Con
Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi si è aperta anche la stagione lirica al
Teatro Comunale di Bologna, nell’allestimento che vi abbiamo raccontato nel
2013 dal Teatro alla Scala di Milano e che abbiamo rivisto volentieri, sia perché
complessivamente lo si può considerare uno spettacolo godibile, sia perché dal
punto di vista musicale abbiamo avuto il piacere di assistere a cosiddetti ‘bei
numeri’.
L’idea
registica di Damiano
Michieletto, che con Paolo Fantin (scene)
e Carla Teti (costumi) costituiscono ormai un’ inconfondibile
macchina creativa, prevede una scena ‘inscatolata’ come è spesso d’uso
attualmente, nella quale con elaborati cambi di scena si alternano man mano lo
studio di Riccardo, una specie di sala conferenze, la sgargiante scritta al
neon che sovrasta tutti nella festa finale, e così via. Come dicevamo due anni
fa, la storia viene trasportata verso qualche decennio fa, ove si assiste alle tipiche
e concitate fasi che animano le campagne elettorali dei presidenti americani,
circondati da assistenti tuttofare, qui capeggiati da Oscar versione segretaria
in carriera, col fidato Renato che è diventato il bodyguard del protagonista,
ed il ballo in questione è la festa che si svolge al termine della campagna. Ma
i personaggi sono coerenti alle intenzioni del libretto, l’amore tra Riccardo
ed Amelia è lo stesso, come pari è l’ira di Renato e dei congiurati nei
confronti del protagonista, visto a un certo punto come un uomo che arriva al potere senza
troppi scrupoli e di cui vendicarsi. Il tutto è condito, come avevamo
sottolineato allora, da immagini non nuovissime di prostitute che si aggirano
per le vie notturne della città, sagome propagandistiche di Riccardo, dietro
alle quali si nascondono gli invitati al party che quindi diventano anonimi
burattini in balia del politico di turno; e non poteva mancare in tutto ciò
anche la Ulrica versione imbonitrice, che oltre a predire il futuro è in grado
anche di guarire gli invalidi. Come dicemmo allora, lo spettacolo si vede con
piacere, pur non aggiungendo nulla di particolarmente innovativo a tante
rappresentazioni viste in passato.
Dal punto di vista musicale registriamo ancora una volta lo stato di grazia del
tenore Gregory Kunde, che continua ad inanellare successi dopo successi con
grandissimo consenso di pubblico. E’ una forza notevole in campo, si muove come un
leone che riesce a contenere il suo ruggito dosandolo con proprietà ed
intelligenza; il fraseggio è preciso, la voce dal timbro pieno, vigoroso, che
trova nelle note acute la sua piena realizzazione, sempre perfettamente nel
ruolo dell’uomo di potere, ma pur sempre umano, con le sue ingenuità ed
imprudenze.
Debutta
Maria Josè Siri nel ruolo di Amelia.
Il soprano mette molto della sua grazia e personalità nel personaggio, tratteggiando
una donna lacerata tra la passione amorosa, il rispetto per se stessa e la
fedeltà, mantenendo così un contegno non per questo mieloso, ma di rigore ed
eleganza, sostenuto da un canto intenso, armonioso su tutta la gamma, che trova
la sua somma espressione nella supplica ‘Morrò, ma prima in grazia’: un
sussurro di amore e pietà.
Dissensi
per la prova di Elena
Manistina nei panni di Ulrica. Nel grave sembra scomparire, mentre
appare più a suo agio nel registro medio – acuto, dando la sensazione di una
tessitura adatta a ruoli di altro genere; ne risente anche il personaggio che
quindi deve essere caricato più del dovuto per risultare credibile. Speriamo di
risentirla in altre occasioni.
Altro felino in scena Luca Salsi intesse un Renato molto dinamico, di
carattere, che si avvale dello strumento che possiede per sottolineare ogni
sfumatura del personaggio, offrendo così corrispondenza appropriata tra canto
ed azione, forte del suo timbro scuro e
rotondo.
Per
l’Oscar donna che alterna abitini femminili all’austero completo da lavoro
registriamo soprattutto la buona prova attoriale di Beatriz Diaz, che forse ha una voce leggermente robusta
per il ruolo interpretato, ma è certo gradevole all’ascolto.
Completano
il cast nei ruoli dei congiurati Samuel e Tom, i discreti Fabrizio Beggi e Simon Lim, Paolo Orecchia e Bruno Lazzaretti come Silvano e Giudice, e . Luca Visani come servo di Amelia.
Ottima
la prova del coro guidato da Andrea Faidutti e delle voci bianche di Alhambra Superchi.
Il
direttore musicale Michele Mariotti sceglie per questo ‘Ballo’ una
conduzione molto dinamica, che scava nella partitura per trovarne giusti slanci
e pulsioni. Sembra gustare ogni momento nella direzione, accompagnando spesso
col labiale anche gli interpreti, avvolgendo e sostenendo le note, alternando
ritmi serrati con altrettanti momenti di puro lirismo, sempre nel rispetto dell’azione
narrata. L’orchestra lo segue come un faro ed il suono diventa caleidoscopico.
Applausi
interminabili hanno accolto la chiusura dello spettacolo, con ovazioni, batti
mani e piedi per Kunde, Siri e Salsi, nonché per il Maestro Mariotti; qualche
contestazione alla rappresentanza della messa in scena, con Michieletto assente
per improcrastinabili impegni all’estero. La serata è stata dedicata alle
vittime degli atti terroristici avvenuti nei giorni scorsi a Parigi, inoltre una
pioggia di volantini gialli auspicanti una maggiore oculatezza nella gestione
amministrativa del teatro è piovuta dalle gallerie. Una serata ricca di
emozioni dunque, in tutti i sensi.
Maria Teresa Giovagnoli
LAPRODUZIONE
Direttore
|
Michele Mariotti
|
Regia
|
Damiano Michieletto
|
Assistente
alla regia
|
Roberto Pizzuto
|
Scene
|
Paolo Fantin
|
Costumi
|
Carla Teti
|
Luci
|
Alessandro Carletti
|
Assistente
alle scene
|
Daniele Pietrobon
|
Assistente
ai costumi
|
Agnese Bertani
|
Maestro
del Coro
|
Andrea Faidutti
|
Maestro
del Coro Voci Bianche
|
Alhambra Superchi
|
GLI
INTERPRETI
Riccardo
|
Gregory Kunde
|
Renato
|
Luca Salsi
|
Amelia
|
Maria Josè Siri
|
Ulrica
|
Elena
Manistina
|
Oscar
|
Beatriz Diaz
|
Silvano
|
Paolo Orecchia
|
Samuel
|
Fabrizio Beggi
|
Tom
|
Simon Lim
|
Un giudice
Un servo
di Amelia
|
Bruno Lazzaretti
Luca Visani
|
Allestimento in collaborazione con Teatro alla Scala Milano
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di
Bologna
Foto Rocco Casaluci