dato in
scena e sente chiaramente se c’è emozione dall’altra parte del palcoscenico. Io
cerco di dare tutto me stesso quando sono in scena, di vivere ciò che vive il
personaggio e spero di trasmetterlo anche a chi ascolta.
Come vedi questo momento di
crisi che attraversa il settore della musica lirica?
La crisi è generale, penso
anche alle tante aziende che purtroppo continuano a chiudere. Però credo
fermamente che periodi come questi servano a far prevalere chi ha veramente qualità
e voglia di lavorare. Chi ha davvero desiderio di riuscire si da’ da fare e in
qualche modo riesce a trovare una sua strada, magari non quella che si
aspettava, ma comunque presto o tardi trova una sua realizzazione, con tenacia
e tanta buona volontà. Sono cose che mi ha trasmesso mio nonno: grande
lavoratore, colonna della mia vita, che mi sostiene e mi ha sempre spronato a
lavorare e a non cullarmi sugli allori, sin da giovanissimo.
(teatro del Maggio Musicale Fiorentino - foto Marco Borrelli)
Cosa speri di raggiungere nella tua vita?
Mi auguro di avere una
moglie che mi appoggi e mi accompagni in questo mondo così difficile e spero
anche di avere tanti figli per dar loro tutto l’amore ed il sostegno che un
padre ha il dovere di offrire ad essi. Dal punto di vista professionale ho
tanto da imparare, sono felice di quello che ho adesso e spero che arrivi tanto
altro ancora.
Episodi buffi nel backstage o in scena che ti piacerebbe
condividere.
Beh, con i miei colleghi mi
diverto molto anche fuori dal teatro, ma ricordo un episodio a Piacenza, nella
Luisa Miller, la povera collega Samantha Sapienza ha impigliato per sbaglio la
sua parrucca con il mio costume ed ho dovuto strapparle i capelli (finti per
fortuna) per divincolarmi da lei: quanto ci abbiamo riso dopo!
Madama Butterfly
al San Carlo di Napoli a partire
dal 13 luglio, poi Luisa Miller sempre
al San Carlo e Traviata alla Deutsche Oper di Berlino, cosa che mi
rende molto fiero, oltre a tante altre cose in previsione che non dico per
scaramanzia e che spero si realizzino al più presto.
Ovviamente in questi
giorni Madama Butterfly alla Fenice di
Venezia, un teatro dove si lavora benissimo, con un’acustica stupenda, un
personale di eccellenza che investe sul futuro. Devo ringraziare il Maestro
Fortunato Ortombina e Pierangelo Conte per quanto investono nel nostro settore.
Per non parlare dei colleghi di questa produzione: il Maestro Bisanti, colonna
portante di questa Butterfly, la meravigliosa Amarilli Nizza, artista
eccellente che mi ha insegnato davvero tantissimo con la sua esperienza in
quest’opera, la bravissima Manuela Custer, lo straordinario Luca Grassi, tutti
fantastici. Sono davvero orgoglioso di lavorare in questo Teatro!
E noi siamo orgogliosi che
il nostro paese possa vantare giovani talentuosi, intelligenti e pieni di
voglia di lavorare e di farsi valere come questo ragazzo straordinario, dalla
carriera promettente che si sta facendo amare e si farà amare dai teatri di
tutto il mondo per la sua voce, la sua professionalità ed entusiasmo, motore
portante di tutte le grandi passioni. Un sentito grazie a Vincenzo Costanzo e tanti
in bocca al lupo per il suo futuro stellare!
MTG