Chiusura
della stagione operistica 2014 al Teatro Comunale di Bologna con un titolo
tanto raro quanto a nostro avviso straordinario e da apprezzare in tutte le sue
sfaccettature. L'opera ‘Lady Macbeth’ di Šostakovič viene proposta nel brillante
allestimento del teatro moscovita Helikon, con uno spettacolo veramente ricco,
avvincente, dal ritmo serrato, che va goduto tutto d’un fiato e pieno di colpi
di scena e trovate interessanti, tali da esemplificare il libretto ed incorniciare
la trama senza prevaricarla. Qui tutto è visibile, palpabile, non simbolico, ma
portato davanti ai nostri occhi come uno schiaffo che ci rende consapevoli.
Così Dmitry Bertman concepisce una
ambientazione, concretizzata dalle scene di Igor' Neznyj, in cui l’annoiata Katerina
è letteralmente imprigionata nella sua gabbia/camera da letto, di cui solo il
ruspante Sergej riesce a forzare i lucchetti e la casa stessa non è altro che
il buio e soffocante sotterraneo di una fabbrica con i suoi tubi, le inferriate
e gli aeratori che vanno a tutta forza. Il regista ci
mostra i protagonisti sovrastati dagli eventi che non lasciano tregua:
il doppio omicidio, la festa di nozze, l’arresto e la deportazione verso la
Siberia ed ancora il doppio omicidio/suicidio nel finale.
Katerina è
esageratamente annoiata e desiderosa fino all’inverosimile di riempire il vuoto
che ha nel cuore, tanto da risultare quasi insaziabile: vuole vivere liberamente,
vorrebbe non aver sposato il mercante, vuole l’amore fisico e sentimentale e
vorrebbe anche un figlio, tanto che a questi penserà, evocandolo (tenendo in braccio un bambolotto), sulla via per la Siberia, sola e senza più l’amore
di Sergej. Il mercante Zinovij sembra un
povero sciocco succube del padre, uomo a sua volta estremamente burbero e fiero
carceriere, nonché egli stesso aspirante seduttore, della protagonista. Incredibilmente
sicuro di sé è il servo Sergej, a cui pare nessuna possa resistere. Ed anche la
folta schiera di personaggi minori sfila in scena esaltando e quasi
ridicolizzando il suo ruolo: su tutti citiamo il pope dall’aria più ubriaca che
mistica, la cuoca vessata dai servitori più compiaciuta che ferita, il contadino
così ubriaco da ‘inforcare’ un microfono per allietare la festa di nozze dei
due amanti con la sua filastrocca. Tra gli spunti vincenti dello spettacolo su
tutti vi è l’ingresso della deportata Sonetka, che appare in scena come
immagine della Katerina ancora ricca ed oziosa nei suoi lussuosi abiti, mentre essa è ormai delirante ed in preda ai ricordi, che però non muore suicida in fondo
al lago nel trascinar la rivale, bensì scompare ai nostri occhi intenta a lottare
con lei al calare del sipario.
Insomma questa Lady Makbeth fa riflettere, emozionare e
stupire.
Il cast è stato vestito con gusto dagli abiti contemporanei di Tat'jana Tulub'eva, ove spicca naturalmente
il rosso della protagonista all'inizio e del suo alter-ego/rivale per sottolinearne la nota
sensualità.
Dal punto di vista musicale, un cast tutto sovietico ha nobilitato ogni
singolo ruolo cantando in modo eccellente.
La Katerina di Elena Mikhailenko
è brillante e si fregia di una voce piena e squillante al punto giusto. Il suo
registro è coperto con uniformità in tutta la gamma, sì da consentirle di
donare forza e carattere anche al
personaggio rendendolo esattamente come il regista lo ha concepito. Ovazioni più
che meritate al suo indirizzo al termine della rappresentazione.
Straordinario il vecchio e turpe Boris di Alexey Tikhomirov: bello e tenebroso il suo timbro vocale come
lo è il suo personaggio. Tra il nostalgico dei tempi che furono e la voglia di
aggrapparvisi usando la forza ed il potere, centra un performance di alto
livello, comparendo anche nel piccolo ruolo di sentinella.
Giustamente imbelle e succube del genitore Dmitry Ponomarev sicuro nell’emissione e nel recitato.
Il bel Sergej è Ilya Govzich:
spocchioso, furbo ed incantatore, molto abile come interprete che sa farsi
valere anche vocalmente, pur se non dotato di uno strumento particolarmente possente.
Davvero affascinante la voce di Larisa
Kostyuk, interprete di Sonetka: dotata di un corpo centrale pieno e
rotondo; rende al meglio il suo personaggio con sicurezza di emissione in una
gran ricchezza di sfumature. Ci piacerebbe sentirla in altri ruoli ben più noti
ove sicuramente farebbe un’ ottima figura.
Segnaliamo tra i tantissimi comprimari la spigliata cuoca Maya Barkovskaya, il bravo pope di Stanislav Shvets, anche come vecchio
forzato; il simpatico Nikhail Seryshev
come contadino cencioso con la sua filastrocca.
Infine completano il ricchissimo cast, ribadiamo in modo corretto e
davvero brillante: Alexandr
Miminoshvili, poliziotto e sergente, Artem
Davjdov come ubriacone, cocchiere e bracciante, Valery Kirianov come operaio del mulino; il guardiano e
venditore di Andrey Orekhov; Andrey Palamarchuk, insegnante e
commesso, ed il terzo commesso, Alexey
Vertogradov.
Ottima la preparazione del coro diretto da Andrea Faidutti, che oltre ad offrire un buon canto, ha
mostrato notevole impegno nel prendere parte ad una regia così dinamica.
L’orchestra conferma di essere in grandissima forma, stavolta guidata dal
Maestro Vladimir Ponkin, per
niente intimorita dalle difficoltà della partitura, ma anzi in grado di
sottolinearne ogni singola sfumatura. La musica è vibrante,
viva, irrefrenabile. Giustizia è resa allo spartito, che vede
colori diversi a sottolineare talvolta l’ironia degli eventi, talvolta la dinamicità
insita nel dramma. Il Maestro non perde di vista il palco, accompagna gli interpreti
e sottolinea i diversi cambi di ritmo con naturalezza e fluidità.
L’unica nota negativa della serata è rappresentata dalla scarsa affluenza
di pubblico, soprattutto di abbonati, che ha lasciato diverse sezioni della
platea e dei palchi vuoti, a dimostrazione che nel nostro paese proporre opere
diverse, se pur capolavori, non è cosa apprezzata e compresa. A queste persone
va tutto il nostro dispiacere per aver perso davvero uno spettacolo notevole. Diversamente,
i presenti in sala hanno tributato applausi calorosi e prolungati, anche a ritmo, a tutti i protagonisti ed al
direttore d’orchestra.
Maria Teresa
Giovagnoli
LA PRODUZIONE
Direttore
|
Vladimir
Ponkin
|
Regia
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Dmitry
Bertman
|
Maestro
del Coro
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Andrea
Faidutti
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Scene
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Igor'
Neznyj
|
Costumi
|
Tat'jana
Tulub'eva
|
GLI INTERPRETI
Katerina
L'vovna Izmailova
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Elena
Mikhailenko
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Boris
Timofeevich Izmailov /sentinella
|
Alexey
Tikhomirov
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Zinovij
Borisovich Izmailov
|
Dmitry
Ponomarev
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Sergej
|
Ilya Govzich
|
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Un
poliziotto, Un sergente
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Alexandr
Miminoshvili
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Aksin'ja,
cuoca
|
Maya
Barkovskaya
|
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Un
contadino cencioso
|
Nikhail
Seryshev
|
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Sonetka
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Larisa
Kostyuk
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|
Un prete,
Un vecchio forzato
|
Stanislav
Shvets
|
|
Un
operario del mulino
|
Valery
Kirianov
|
|
Un
guardiano/Un venditore
|
Andrey
Orekhov
|
|
Un
insegnante/Il secondo commesso
|
Andrey
Palamarchuk
|
|
Un ospite
ubriaco/Un cocchiere/Il primo commesso
|
Artem
Davjdov
|
|
Il terzo
commesso
|
Alexey
Vertogradov
|
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Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di
Bologna
Allestimento Teatro Helikon Mosca
Allestimento Teatro Helikon Mosca
Foto: Rocco Casaluci; Teatro Comunale di Bologna