venerdì 5 dicembre 2014

LADY MACBETH DEL DISTRETTO DI MCENSK, DMITRIJ DMITRIEVIČ ŠOSTAKOVIČ - TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA, giovedì 4 dicembre 2014

Chiusura della stagione operistica 2014 al Teatro Comunale di Bologna con un titolo tanto raro quanto a nostro avviso straordinario e da apprezzare in tutte le sue sfaccettature.  L'opera ‘Lady Macbeth’ di Šostakovič viene proposta nel brillante allestimento del teatro moscovita Helikon, con uno spettacolo veramente ricco, avvincente, dal ritmo serrato, che va goduto tutto d’un fiato e pieno di colpi di scena e trovate interessanti, tali da esemplificare il libretto ed incorniciare la trama senza prevaricarla. Qui tutto è visibile, palpabile, non simbolico, ma portato davanti ai nostri occhi come uno schiaffo che ci rende consapevoli.
Così Dmitry Bertman concepisce una ambientazione, concretizzata dalle scene di Igor' Neznyj,  in cui  l’annoiata Katerina è letteralmente imprigionata nella sua gabbia/camera da letto, di cui solo il ruspante Sergej riesce a forzare i lucchetti e la casa stessa non è altro che il buio e soffocante sotterraneo di una fabbrica con i suoi tubi, le inferriate e gli aeratori che vanno a tutta forza. Il regista ci mostra i protagonisti sovrastati dagli eventi che non lasciano tregua: il doppio omicidio, la festa di nozze, l’arresto e la deportazione verso la Siberia ed ancora il doppio omicidio/suicidio nel finale. 


Katerina è esageratamente annoiata e desiderosa fino all’inverosimile di riempire il vuoto che ha nel cuore, tanto da risultare quasi insaziabile: vuole vivere liberamente, vorrebbe non aver sposato il mercante, vuole l’amore fisico e sentimentale e vorrebbe anche un figlio, tanto che a questi penserà, evocandolo (tenendo in braccio un bambolotto),  sulla via per la Siberia, sola e senza più l’amore di Sergej.  Il mercante Zinovij sembra un povero sciocco succube del padre, uomo a sua volta estremamente burbero e fiero carceriere, nonché egli stesso aspirante seduttore, della protagonista. Incredibilmente sicuro di sé  è il servo Sergej, a cui pare nessuna possa resistere. Ed anche la folta schiera di personaggi minori sfila in scena esaltando e quasi ridicolizzando il suo ruolo: su tutti citiamo il pope dall’aria più ubriaca che mistica, la cuoca vessata dai servitori più compiaciuta che ferita, il contadino così ubriaco da ‘inforcare’ un microfono per allietare la festa di nozze dei due amanti con la sua filastrocca. Tra gli spunti vincenti dello spettacolo su tutti vi è l’ingresso della deportata Sonetka, che appare in scena come immagine della Katerina ancora ricca ed oziosa nei suoi lussuosi abiti, mentre essa è ormai delirante ed in preda ai ricordi, che però non muore suicida in fondo al lago nel trascinar la rivale, bensì scompare ai nostri occhi intenta a lottare con lei al calare del sipario.

Insomma questa Lady Makbeth fa riflettere, emozionare e stupire.
Il cast è stato vestito con gusto dagli abiti contemporanei di Tat'jana Tulub'eva, ove spicca naturalmente il rosso della protagonista all'inizio e del suo alter-ego/rivale per sottolinearne la nota sensualità.
Dal punto di vista musicale, un cast tutto sovietico ha nobilitato ogni singolo ruolo cantando in modo eccellente.

La Katerina di Elena Mikhailenko è brillante e si fregia di una voce piena e squillante al punto giusto. Il suo registro è coperto con uniformità in tutta la gamma, sì da consentirle di donare forza e  carattere anche al personaggio rendendolo esattamente come il regista lo ha concepito. Ovazioni più che meritate al suo indirizzo al termine della rappresentazione.

Straordinario il vecchio e turpe Boris di Alexey Tikhomirov: bello e tenebroso il suo timbro vocale come lo è il suo personaggio. Tra il nostalgico dei tempi che furono e la voglia di aggrapparvisi usando la forza ed il potere, centra un performance di alto livello, comparendo anche nel piccolo ruolo di sentinella.

Giustamente imbelle e succube del genitore Dmitry Ponomarev sicuro nell’emissione e nel recitato.
Il bel Sergej è Ilya Govzich: spocchioso, furbo ed incantatore, molto abile come interprete che sa farsi valere anche vocalmente, pur se non dotato di uno strumento particolarmente possente.

Davvero affascinante la voce di Larisa Kostyuk, interprete di Sonetka: dotata di un corpo centrale pieno e rotondo; rende al meglio il suo personaggio con sicurezza di emissione in una gran ricchezza di sfumature. Ci piacerebbe sentirla in altri ruoli ben più noti ove sicuramente farebbe un’ ottima figura.

Segnaliamo tra i tantissimi comprimari la spigliata cuoca Maya Barkovskaya, il bravo pope di Stanislav Shvets, anche come vecchio forzato; il simpatico Nikhail Seryshev come contadino cencioso con la sua filastrocca.

Infine completano il ricchissimo cast, ribadiamo in modo corretto e davvero brillante: Alexandr Miminoshvili, poliziotto e sergente,  Artem Davjdov come ubriacone, cocchiere e bracciante, Valery Kirianov come operaio del mulino; il guardiano e venditore di Andrey Orekhov; Andrey Palamarchuk, insegnante e commesso, ed il terzo commesso, Alexey Vertogradov.

Ottima la preparazione del coro diretto da Andrea Faidutti, che oltre ad offrire un buon canto, ha mostrato notevole impegno nel prendere parte ad una regia così dinamica.

L’orchestra conferma di essere in grandissima forma, stavolta guidata dal Maestro Vladimir Ponkin, per niente intimorita dalle difficoltà della partitura, ma anzi in grado di sottolinearne ogni singola sfumatura. La musica è vibrante, viva, irrefrenabile. Giustizia è resa allo spartito, che vede colori diversi a sottolineare talvolta l’ironia degli eventi, talvolta la dinamicità insita nel dramma. Il Maestro non perde di vista il palco, accompagna gli interpreti e sottolinea i diversi cambi di ritmo con naturalezza e fluidità.

L’unica nota negativa della serata è rappresentata dalla scarsa affluenza di pubblico, soprattutto di abbonati, che ha lasciato diverse sezioni della platea e dei palchi vuoti, a dimostrazione che nel nostro paese proporre opere diverse, se pur capolavori, non è cosa apprezzata e compresa. A queste persone va tutto il nostro dispiacere per aver perso davvero uno spettacolo notevole. Diversamente, i presenti in sala hanno tributato applausi calorosi e prolungati,  anche a ritmo, a tutti i protagonisti ed al direttore d’orchestra.

Maria Teresa Giovagnoli

  
LA PRODUZIONE

Direttore





Vladimir Ponkin
Regia
Dmitry Bertman
Maestro del Coro
Andrea Faidutti
Scene
Igor' Neznyj
Costumi
Tat'jana Tulub'eva


GLI INTERPRETI

Katerina L'vovna Izmailova 
Elena Mikhailenko

Boris Timofeevich Izmailov /sentinella
Alexey Tikhomirov

Zinovij Borisovich Izmailov
Dmitry Ponomarev
Sergej
Ilya Govzich
Un poliziotto, Un sergente
Alexandr Miminoshvili
Aksin'ja, cuoca
Maya Barkovskaya
Un contadino cencioso
Nikhail Seryshev
Sonetka
Larisa Kostyuk

Un prete, Un vecchio forzato
Stanislav Shvets
Un operario del mulino
Valery Kirianov
Un guardiano/Un venditore
Andrey Orekhov
Un insegnante/Il secondo commesso
Andrey Palamarchuk
Un ospite ubriaco/Un cocchiere/Il primo commesso
Artem Davjdov
Il terzo commesso
Alexey Vertogradov


Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna
Allestimento Teatro Helikon Mosca







 Foto: Rocco Casaluci;  Teatro Comunale di Bologna