Nel segno del più squisito
classicismo la prima rappresentazione veneziana firmata dal regista Pier Luigi
Pizzi dell’Alceste di Gluck, proposto nella versione in italiano della prima
assoluta viennese, per omaggiare i trecento anni dalla nascita del compositore.
Tutto è misurato e quasi sembra aleggiare un velo candido a coprire e
proteggere l’intero spettacolo che si propone così intimo e delicato sotto ogni
punto di vista. Il bianco delle elegantissime scene, il candore dei costumi
leggiadri dall’effetto quasi marmoreo, le movenze appena accennate, se non
addirittura statuarie dei protagonisti, la compitezza del coro che non compie
mai un gesto di troppo: tutto nella percezione del regista conferisce una
misurata sacralità di chiaro rimando alle vicende esposte. Il senso di morte
che aleggia sin dall’inizio e di sospensione sulle sorti dei protagonisti,
nonché il vibrante sentimento motore del mondo che lega così profondamente i
sovrani della Tessaglia, fino ad impietosire gli dei, sono qui esposti in modo funzionale
rendendo giustizia sia al libretto che alla musica del compositore. Le luci di Vincenzo Raponi aiutano a sottolineare quanto espresso
nello spettacolo.
Così anche musicalmente il direttore Guillaume Tourniaire ha posto in essere una cornice musicale in cui gli interpreti hanno potuto esprimersi senza mai essere prevaricati, ma anzi conferendo leggerezza ed allo stesso tempo una giusta dinamicità all’esecuzione della sempre in forma orchestra feniciana.
In tale ambiente musicale si è mossa al meglio Carmela Remigio che ha proposto una aggraziata ma accorata Alceste. Dotata di particolare eleganza sia nel gesto che nell’esecuzione canora, il regista l’ha voluta porre spesso ‘in posa’ come ad immortalare la sua figura nell’eternità scolpita delle note vicende. Il nero di cui si poi copre la veste mortale contrasta e sottolinea la soavità del canto che brilla in acuto divenendo giustamente oscuro nel dolore espresso dalle note più gravi, risolte dal soprano con la consueta professionalità.
Non esattamente all’altezza della partner Marlin Miller che affronta il difficile ruolo di Admeto con qualche difficoltà esecutiva percepita in taluni punti, ma non esitando a dare anima e cuore al suo personaggio che farebbe qualunque cosa per salvare la sua regina dagli inferi.
Bella prova di Zuzana Marková come Ismene: la sua musicalità unita ad interpretazione e bella voce le fanno centrare il personaggio della confidente sensibile e compartecipe. Così pure un corretto Giorgio Misseri si disimpegna con un buon Evandro dalla voce leggera ma dal bel timbro.
Non particolarmente impressionante per noi il Gran Sacerdote, nonché Apollo stesso di Vincenzo Nizzardo che comunque mostra una certa vena interpretativa. Buono il Banditore/Oracolo di Armando Gabba, particolarmente incisivo proprio nel secondo ruolo, giustamente austero e distaccato con la voce fuori campo.
I piccoli Ludovico Furlani ed Anita Teodoro sono i figli della coppia reale, mentre completano positivamente il cast gli ottimi Alessandra Giudici, Eleonora Marzaro, Ciro Passilongo, Antonio Casagrande nelle vesti di cittadini, damigelle di Alceste e del nume infernale.
Veramente positiva la prova dell’ottimo coro preparato da Claudio Marino Moretti, qui grande protagonista, pur se non facilitato dell’impianto come detto statuario della regia, riuscendo ad imprimere forza e dolore o esaltazione ai vari interventi con precisione ed ottimo impasto vocale.
Un buon successo per tutti i protagonisti, per un teatro non pienissimo di pubblico che comunque in generale ha mostrato di apprezzare la serata. Per quanto ci riguarda ci piace sottolineare il nostro apprezzamento verso i Teatri come La Fenice di Venezia che, allargando gli orizzonti anche verso produzioni non consuete, alternano giustamente queste serate diremmo di nicchia a quelle con titoli più popolari per accontentare i gusti di tutti.
Maria Teresa Giovagnoli
versione Vienna 1767
LA
PRODUZIONE
direttore Guillaume Tourniaire
regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
light disigner Vincenzo Raponi
GLI
INTERPRETI
Admeto Marlin Miller
Alceste Carmela Remigio
Eumelo Ludovico Furlani*
Aspasia Anita Teodoro*
Evandro Giorgio Misseri
Ismene Zuzana Marková
Un banditore
/ Oracolo Armando Gabba
Gran sacerdote
Gran sacerdote
d’Apollo / Apollo Vincenzo Nizzardo
Cittadini, damigelle di Alceste,
Cittadini, damigelle di Alceste,
un nume infernale Alessandra Giudici, Eleonora Marzaro,
Ciro
Passilongo, Antonio Casagrande
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del Coro Claudio Marino Moretti
* Piccoli Cantori Veneziani
maestro del Coro Diana D’Alessio
nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
nel tricentenario della nascita di Christoph Willibald Gluck (1714)
in coproduzione con la Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Foto Michele Crosera