domenica 9 dicembre 2012

DO RE MI … PRESENTO – intervista a DIMITRA THEODOSSIOU


.. Tutto quello che faccio sul palco è per il mio pubblico.

La Grecia è una terra meravigliosa, ricca di storia e di arte, patria di grandi artisti e grandi condottieri, scenario di incredibili leggende e miti. Da tale luogo mitologico proviene questa straordinaria Artista,  Dimitra Theodossiou,  soprano di indiscussa sensibilità e fama mondiale, dalla voce potente e armonica, che sta contribuendo a fare la storia della lirica internazionale con le sue intense e assolutamente convincenti interpretazioni operistiche. Ha lavorato con grandissimi maestri quali Abbado, Muti, Gelmetti, Viotti, Gergiev, Chailly, per citarne solo alcuni.  I più importanti teatri al Mondo la hanno vista come protagonista in ruoli come Norma, Lady Macbeth, Violetta Valery, Desdemona, ecc, sempre con grandissimi consensi di critica e appassionati in sala.




Con la semplicità che contraddistingue le grandi personalità la simpaticissima signora Dimitra mi racconta le sue esperienze, la sua bellissima carriera, e tanti particolari su di sé in modo davvero amichevole, come se ci conoscessimo da sempre, una persona davvero squisita!

Come descriverebbe la sua voce a chi non la conosce?
Beh se parliamo di descrizione tecnica sono un soprano lirico con accenti drammatici di coloratura. La mia voce ha poi la caratteristica di possedere dei pianissimo assoluti, filati, ed anche, laddove occorre, la potenza necessaria per renderla particolarmente drammatica. Dal punto di vista espressivo invece mi sento come un cavallo selvaggio, non ho bisogno di essere ‘inscatolata’, ho bisogno della libertà necessaria di esprimermi.

Quali sono i ricordi più cari della sua carriera e i momenti che Le hanno dato maggiore soddisfazione?
Sicuramente significativo il mio debutto assoluto con la Traviata nel gennaio 1995, una grandissima opportunità per me, un ricordo carissimo nella mia vita. Poi è arrivata Anna Bolena, immediatamente dopo Donna Anna in Don Giovanni, per non parlare di Lucia di Lammermoor successivamente. Ruoli non da poco, e la cosa che più mi ha dato soddisfazione è stata la fiducia che mi è stata data, pur essendo agli inizi, nell’affidarmi personaggi così impegnativi dal punto di vista vocale. E le cose poi sono sempre andate bene, studiando, impegnandomi, dando tutta me stessa.  Momenti straordinari che hanno significato molto per me e che porterò sempre nel cuore. Nel 1998 poi la svolta con Attila a Bologna, proposta dal grande Maestro Tangucci. A quel tempo non conoscevo bene il ruolo, non mi resi conto di quanto difficile fosse, così accettai senza pensarci troppo, e si pensi che la gente mi prese per matta!! Devo dire che fu fondamentale l’incoraggiamento del Maestro Tangucci, ma io sono anche una tosta, che ama il rischio, così ho studiato un anno intero, mi sono preparata profondamente per farlo bene, e la grinta che ci ho messo è forse la mia caratteristica che si vede anche sul palco. Fu un grandissimo successo nell’aprile del ’99 e mi aprì le porte della carriera internazionale.

Cosa avrebbe fatto se non avesse scelto questa carriera?
Devo dire che non pensavo di fare questo mestiere. Anche se mio padre mi portò a teatro a vedere il Trovatore a sei anni e già allora mi balenò alla mente l’idea di diventare una cantante. Ma lui preferiva per me un lavoro più tradizionale, così non ci pensai più di tanto una volta cresciuta. Rimase un sogno, ho studiato Economia pensando di fare tutt’altro,  finché non incontrai per caso in treno quella che sarebbe stata la mia futura insegnante di canto. È stato il destino per me. Avevo venticinque anni e a 29 anni il debutto al Teatro Megaron di Atene con Traviata.




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Come studia una partitura nuova?
Praticamente mi lascio guidare intuitivamente dalla musica, dallo spartito, dalle indicazioni del compositore. Non vado alla ricerca delle fonti, del contesto storico, dell’ispirazione dell’autore o delle  interpretazioni del personaggio date da altri. Cerco il ‘mio’ modo di sentire il ruolo, eseguendo alla lettera ciò che è stato scritto. Certe emozioni sono eterne, vanno aldilà delle classi sociali, del contesto storico, delle interpretazioni che se ne possono dare. Il dolore di una madre allontanata dal figlio è universale; certe sofferenze, certe sensazioni drammatiche nascono da noi stessi, da dentro di noi, ed io cerco di farle rivivere sul palcoscenico e con la mia voce. Mi lascio guidare dalla musica stessa.

Quanto conta l’immagine oggi nel mondo del Teatro d’Opera?
Purtroppo tantissimo! Oggi conta molto più l’aspetto esteriore di un cantante che le sue qualità vocali. Molto triste ma è così. Va benissimo avere una voce discreta ma un bell’aspetto, piuttosto che una bellissima voce con un aspetto meno attraente. Ci sono alcuni teatri che ingaggiano i cantanti in base alle loro misure. Questo dispiace molto perché invece c’è chi dedica la sua vita a questo mestiere, non per gioco o per guadagnare denaro, ma perché è una vocazione che nasce da dentro; io non vorrei fare altro, è la mia vita. Oggi si rischia di far diventare  tutto come l’industria cinematografica, perdendo la sostanza del nostro lavoro: la musica.

Come si concilia un mestiere “frenetico” come il Suo con la vita familiare/privata?
Non è semplice ma cerco di riuscirci. Ci vuole anche un po’ di sacrificio: ho un figlio di 19 anni col quale ho un bellissimo rapporto, ma ci è voluto un po’ per raggiungerlo. Col mio mestiere non è facile, ma cerco di mantenere i contatti con le persone a me care, la mia famiglia, gli affetti più importanti. È una cosa a cui tengo molto.
Il rapporto con le Regie d’Opera tradizionali e quelle moderne?
Indubbiamente amo le regie tradizionali. Questo perché certe opere sono state ambientate in determinate epoche e se si vuole fare un’opera moderna basta prendere una composizione moderna ed ambientarla dove si vuole. Questo è il mio gusto personale. Tuttavia se si vuole fare una ambientazione moderna io faccio anche quella. Quello su cui non transigo è il mio costume: deve essere di classe! Non potrei più accettare, come fatto ad inizio carriera, di cantare ‘Sempre libera’ con i leggings!  Per il resto faccio tutto quello che mi si chiede di fare, l’importante è che sia bello per il pubblico, per l’opera stessa.

Come è il suo rapporto con i direttori d’orchestra?
Molto positivo certo! Secondo me il direttore d’orchestra deve aiutare il cantante. Se non mi aiuta mi sento un po’ persa. Tuttavia con l’esperienza si riesce anche a fare abbastanza bene pur se non  seguiti come si dovrebbe. È un rapporto molto bello ed intimo, importante. Credo di andare abbastanza d’accordo con tutti, ed io do’ sempre tutta me stessa a loro, non mi risparmio. Non ho mai rifiutato di eseguire delle indicazioni.

Ha mai sofferto di invidia o è mai stato oggetto di invidie altrui?
Io credo fermamente che ognuno di noi sia fatto a suo modo. Siamo diversi gli uni dagli altri, unici a nostro modo. Perché desiderare di essere qualcosa di diverso da sé? Non ce n’è bisogno. Non so se qualcuno mi invidi sinceramente, ma non mi interessa. Io penso solo alla mia arte, al pubblico.

Città del mondo preferita? Dove preferisce stare quando deve rilassarsi dopo tanto lavoro?
Mah, in effetti viaggiando molto la mia vita è il Mondo intero. Tutte le città che mi hanno ospitato con tanta cortesia sono nel mio cuore, mi hanno fatto allargare i miei orizzonti. Ho bellissimi ricordi in tanti luoghi. Certo Atene è la mia patria, la città in cui sono cresciuta. Ma anche in Italia sto bene, in Germania. Sto bene dove ho vissuto bei momenti, come a Bologna per l’appunto.

Ha un cibo preferito?
Io amo il cibo! Mi piace mangiare, ecco. Non ho un cibo preferito in particolare. È bello ritrovarsi tutti insieme a tavola, per condividere i propri racconti, con amici, colleghi, almeno una volta al giorno. È un momento in cui ci si lascia un po’ andare, ci si scioglie, ci si vede con occhi diversi. Mi piace molto il ‘rito’ della tavola. Mi piace tutto ciò che ha un buon gusto, la cucina internazionale, quella del mio paese, un po’ tutto insomma.



È superstiziosa?
No, con una madre tedesca non potrei, lei non tollerava certe cose e quindi neanche io.

Il Suo rapporto con la spiritualità?
Sono greca ortodossa, sono credente, vado in chiesa quando posso, se sono libera di domenica e se trovo una mia chiesa nella città in cui mi trovo. La Fede ha una parte molto importante nella formazione e nella vita di una persona.
Quale è il suo colore preferito?
Appunto amo il viola, anche per i suoi significati spirituali. Mi trasmette tranquillità e serenità.
Ha degli hobbies?
Oh certo: adoro andare al cinema! È il mio hobby preferito. Mi piacciono moltissimo i film romantici, con delle belle storie d’amore da raccontare, le vecchie storie di una volta.

Ama più il giorno o la notte?
Entrambi, perché c’è sempre qualcosa da vivere, sia di giorno che di notte.

I Suoi colleghi preferiti del passato e del presente?
Penso che non ci siano dubbi su chi mi ispiri maggiormente. Certo, ce ne sono tante, ma la artista assoluta che mi ha da sempre affascinata è la grande Maria Callas.
Cosa fa poco prima di salire sul palcoscenico?
Semplicemente prego, faccio il segno della croce affinché vada tutto bene, tutto qui, una cosa molto semplice.


Come vive il rapporto con il pubblico?
Guardi, io dedico al pubblico tutto quello che faccio sul palco. Penso sempre a come coinvolgere la gente, come far nascere in loro certi sentimenti che quasi non ci sono più. Cerco di comunicare col pubblico. Io non sto lì perché devo cantare solo. Esco e voglio comunicare alla gente le sofferenze del personaggio, le sue sensazioni. Il tutto al meglio delle mie possibilità. Non si possono cantare certe cose senza provare nulla, si creano certi sentimenti ed io li devo rendere più realistici possibili. Non si può solo uscire sul palco e cantare, impossibile.

Come vede questo momento di crisi che attraversa il settore della musica lirica?
Sono piuttosto arrabbiata col sistema vigente oggi. Non è possibile vedere certe cose. Bellissime voci distrutte dal business, oppure altre trascurate per l’ossessione della giovinezza. Più giovane sei, più notorietà acquisti, e allora sei bravo. Non è così che dovrebbe funzionare.  Si finisce col distruggere anche i giovani che potrebbero sviluppare la loro voce in maniera straordinaria con lo studio, passo passo, ma vengono spinti troppo in fretta alla ‘carriera’. Questo non va bene. Si rischia di far morire tutto.

Cosa manca nella Sua vita oggi?
Beh, mi piacerebbe trovare il compagno che stia al mio fianco per il resto della vita. Con il nostro lavoro è molto difficile, soprattutto per una donna di una certa notorietà. Ma avere qualcuno accanto che ti sostiene, ti aiuta, ti accompagna nel cammino di tutti i giorni è una cosa molto importante, che ti completa.

È mai successo qualcosa di buffo in scena, di imprevisto?
Piccole cose soltanto per fortuna, tipo un coltello che non arriva in Norma, o un foglio non consegnato in Nabucco su cui si basa tutta la scena, il ché al momento è una tragedia, ma per fortuna si risolve tutto sempre con un po’ di inventiva ed improvvisazione. Altre volte invece sono i colleghi stessi a fare degli scherzi, tipo tentare di farti ridere apposta quando invece il momento è drammatico. Eh sì ne succedono di cose in scena..

I suoi prossimi impegni?
Dunque:  a Catania Un ballo in maschera, ad Atene Nabucco, Simon Boccanegra a Genova, Aida a San Remo, Traviata in Giappone, sempre Un ballo in maschera a Bergamo e Savona, ed una serie di progetti ancora in fase di lavorazione.



Con immensa gioia ringrazio la grande Dimitra Theodossiou per avermi dedicato un po’ del suo tempo, per la ricchezza dei contenuti, dei bellissimi racconti, delle emozioni che riesce sempre a trasmettere con le sue parole. Una persona di grande cuore e veramente sensibile, degna interprete del melodramma, amata moltissimo dal pubblico e da chiunque abbia la fortuna di conoscerla. Le auguro tantissima fortuna, tantissimi altri bei ricordi da condividere, e naturalmente le faccio un grande in bocca al lupo per i suoi prossimi impegni, che siano tutti grandi successi come merita!

MTG