WESENER: Ihr luderliche Seele, Schaemt Ihr Euch
nicht, einem honetten Mann das zuzumutten.
You slut. Aren't you ashamed to
accost a decent man like that.
Bernd Alois
Zimmermann, rappresenta il paradigma dell'opera contemporanea, la sua più
brillante realizzazione.
Soldato nazista
lui stesso, ha vissuto in prima linea gli orrori della guerra e la vita di quei
soldati che poi ha messo in musica nel suo lavoro principale, questo Die
Soldaten dove il tragico, che nasconde una dimensione sacrale, scaturisce dalla
musica e rovescia il senso della commedia di Lenz di cui Zimmermann ha
completamente modificato il finale.
Il capolavoro di
Zimmermann si sviluppa sottoforma di un gigantesco contrappunto, una specie di
infinita rete di costrizioni che si rinchiude senza fine sui personaggi come se
fossero presi in una morsa. La pluralità stilistica che include elementi come
il jazz o i suoni elettromagnetici è qui legata alla interazione delle tre
dimensioni temporali-passato, presente e futuro- che interagiscono tra loro e
in molte scene del lavoro si incrociano essendo alcuni avvenimenti successivi,
presentati simultaneamente. La forza drammatica del lavoro si snoda quindi
dalla capacità di articolare momenti completamente opposti, secondo la tecnica
del montaggio cinematografico, conferendo al tutto una grande compattezza.
Proveniente da
Salisburgo, dove ha debuttato nel 2012, l'allestimento di Hermanis , che ha curato
la scenografia assieme a Uta Gruber-Ballehr e ai costumi di Eva
Dessecker fu concepito per il palcoscenico, largo 40 metri, della
Felsenreitschule, la rappresentazione sul decisamente più piccolo palco del
Teatro alla Scala ne ha mortificato intenti e risultato.
La sterminata
compagnia di canto, che interagisce spesso simultaneamente non solo
musicalmente ma anche temporaneamente, si è trovata a dover fare i conti con
una capacità di azione molto ridotta.
Le scene corali
hanno così sofferto pesanti tagli in termini di azione e intensità drammatica
così come l'aver dovuto sistemare parte della sterminata orchestra nel
retropalco amplificandola, ha conferito allo spettacolo un' aura posticcia che
non ha reso giustizia al meticoloso lavoro di Hermanis.
Lavoro che
comunque è stato di primo livello, tutto giocato sulla rappresentazione della
mortificazione umana nel suo più ampio concetto. La violenza umana e psichica
dei soldati si proietta continuamente sui personaggi più deboli non solo
fisicamente, ma anche e soprattutto verbalmente; emblematici i dialoghi serrati
e mortificanti tra Pirzel e gli altri ufficiali nella scena quarta (toccata1)
del primo atto, forse uno dei momenti più alti dell'intero lavoro.
La nutritissima
compagnia di canto, prevista da Zimmermann a sostenere un lavoro a volte al limite
dell'eseguibile, ha saputo ricreare forse meglio il successo delle
rappresentazioni di Salisburgo.
Cresciuta
vocalmente e introspettivamente nel suo personaggio rispetto al 2012, Laura
Aikin è una Marie straordinaria nell'impianto scenico e vocale, particolarmente
dotata nel controllo straordinario della parte sovracuta del rigo; la sua
disinvoltura nell'affrontare una parte emblematica come quella di Marie, la
mettono tra le interpreti di primo piano in questo repertorio ai giorni nostri.
Gabriela
Benackovà, all'alba delle sue 67 splendide primavere, non mostra il
minimo cedimento vocale nell'affrontare la spaventosa parte della Grafin de la
Roche, tutta scritta in note ribattute e salti di ottava da far tremare i polsi
anche alla più navigata delle cantanti.
Straordinario Daniel
Brenna quale Desportes, ha saputo affrontare la scrittura della sua
improponibile parte con una naturalezza e un cinismo vocale e scenico oltre
ogni aspettativa.
Il Wesner di Alfred
Muff si misura con una scrittura stranamente lirica abbastanza
tradizionale, all'interno di un lavoro estremamente innovativo (all'epoca della
scrittura) per le voci. Molto intensa e cantata con partecipazione misurata la
sua scena finale.
Delude Thomas
E.Bauer nel rolo principale di Stolzius. Probabilmente affaticato e
provato dalle recite precedenti, ha cantato perennemente in affanno risultando
sbiadito e difficoltoso nell'interpretare lo straziato amante ripudiato di
Marie. Anche per lui la improponibile parte scritta da Zimmermann ha lasciato
evidente il segno del logoramento, risultando comunque convincente
scenicamente.
Impareggiabile
nelle parti di tenore caratterista ed autentico fuoriclasse nel sapere porgere
la parola musicata, Wolfgang Ablinger-Sperrhacke ha interpretato con una partecipazione
più che perfetta la petulante parte del conformista Pirzel.
Okka
Von der Damerau, nonostante qualche impaccio nei movimenti scenici, è
risultata convincente nell'interpretare la sorella ingenua di Marie.
Perfetti e ben
inseriti nell' arditissimo impianto musicale di Zimmermann i numerosi
comprimari, con una menzione speciale
per i cantanti dell' ensemble il canto di Orfeo che hanno saputo interpretare i
numerosi Ufficiali con una partecipazione impeccabile non solo vocale ma anche
musicale, giacché in partitura è previsto che debbano contemporaneamente
cantare e percuotere pentole e posate sulle tavole con precisione metronomica
in sincrono con orchestra.
L'orchestra
della Scala non sono certamente i Wiener Philarmoniker sentiti a Salisburgo, e la
rara partecipazione in un repertorio quale quello contemporaneo si è fatta
sentire non tanto nelle rare imperfezioni dei settori delle percussioni, quanto
nella mancanza di un unicum musicale richiesto in un lavoro come questo. A noi
è parso che nonostante gli sforzi sovrumani di Ingo Metzmecher nel
condurre in porto una partitura spesso al limite della coesione strumentale,
l'Orchestra abbia suonato con evidente spaesamento e arrendevolezza di fronte
ad una partitura straordinaria ma inconsueta, preferendo arrendersi nel più
sicuro mare della mera esecuzione delle note piuttosto che affrontare la
tempesta di una scrittura entusiasmante.
Successo
vivissimo per tutti in un teatro inizialmente pieno, ma che si è svuotato in
parte all'inizio della seconda parte.
Pierluigi Guadagni
LA PRODUZIONE
Direttore
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Ingo Metzmacher
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Regia
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Alvis Hermanis
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Co-regista
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Gudrun Hartmann
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Scene
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Alvis Hermanis e Uta
Gruber-Ballehr
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Costumi
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Eva Dessecker
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Luci
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Gleb Filshtinsky
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Video designer
Orchestra del Teatro
alla Scala
Nuovo allestimento in coproduzione con Festival
di Salisburgo (2012)
Foto Teatro Alla Scala
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