Destava molta curiosità la Lucia di Lammermoor che ha
debuttato ieri al Carlo Felice di Genova, soprattutto per la attesissima regia
del Maestro del brivido cinematografico Dario Argento. Dobbiamo subito dire
che coloro che si aspettavano grandi sconvolgimenti della trama sono stati delusi, poiché la storia è di per sé già truculenta e dunque lo spettacolo a cui abbiamo assistito
è stato alquanto tradizionale ed in linea con tanti altri che lo hanno
preceduto, con qualche spunto di discussione. L'azione è stata semplicemente spostata
dal cinquecento a più o meno l'epoca di Donizetti, ove gli ambienti prescritti dal libretto sono piuttosto eleganti se pur stilizzati, opera di Enrico Musenich. I personaggi hanno tutto ciò che serve per muoversi sulla
scena e dal punto di vista interpretativo hanno ampia possibilità di esprimere
i propri stati d'animo e pulsioni. Alcune immagini proiettate
fanno da sfondo a completamento della scenografia e lo spettacolo risulta scorrevole
e per nulla spiacevole, se pur con alcune perplessità. Infatti poteva in teoria risultare
molto vincente l'aggiunta del fantasma di cui narra Lucia alla
fontana, ma a nostro parere non ha aggiunto di fatto nulla di particolarmente pregnante
allo spettacolo, per giunta in taluni punti ci è sembrato addirittura superfluo.
Ha destato addirittura qualche sorriso l'uccisione in scena del povero Arturo
accompagnata da urla esageratamente stridule. La
sventurata protagonista ritorna poi in scena molto più insanguinata del solito, il
che forse ha soddisfatto le attese dei più sanguinari. Molto poetico secondo
noi invece lo spirito di Lucia che si ricongiunge al suo Edgardo in punto di
morte, sebbene questa non sia una novità assoluta. Infine i costumi di Gianluca
Falaschi si inseriscono nel contesto con coerenza.
La sventurata fanciulla di
Lammermoor è il soprano Desirée Rancatore, che non è certo
nuova al ruolo e pertanto conosce profondamente tutte le sue sfaccettature. Il
Maestro Argento l'ha voluta lucida all'inizio se pur tormentata nel cuore, ma
man mano che il suo dolore si fa più intenso esso si intreccia con il senso
di devozione fraterna misto ad orgoglio e rabbia, che quindi sfocia in follia
per l'inevitabilità del fato. L’interprete fa sue queste dinamiche risultando sempre centrata nel ruolo. Dal punto di vista vocale dopo un
inizio non proprio all'altezza delle doti che ben conosciamo, è parsa via via
sempre più convincente, coronando la prestazione con la intensa scena della
pazzia che le è valsa un lungo applauso commosso.
Gianluca Terranova è un generoso Edgardo, che coglie lo spirito di sofferenza
del personaggio che vede rubato il suo amore impossibile, cantando sempre
potremmo dire 'col cuore in mano' e trasmettendo questo sentimento anche con la
voce. Nonostante in alcuni passaggi essa non risulti pulitissima, offre un bel timbro che si esalta
in acuto soprattutto man mano che le corde si scaldano.
Maiuscola la prova di Stefano
Antonucci nel complicato ruolo di Enrico. Sa di far torto alla sorella,
ma non esita a sacrificarla per suo tornaconto, mostrandosi poi sinceramente
contrito quando però ormai il dado è tratto. Il baritono dona classe ad un
personaggio di per sé discutibile, grazie anche alla sua voce dal timbro che
piace; il suono si fa potente e l'emissione sicura, così come pure il
fraseggio è particolarmente morbido.
Molto bene anche Giovanni
Battista Parodi nel ruolo di Raimondo, che è passato dal secondo al primo
cast in sostituzione dell’indisposto Orlin Anastassov. Forte di una vocalità
scura e robusta, il suo serio ed austero personaggio si inserisce perfettamente
nell'atmosfera cupa che l'opera richiede centrando una prestazione molto
positiva.
Svolge la sua aria un discreto
Arturo, Alessandro Fantoni, mentre buona la Alisa di Marina
Ogii. Non ci ha convinto a pieno il Normanno di Enrico Cossutta, da
risentire.
Bene il coro di Pablo
Assante, molto partecipe in scena soprattutto in formazione compatta.
L'orchestra del Carlo Felice è
parsa in ottima forma col Maestro Giampaolo Bisanti alla testa. Il
direttore riprende in mano lo spartito dopo il recente debutto trevigiano confermando
le impressioni di allora: l'intesa con l'orchestra è anche qui notevole ed il
suono ne esce brillante, ampio e vellutato, dunque mai pesante e come sempre
grande è l'attenzione ai cantanti. Stavolta abbiamo notato anche l'alternanza
della conduzione con bacchetta o senza, onde seguire i momenti lirici
oppure gli interventi coristici in maniera ancora più ‘avvolgente’.
Lo spettacolo si è concluso con applausi
per tutti i protagonisti principali ed il direttore d'orchestra, mentre la
regia è stata accolta con sonore contestazioni che francamente abbiamo trovato
eccessive.
Maria Teresa Giovagnoli
LA PRODUZIONE
Direttore Giampaolo Bisanti
Regia Dario Argento
Assistente
alla regia Davide Battistelli
Scene Enrico Musenich
Costumi Gianluca Falaschi
Assistente
ai costumi Gian Maria Sposito
Luci Luciano Novelli
Maestro del Coro Pablo Assante
GLI INTERPRETI
Lucia Desirée Rancatore
Edgardo Gianluca Terranova
Enrico Stefano Antonucci
Raimondo Giovanni Battista Parodi
Arturo Alessandro Fantoni
Alisa Marina Ogii
Normanno Enrico Cossutta
Mimo Fabiola Di Blasi
Orchestra del Teatro Carlo Felice
Coro del Teatro Carlo Felice
Nuovo allestimento del Teatro Carlo Felice
Foto Marcello Orselli per il Carlo Felice di Genova