“Con questa
Signorina
Me la voglio goder, e agli uomini
tutti
Oggi insegnar io voglio
Di queste belle a calpestar
l'orgoglio.”
L'opera in
cui decolla definitivamente il genio comico di Rossini è come una sorta di
Giano bifronte, da un lato tende al passato, con un piede addirittura nella
commedia dell'arte, dall'altro guarda al futuro. Della vecchia opera buffa,
l'Italiana in Algeri conserva la suddivisione in pezzi chiusi, la struttura del
finale primo come culmine dell'azione scenica.
Il libretto
di Anelli ripropone infatti i tratti tipici del naufragio felice in terra
esotica e della beffa giocata dall'astuta protagonista ad un ingenuo Bey. Ma le
atmosfere rassicuranti e il buonismo degli operisti precedenti lasciano il
posto ad un geniale gioco dell'assurdo che si sviluppa a diventa riproduzione
del nonsenso della vita stessa i cui personaggi ne diventano ingranaggi del
gioco folle e crudele. La musica di Rossini esprime quasi sempre un che di
diverso rispetto a quanto appare in scena, arriva addirittura ad esprimere il
delirio del puro gioco verbale nel finale del primo atto: una cascata di fonemi
che spezzano il discorso in sillabe e suoni superbamente concatenati.