Per tutte quelle volte in cui si afferma che ascoltando opere di Verdi la
commistione tra prosa e musica diventa perfetta se di mezzo c’è William Shakespeare,
ecco che la Fondazione Arena di Verona, per iniziare le celebrazioni del
centenario del Festival, quest’anno ha voluto effettuare proprio un esperimento
musical-teatrale che ha visto la fusione dei due generi artistici in una unica
serata. Una produzione ampiamente spiegata grazie ai numerosi
interventi dell’ideatore, il regista Francesco Micheli, il quale ha anch’esso
recitato e raccontato il percorso su cui si districava lo spettacolo. Innanzitutto
l’analisi dei personaggi shakespeariani dal punto di vista del compositore di
Busseto, poi l’approfondimento dei loro caratteri, infine la sottolineatura di quanto la musica di Verdi
riesca ad esaltare ciò che già i versi del poeta inglese esprimono a gran voce
da sé.
Il regista elogia lungamente soprattutto le donne verdiane per
carattere, forza, e per caratteristiche vocali, non semplici da trovare nelle
interpreti di oggigiorno. Nel raccontare questo viaggio parallelo tra Verdi e
Shakespeare, Micheli si è avvalso di valenti collaboratori, gli straordinari attori Luca Zingaretti e Maria Paiato, che non hanno bisogno
di presentazioni, tale è la levatura del loro talento e dei successi ottenuti
da anni. Con essi, per la parte musicale, sul palco si sono alternati invece il
tenore Walter Fraccaro,
il
soprano Maria
Josè Siri, ed
il baritono Marco Vratogna, accompagnati da una selezione dell’orchestra areniana diretta da Julian Kovatchev.
Il programma dello spettacolo si è articolato in un continuo alternarsi di arie ed interventi in prosa, selezionati dalle celeberrime opere che vedono il genio di Busseto ispirarsi al poeta di Stratford-upon-Avon: dal Macbeth si è passati ad un salto verso Rigoletto, che il regista è riuscito a collegare a Shakespeare per
il carattere del protagonista, i cui tratti sono riconoscibili in tanti personaggi
delle sue tragedie; non poteva mancare quindi Otello, per poi chiudere in allegria con Falstaff.
Luca Zingaretti e Maria Paiato hanno una incredibile
capacità di calarsi nel ruolo, fanno propri tutti i personaggi e modificano la
voce in funzione del momento specifico, un chiaro esempio dell’alta scuola di
recitazione italiana. Hanno creato anche un buon feeling con i cantanti impegnati
in scena, alternandosi nelle esecuzioni senza mai prevaricare gli altri.
Dal
punto di vista musicale giovani voci già note al pubblico veronese. Maria
Josè Siri è un soprano dalla bella voce morbidamente
vellutata, non ancora matura al punto di eseguire perfettamente arie come
quelle impervie di Lady Macbeth, ma molto melodica e dolce, tale da eseguire
una molto sentita ‘Ave Maria’ dall’Otello, che è stata infatti apprezzata soprattutto
per l’interpretazione.
Marco Vratogna
conferma
di essere un baritono eccellente, la sua voce è corposa, di carattere, stabile
e precisa; unico neo: senza una scenografia attorno risulta un po’ statico nell’esecuzione
delle sue arie. Anche il tenore Walter Fraccaro
dispone
di uno strumento dal colore limpido ed acuto, ma peccante leggermente di
carattere in arie che ne richiederebbero a volontà, come quelle tratte dall’Otello;
bene eseguita l’aria di Macduff. Gran finale
tutti insieme con Falstaff, tra gli applausi del pubblico.
Ad
incorniciare lo spettacolo il Maestro Julian
Kovatchev, che ha guidato con spirito
e simpatia gli orchestrali areniani in questo interessante viaggio tra musica e
parole.
Il delizioso Teatro Romano ha registrato il quasi tutto esaurito, un successo
che va ripetuto sicuramente.
MTG