Conclusione
della stagione sinfonica al Filarmonico di Verona con un programma dedicato al
novecento, grazie a tre compositori vissuti tutti nel corso secolo scorso. Un concerto
che ha visto impegnata l’orchestra dell’Arena di Verona apparsa molto coinvolta
e davvero in ottimo feeling col condottiero della serata: Daniele Rustioni.
Apertura
con il Concerto violino e orchestra n. 1 op. 77 in la minore di
Dmitrij Sostakovic. Nel pezzo datato 1948 si ravvisa una certa
inquietudine artistica dell’autore, già evidente nel primo movimento che lascia
l’ascoltatore quasi sempre in sospeso, come se il suo sviluppo tardasse ad esprimersi,
in attesa di risposte che non arrivano. Il violino protagonista da subito
accompagna e sottolinea il senso nostalgico di questa apertura. Si cambia
completamente ambientazione con lo Scherzo, in cui sembra essere abbandonata ogni incertezza per
lasciare il posto a maggiore leggerezza e persino alla danza. Con la
Passacaglia e la Cadenza del violino vi è il ritorno alla riflessione ed alla
melanconia: le note altissime emesse dalle corde quasi stridono e richiamano alla
mente lampi di sensazioni vissute, come a non volerle cancellare, a fissarle dunque
nella memoria. Infine torniamo a ritmi decisamente
più vivaci grazie alla Burlesca, che vede il violino impegnato senza tregua come
in una corsa sulle montagne russe, ove la velocità si moltiplica quasi
indisciplinatamente verso il cosiddetto finale con botto, con conseguente
esplosione di applausi al termine.
Applauditissima
Francesca
Dego che, apparsa davvero in stato di grazia e concentratissima nell’esecuzione
perfetta dei ritmi serrati di questo concerto, è stata chiamata diverse volte
sul palco registrando un vero trionfo.
Seconda
parte del concerto con Ottorino
Respighi e le sue Fontane di Roma, scritto in epoca fascista come trittico in omaggio
alla città eterna, assieme a I pini di Roma e Feste romane. Un delicato affresco di ciò che rappresenta Roma in
una giornata ideale con le sue bellezze in armonia con il paesaggio, in questo
caso le fontane di Valle Giulia, di Tritone, di Trevi e di Villa dei Medici, raffigurate
dall’alba al tramonto nella loro maestosa bellezza. Questo poema sinfonico
delicato è intriso di sensazioni campestri, di evocazioni paesaggistiche, in
cui dolcemente sembra di assistere allo scorrere dell’acqua che da quasi
sonnecchiante all’improvviso zampilla con energia vitale nel pieno della
giornata, per poi spegnersi nuovamente col calar del sole. Non mancano richiami
a figure marine fantastiche: tritoni, naiadi, cavalli marini, ecc. Un passaggio
‘dolce’ verso la parte finale del programma.
Con l’inimitabile ‘fuoco’ di Stravinsky l’orchestra dona il meglio di sé al Maestro ed al
pubblico. Una delle pagine più intriganti della storia sinfonica europea, L'Uccello di Fuoco (suite del 1919) viene sfogliata dalla compagine orchestrale con profondo
entusiasmo e dobbiamo registrare che anche il direttore Rustioni sembra
particolarmente a suo agio nel genere. Non solo il piglio si fa ancora più
convinto e sicuro, ma riesce a trascinare nel suo brio l’orchestra che lo segue
pedissequamente quasi fossero una cosa sola. È questo uno dei capolavori del musicista
russo, parte della serie di musiche per balletti che il compositore concepì a
partire dal primo decennio del Novecento. Ciò che la musica in se stessa non era più in grado di
offrire poteva essere arricchita dal balletto, una forma espressiva che andava
a completare visivamente ciò che balenava nella mente di Stravinsky. Anche se lo stesso autore desiderava che il
risultato finale fosse qualcosa di
indipendente dalla danza, che potesse essere eseguito parallelamente in contesti sinfonici,
come a sottolineare comunque la superiorità della musica sulle altre arti. Da ciò la suite
sinfonica di questo pezzo che viene regolarmente eseguita in concerto. Il tema principale è fiabesco e tratto dalla tradizione sovietica,
con al centro la lotta tra bene e male rappresentati dalla classica figura dell'eroe in soccorso della principessa amata, in opposizione allo stregone malvagio. Ad ausilio dei
giovani un fatato volatile in grado di contrastare gli incantesimi del mago. L’alternanza di momenti concitati con delicate melodie più distese ed
ancora momenti scoppiettanti con altri attimi di lirismo, portano verso il
maestoso finale che decreta il definitivo successo del concerto.
Un finale in bellezza dunque per la stagione
dell’orchestra, in attesa del nuovo impegno areniano tra poco più di un mese.
Gli applausi sono stati calorosi da parte di un pubblico non numerosissimo
purtroppo, ma visibilmente soddisfatto.
MTG
FOTO ENNEVI