Programma molto intenso e particolarmente
difficile da eseguire in forma di concerto, quello messo in scena domenica al
Teatro Filarmonico di Verona dall’Associazione Verona Lirica, ormai nel pieno
della sua stagione concertistica. Per portare a termine l’immenso programma si
è avvalsa di quattro interpreti molto affermati che alternandosi sul palco,
hanno dato vita come sempre ai vari personaggi di opere molto note al pubblico
in sala.
Potremmo definire il baritono Alberto
Mastromarino il padrino della serata, un artista che il pubblico ama
ormai da tanti anni, essendo un habitué dei
palcoscenici veronesi, siano essi il Filarmonico stesso o l’Arena, e che difatti è stato accolto con vivo e
sincero entusiasmo. Grande protagonista della serata, ha mostrato ancora una
volta cosa significhi stare in scena. Pur senza vestire ‘letteralmente’ i panni
dei suoi personaggi, ha saputo rendere perfettamente le situazioni e i momenti
interpretati. Così spigliato e di ‘carattere’ il suo Falstaff, nell’aria ‘L’onore! Ladri!’, oppure
prorompente nel duetto con il tenore da La forza del destino: ‘Invano Alvaro’,
incredibilmente malvagio nell’impersonare Jago con la sua aria da Otello 'Credo', e
commuovente con il soprano Billeri nella lunga scena ‘Cielo! Mio padre’ da Aida. Verdi
sembra essere profondamente scolpito nelle corde del baritono: la voce è ampia,
possente, uniforme ed è inoltre in gran spolvero dal punto di vista attoriale.
Maria Billeri ci ha incantato tantissime volte con le sue interpretazioni davvero sentite
di donne incredibili. Ed anche stavolta ha scelto personaggi verdiani molto
particolari ed intensi: due figure terribili come Lady Macbeth e Abigaille e
la sfortunata Aida. Sempre con passione e ricercata analisi del
personaggio, si è cimentata nella scena della lettera di Lady, seguita da ‘Vieni!
t’ affretta!’ e ‘Or tutte sorgete..’; dal
Nabucco quindi ‘Ben io ti invenni, o fatal scritto!’ e ‘Anch'io dischiuso un
giorno’, inoltre il suddetto splendido duetto di Aida con Amonasro-Mastromarino. Infine, omaggio a Bellini con Norma nel duetto con Pollione-Zulian ‘In mia man alfin tu sei’.
Dispiace molto che invece la prestazione
di Elena
Serra, chiamata a sostituire l’indisposta Ildiko Komlosi, non abbia
soddisfatto le attese. Anche il mezzosoprano ha impersonato ruoli di gran
carattere e difficoltà, come Amneris, nell’aria ‘L'aborrita rivale…’ ed il duetto
con Radames-Zulian ‘Già i sacerdoti adunansi’; la Principessa di Bouillon da Adriana
Lecouvreur di Cilea, con ‘Acerba voluttà’, nonché la Principessa Eboli in ‘Oh don
fatale’ del Don Carlo verdiano. L’interprete però non è riuscita a dare alla
sua interpretazione la forza ed il carisma che queste donne possiedono,
risultando piuttosto scolastica. Inoltre la voce tende ad incupirsi nei gravi e
fatica sull’acuto, che di conseguenza colpisce soprattutto negli attacchi,
evidenziando anche una disomogeneità di suoni. Va comunque apprezzata la
generosità con cui si è data sul palco ed il pubblico l’ha premiata per
questo.
Il tenore Renzo Zulian mostra un
materiale apprezzabile per il timbro, soprattutto nella zona centrale. Tende
però a spingere il suono in modo eccessivo e di conseguenza risulta sforzato
piuttosto che ben sfogato in ampiezza e volume. Oltre ai duetti citati con i
colleghi, ha offerto sempre da La forza del destino, nel ruolo di Don Alvaro ‘La
vita è inferno all’ infelice’ e ‘O tu che in seno agli angeli’. Buono il feeling
con i colleghi sul palco e non manca di personalità nelle sue esecuzioni.
Omaggio finale il lungo atto conclusivo
dal Trovatore di Verdi con tutti i protagonisti.
Ha accompagnato gli artisti come sempre l’impeccabile
Patrizia
Quarta al piano e presentato la serata Davide Da Como della Fondazione Arena di Verona. Il pubblico ha applaudito
tutti gli interpreti, premiati con la targa ricordo come ad ogni concerto.
Appuntamento a fine marzo per il prossimo pomeriggio
in musica.
MTG