Una
delle cose più soddisfacenti che possono capitare quando ci si reca ad una
manifestazione musicale è constatare come spesso impegno organizzativo, bella
musica ed atmosfera amichevole si coniughino perfettamente insieme per un risultato
di grande valore. Non è la prima volta che sottolineiamo questo aspetto
riguardo all’Associazione Verona Lirica, ma ogni volta il calore di chi svolge
il proprio lavoro con passione è talmente tangibile che inevitabilmente
coinvolge gli interpreti e chi ascolta.
Così il concerto di
ieri, ove come di consueto si sono ascoltati successi senza tempo del
repertorio operistico internazionale, ha registrato un altro bel traguardo per
l'associazione lirica. Stelle del pomeriggio le indiscusse prime
donne internazionali Amarilli Nizza ed Ildiko
Komlosi, che hanno interpretato alcuni dei loro cavalli di battaglia
regalando momenti di altissima scuola canora.
Che
Amarilli
Nizza sapesse emozionare non vi erano dubbi alcuni, e con l’aria ‘Addio,
mio dolce amore!’ da Edgar di Puccini ha sottolineato ancora una volta quanto
una voce solida come quella dell’interprete, unita a consolidata tecnica ed
espressività singolari, nonché cura delle sfumature, portino a performance di
altissimo livello, degne dei teatri in cui onora il nostro Paese. Il duetto
con la rivale Amneris di Aida dimostra inoltre come forza e potenza possano poi
sfociare in dolci suoni delicati e carichi di preghiera, mentre passione e
sensualità sono i tratti tipici che emergono nel duetto con Cavaradossi da
Tosca; ancora morbidezza, amore e coraggio si fondono nella meravigliosa ‘La
mamma morta’ da Andrea Chénier di Giordano. Intenso il duetto con Il conte di
Luna dal verdiano Trovatore.
Straordinaria
anche Ildiko Komlosi sia per presenza scenica che per impressionante
volume vocale il cui timbro risulta omogeneo in tutta la gamma e si tinge di tinte
bronzee e profonde nella zona grave, esaltata da una tecnica acquisita in
anni di esperienza. Quasi da lacrime ‘Mon coeur s’ouvre à ta voix’, di Saint
Saens, cantato sempre sulla parola, calibrando ed adattando il suono con
squisita immedesimazione; precisa la sua Principessa di Bouillon da Adriana
Lecouvreur, immancabile pezzo di Cilea; ancora pathos e grinta nel finale di
Carmen di Bizet col collega tenore, così come nel suddetto duetto da Aida.
A
far da loro cavalieri il baritono Elia Fabbian ed il tenore Dario Di
Vietri, ora amanti ora nemici mortali nei succitati duetti, con alcuni pezzi
solistici naturalmente. Fabbian ha proposto arie dall’Otello e da La forza del
destino di Verdi, nonché dall’Andrea Chénier. Nel concitato duetto dal
Trovatore infine abbiamo potuto apprezzare particolarmente la buona pasta vocale e l’interpretazione.
Di
Vietri invece ha offerto arie da Cavalleria Rusticana di Mascagni in preparazione in questi
giorni proprio al Filarmonico, si è ‘scontrato’ per così dire con il
mezzosoprano come detto in Carmen, ed ha esaudito i desideri di molti fra il
pubblico con l’immortale ‘Nessun dorma’ di Puccini. Pur lasciando margini di
miglioramento nei passaggi cruciali del suo registro vocale, il tenore si
mostra proiettato in acuto con bel colore ed una verve interpretativa che
colpisce l’auditorio.
Come
sempre al pianoforte il Maestro Patrizia Quarta segue ed accompagna
gli artisti con la consueta sensibilità.
Applausi
davvero generosi per tutti ed ancora tanta soddisfazione per gli organizzatori
che vanno lodati per quanto offrono con continuità alla città di Verona ed
agli amanti della bellezza in musica.
Maria Teresa Giovagnoli