sabato 22 febbraio 2014

WERTHER, J. MASSENET - METROPOLITAN OPERA HOUSE DI NEW YORK, martedì 18 febbraio 2014

Mettere in scena un'opera intimista come Werther di J.Massenet nel più grande teatro del mondo, è sfida che mette i brividi al solo pensiero.
Werther più che un'opera può essere considerata infatti un unico grande duetto, suddiviso in dialoghi e monologhi fra il protagonista e Charlotte, mentre gli altri ruoli sono in pratica delle ombre sottomesse ad un'esistenza limitata. Sintomatica sotto questo aspetto è la stessa assenza del coro in partitura, di una comunità simbolo di amore realizzato e di vita che si diversifica dall'esistenza dei protagonisti, proiettati piuttosto verso la morte, amanti tristissimi, in pratica non amanti, supportati da una musica tutta tesa ad un impressionismo che si sfalda e vacilla nel suo  incessante sviluppo,  tortura i nervi, provoca una tensione costante da aria viziata e velenosa che sembra non mortale. La morte invece, arriva puntuale, con accenti crudi e reali.
L'idea di Richard Eyre, supportata dalle scene e dai costumi di Rob Howell si apre con la fantasiosa e arbitraria ricostruzione, durante il preludio,  della morte della moglie del Bailli e madre di Charlotte durante la notte di Natale e il suo successivo funerale, quindi si sviluppa per i primi due atti su una serie di cornici rettangolari che dal proscenio si  contorcono verso il fondo della scena sulle quali si proiettano i bellissimi video di  Wendall Harrington che rappresentano alberi che ondeggiano alla brezza e il passare delle stagioni. 
Nel terzo atto troviamo una claustrofobica biblioteca fatta di immensi scaffali verticali incombenti, paradigma di quella società che obbliga Charlotte ad un matrimonio senza amore, i quali svaniranno verso l'alto con un magistrale colpo di scena durante l'interludio del quarto atto, permettendo l'ingresso dal fondo della microscopica cameretta di Werther nella quale, Richard Eyre, contrariamente al libretto, ci mostra tutta la disperazione di Werther prima titubante, infine deciso nel togliersi la vita sparandosi diritto al cuore imbrattando con schizzi di sangue la parete a lui posteriore. 

Scena fortissima e di forte impatto emotivo che ha trovato in Jonas Kaufmann un degno interprete. Kaufmann appunto è stato un Werther straordinario, la sua voce è ricchissima di armonici, il suo canto si fa scuro e caldo di una intensità virilmente composta nel declamato di cui è piena la partitura, abbandonandosi nei momenti più lirici e larmoyant ad un canto velato fino a raggiungere pianissimi impressionanti per tenuta e qualità. 
La Charlotte di Massenet è più sfaccettata e tormentata rispetto alla figura goethiana e Sophie Koch ne offre un’interpretazione intensa e convincente esprimendo con giusto riserbo il dramma interiore di un amore impossibile, compresso e soffocato, con voce controllata e vibrante lontana da esibizioni manierate e da eccessi veristi. Toccante la lettura delle lettere eseguita con giusto raccoglimento e soprattutto “les larmes qu’on ne pleure pas” che traduce con pudore l’abisso di angoscia in cui sprofonda il personaggio. La voce omogenea si adatta alla dinamica ondivaga ben reggendo gli improvvisi scatti drammatici.

Lisette Oropesa è un’ottima Sophie, giovane e graziosa, che trasmette una ventata di freschezza con voce soavissima e argentina, squillante senza essere petulante. David Bizic è un Albert di voce rotonda ma monocorde, perfetto per il suo personaggio. Corretti anche i comprimari, il Bailli di Jonathan Summers, Philip Cokorinos nella parte di Johann, Tony Stevensons, alias Schmidt, Christopher Job come Bruhlmann e Maya Lahany come Katchen.

Alain Altinoglu ha offerto una direzione efficace, cercando un impasto orchestrale sonoro e ricco di colori, ha alternato suoni morbidi e leggeri a sonorità più forti e cupe, privilegiando la ricerca della continuità e della tensione drammatica, pur tuttavia scivolando talvolta nell’enfasi anziché giocare su di una più sottile filigrana di colori e spessori cangianti.

Successo vivo per tutti, con punte di delirio per Kaufmann e Koch da un teatro gremito in ogni ordine di posti.
Pierluigi Guadagni

LA PRODUZIONE
Direttore d’orchestra             Alain Altinoglu
Regia                                      Richard Eyre 
Costumi e scene                     Rob Howell 
Luci                                         Peter Mumford
Video                                      Wendall Harrington 
Coreografia                            Sara Erde 

GLI INTERPRETI

 Sophie                                    Lisette Oropesa 
Charlotte                                Sophie Koch
Werther                                  Jonas Kaufmann
Albert                                     David Bižic 
La Bailli                                 Jonathan Summers 

METROPOLITAN OPERA HOUSE ORCHESTRA





Foto Metropolitan Opera House