L’Artista che incontriamo oggi è uno dei più ricercati bassi-baritoni
degli ultimi tempi, il grande Paolo Bordogna, che sta riscuotendo un bel successo al Teatro San Carlo di Napoli proprio in questi giorni con il ruolo di
Don Pasquale, nella celebre opera di Donizetti. Recentissimo il suo debutto
alla Washington National Opera - Kennedy Center
Opera House con la
Cenerentola di Rossini ed alla Wiener Staatsoper nel ruolo di Leporello nel Don Giovanni
di Mozart. Inoltre ad agosto ha debuttato nel ruolo di Figaro
alla Opera House di Sydney in una
nuova produzione de Le Nozze di Figaro di Mozart sotto la direzione di Sir David McVicar. Grande
è il successo del suo CD dal titolo “Tutto Buffo” dedicato ai suoi ruoli
principali per l’etichetta DECCA, che ha visto la definitiva affermazione di Bordogna
come uno dei cantanti italiani di maggior valore internazionale.
Con la simpatia che lo
contraddistingue e tanta disponibilità tra i suoi mille impegni siamo riusciti a
porgli qualche domanda a cui ha risposto con schiettezza e cordialità.
Una domanda che spesso rivolgiamo ai cantanti e che ci
incuriosisce fare anche a lei è descrivere la propria voce a chi non la conosce e
cosa in particolare la distingue da quella degli altri colleghi.
La mia è una vocalità di
bass-baritone, bene “immascherata”, calda e omogenea. Cosa mi distingue dagli
altri colleghi? La personalità. Personalità che ognuno di noi deve assecondare
e valorizzare.
Ci spiega come si è evoluta in questi anni e come ha di
conseguenza scelto il suo repertorio?
Sono partito da una voce
prettamente baritonale, facile nella zona acuta e duttile nell’agilità. Con gli
anni ho approfondito lo studio dell’uso del fiato e la ricerca non è mai
terminata. Ho affrontato prima i ruoli tipici del baritono brillante (Belcore,
Figaro, Dandini..) poi col tempo e la maturità mi sono accostato al genere
buffo ed ai ruoli del bass-baritone, senza mortificare per questo la zona acuta
(a febbraio 2016 porterò ancora in scena il Figaro rossiniano alla Sydney Opera
House).
Come descriverebbe gli inizi della Sua carriera e cosa l’ha
portata a intraprenderla?
Gli inizi della carriera
sono stati i più formativi e complicati allo stesso tempo. Quando hai 25 anni
la voce risponde con facilità ma da subito bisogna imparare a gestirsi con
intelligenza. Se potessi tornare indietro non rifarei gli errori che oggi
riconosco come tali, ma ad essere sincero devo ammettere che tutto è servito,
comprese le “bastonate” che si prendono per via dell’iniziale inesperienza
I ricordi più cari e i momenti che Le danno maggiore
soddisfazione?
Tra i ricordi più lontani,
l’abbraccio con la mia famiglia dietro le quinte, dopo il debutto del Figaro
del Barbiere, il più recente invece, le parole di stima che David McVikar ha
avuto per il mio debutto del Figaro mozartiano, parole che serbo gelosamente
per me.
Le nozze di Figaro
Cosa avrebbe fatto se non avesse scelto questa carriera?
E chi lo può sapere…
Come studia una partitura nuova?
Partendo ovviamente dallo
spartito, da solo, lo leggo molto attentamente. Poi cerco notizie sul libretto
e il suo autore e di nuovo torno al testo musicale con l’ausilio di un pianista
“ripassatore”. MAI studiato sui dischi…lo dico perché vedo e sento che qualcuno
lo fa, procurandosi il male peggiore: mortificare la propria personalità.
Lei sembra divertirsi tanto in scena quando interpreta ruoli per
così dire più ‘leggeri’, come si pone invece di fronte a ruoli più ‘drammatici’
e quali preferisce tra le due tipologie?
La maggior parte dei miei
ruoli buffi sono “serissimi”…non si scherza con l’opera buffa, come non ci si deve
far trascinare emotivamente quando si interpretano ruoli drammatici …è il
pubblico che deve ridere o piangere, non l’interprete!
Quanto conta l’immagine oggi nel mondo del Teatro d’Opera?
Molto, ma deve essere
supportata dalla sostanza … altrimenti si è solo delle meteore
Come si concilia un mestiere “frenetico” come il Suo con la
vita familiare/privata?
Avendo la persona giusta al
proprio fianco … camminando assieme sul filo della vita e sostenendosi a
vicenda
Il rapporto con le
Regie d’Opera tradizionali e quelle moderne?
Per me esistono spettacoli
brutti e spettacoli belli. Uno spettacolo deve essere rispettoso del testo
musicale e del libretto. E deve essere ben fatto, bello a vedersi. La sapienza
dei nostri grandi Maestri mi ha sempre fatto sognare…ricordo come Strehler
usava un riflesso di luce sopra una piccola pozzanghera nel mezzo della scena
del “Campiello”… una poesia unica, una magia che ti portavi a casa quando
uscivi dal teatro. Questo è ciò che deve suscitare un regista: emozioni. Ma
ripeto, nel caso di un’opera lirica esistono due condizioni essenziali: l’amore
per il melodramma e il rispetto del testo musicale, se queste vengono meno,
sarebbe bene fare altro nella vita.
Elisir d'amore al Teatro Real di Madrid
Il rapporto con i direttori
d’orchestra?
Rispetto molto il ruolo del
direttore d’orchestra. Deve essere tanto bravo da insegnarmi qualcosa, da farmi
notare un particolare o un colore che non avevo notato o previsto e convincermi
della sua idea. Da qui possono nascere momenti musicali unici.
Ha mai sofferto di invidia o è mai stato oggetto di invidie
altrui?
Si, ma la mia formazione mi
ha portato a riconoscerla come un sentimento controproducente. Sono in genere
più portato a gioire dei successi, anche se non sono i miei!
Un po’ di curiosità: città del mondo preferita? Dove
preferisce stare quando deve rilassarsi dopo tanto lavoro?
Amo Vienna, Napoli, New
York, Milano, Sydney...non sono mai riuscito ad innamorarmi di Parigi. Quando voglio rilassarmi mi rifugio a Pesaro:
grazie alla mia presenza costante e ormai decennale al Rossini Opera Festival sono riuscito a scoprire e conoscere una
città ed una regione straordinarie dove ho potuto instaurare anche molti
rapporti di amicizia. E’ qui che corro appena posso per ricaricare le
energie...
Dove si mangia meglio e/o peggio? Cibo preferito?
Non scherziamo: non c’è
paese al mondo che possa competere con la cucina italiana.
Superstizioso?
No. Le dirò di più:
recentemente ho sentito un collega dire di un altro collega “quello porta
jella”…ho provato immensa pena per entrambi.
Ha tempo di dedicarsi a degli hobby, come il cinema, la
lettura o qualcos’altro di particolare
che la appassiona in modo specifico?
Molto cinema, prosa,
musical, pittura (sempre più di rado) e adoro cucinare.
Ama più il giorno o la notte?
Per un cantante la notte è
fatta per dormire, quindi non c’è possibilità di scelta
I Suoi colleghi preferiti del passato e del presente?
Tantissimi…tra questi le
farò un nome: Antonino Siragusa. Sto
lavorando con lui ora nel Don Pasquale al San Carlo: lo stimo come artista e
come uomo. Dividere la scena con lui è un privilegio!
Cosa fa poco prima di salire sul palcoscenico?
Nulla di particolare…di
solito, fatti i vocalizzi, faccio un giro in palcoscenico, controllo l’attrezzeria,
vedo che ogni cosa sia al suo posto
Come vive il rapporto con il pubblico?
Direttamente in scena, sento
di doverlo conquistare. Lo corteggio fino a quando non ce l’ho in pugno, se ciò
avviene inizia un dialogo che il più delle volte ha il suo culmine in un
applauso…è una sensazione grandiosa e appagante.
Lei ha un lavoro meraviglioso e una vita piena di impegni:
c’è ancora qualcosa che desidera oggi?
Intendo continuare a
dedicarmi al mio lavoro con passione sempre rinnovata. Questo è il mio
desiderio.
Episodi buffi nel backstage o in scena che le piacerebbe
condividere?
I miei episodi buffi
accadono tutti in scena…alle prove si fa sul serio!
Leporello nel Don Giovanni di Mozart (Madamina, il catalogo è questo)
Ora devo terminare le recite
di Don Pasquale al San Carlo di Napoli, poi porterò lo stesso ruolo a Bergamo
ed in tournée in diversi teatri della Lombardia per tutto ottobre, novembre e
dicembre. Ci sono in programma dei recital con Bruno Canino dedicati alla
musica da camera di Rossini (‘Une soirèe chez Rossini’ è il titolo) il 25
ottobre alla Pergola di Firenze e l’11 novembre all’Unione Musicale di Torino. Inaugurerò il prossimo anno con il Figaro
rossiniano a Sydney, quindi Cenerentola a Torino e Bilbao (Dandini), Cenerentola
al Massimo di Palermo (Magnifico), Barbiere (Bartolo) a Bologna e all’NCPA di
Beijing. Più in là nel tempo mi attendono il ritorno alla Scala con il M°
Chailly sul podio, Monaco di Baviera con Cenerentola e Nozze di Figaro, di
nuovo Barbiere a Marseille e il debutto di Gianni Schicchi a Sydney.
Grazie mille a Paolo Bordogna ed in bocca al lupo per il suo lavoro e la sua vita!
Maria Teresa Giovagnoli