“La mia
scrittrice?
Voi la ognor celata amica mia,
ognor fuggente? “
Voi la ognor celata amica mia,
ognor fuggente? “
Che la musica
dell' Andrea Chenier di Umberto Giordano arrivi dritta dritta al cuore senza
particolari concettualismi è un fatto assodato e vincente di questa partitura
meravigliosa strapiena di melodie affascinanti e strabordante di una genuinità
che affascina e incanta a dispetto di critiche più o meno velate da parte di
detrattori musicofili con la puzza sotto il naso.
E bene lo ha
capito Sir Antonio Pappano che, entusiasta dello spiegamento melodico ad
alta temperatura di Giordano, ha voluto a tutti i costi riportare il capolavoro
del compositore foggiano alla Royal Opera House dopo trent'anni di assenza.
Scelta vincente
sotto tutti i punti di vista, aiutata da uno spiegamento artistico di altissimo livello, ha visto il meritato
trionfo con il sold out in tutte le recite previste.
L'idea registica
di David
McVicar si sviluppa nell' impianto di tradizione, nel senso più felice
del termine, senza nessuna concessione a strampalati concettualismi tanto di
moda oggi ma semplicemente trasportando scenicamente ciò che è scritto nel
libretto.
Il che non vuol
dire noia o routine, poiché ogni singolo movimento, ogni singola entrata o
uscita di scena è studiata e precisa senza la minima concessione ad una
forzatura di maniera. Le scene funzionali di Robert Jones e gli
studiatissimi costumi di Jenny Tiramani completano un quadro
felicissimo nel quale si inseriscono le coreografie di Andrew George per la
scena della rappresentazione bucolica del primo atto. Funzionali e ben
preparate le luci di Adam Silverman.
Il versante
vocale vedeva il debutto di Jonas Kaufman nella parte del
titolo.
Il suo Andrea
Chenier è il risultato di uno spiegamento vocale senza risparmio, acuti
luminosissimi, voce irrobustita di volume e armonici rispetto agli ascolti
precedenti, intelligenza interpretativa, fraseggio impareggiabile e dizione
perfetta. Ogni singola nota uscita dalla sua gola risplende di luminosità,
supportata da una concezione vocale moderna che non si piega a facili
portamenti o a fantasie interpretative datate ma si basa unicamente su di una
tecnica vocale infallibile e studio preciso della parte.
Eva-Maria
Westbroek è stata sua degna partner interpretando una Maddalena
vocalmente e scenicamente appassionata. La voce è indubbiamente quella di un
soprano lirico spinto tutta calore timbrico, intenso volume e buona tenuta nel
registro grave. Se qualche incertezza o forzatura c'è stata, credo sia dovuta
esclusivamente ad un affaticamento imposto dai tempi, spesso dilatati al limite
della tenuta, imposti da Pappano soprattutto nel momento clou de “la mamma
morta”.
Zelico
Lucic ha interpretato un Carlo Gerard molto convincente pur notando un
certo affaticamento nella voce. Il vibrato molto fisso delle sue note non aiuta
certamente a donare calore e passione al suo canto ma viceversa delinea un
vocalità aspra e violenta che nel suo personaggio non difetta affatto.
Purtroppo della
vocalità calda e suadente alla quale Denyce Graves ci aveva abituato in
passato non rimane che solo un vago accento, la sua Bersi comunque risulta
convincente.
Il personaggio
dell' Incredibile, per quanto possa risultare minore, ha un ruolo centrale
nella vicenda dell'opera e pensare di interpretarlo senza la giusta dose di
caratterismo o peggio di una giusta vocalità, rende grave danno all'impianto
dell'opera. Carlo Bosi non difetta affatto di nessuna di queste qualità
regalandoci una interpretazione da manuale.
La Contessa di
Coigny di Rosalind Plowright è aristocratica, stucchevole e acida come
deve essere, e non ne avevamo il minimo dubbio al proposito poiché da una
grande interprete come Lei che nel passato ci ha regalato momenti
impareggiabili, non ci si poteva aspettare di meglio.
La sempreverde Elena
Zilio è stata una Madelon impagabile per convinzione scenica e vocale.
Molto bene anche
il Roucher di Roland Wood dalla voce precisa e convincente.
Completavano il
foltissimo cast con partcipazione scenica e capacità John Cunningham
(maggiordomo), Peter Coleman-Wright (Fleville) Peter Hoare (l'Abate), Adrian
Clarcke (Mathieu), Yuriy Yurchuk (Dumas), Eddie
Wade (Fouquier-Tinville), Jeremy Withe (Schmidt).
Sir Antonio
Pappano dirige con la consueta precisione e maestria l'orchestra della
Royal Opera House in un crescendo di entusiasmanti momenti tutti tesi alla
ricerca dell'esaltazione muscolare e dell'enfasi elegiaca di cui la musica di
Giordano dell'Andrea Chenier è piena. L'orchestra risponde con partecipazione
superlativa alle sollecitazioni del suo Direttore nonostante il suo gesto, ci è
parso, sia divenuto sempre più criptico e sinceramente incomprensibile rispetto
al passato, e la scelta di dirigere senza bacchetta non fa che accentuare la
cosa.
Renato
Balsadonna a capo del concentratissimo Royal Opera Chorus
apporta alla serata quel contributo indispensabile di maestria e altissima
professionalità.
Successo
irrefrenabile da parte di un teatro gremito in ogni ordine di posti ed
entusiasta.
Pierluigi
Guadagni
LA PRODUZIONE
Direttore
d’orchestra Antonio Pappano
Regista David McVicar
Scene Robert Jones
Costumi Jenny Tiramani
Luci Adam Silverman
Coreografia Andrew George
GLI INTERPRETI
Andrea Chénier Jonas Kaufmann
Maddalena
de Coigny Eva-Maria Westbroek
Carlo
Gérard Željko Lučić
Bersi Denyce Graves
Madelon Elena Zilio
Contessa
de Coigny Rosalind Plowright
Roucher Roland Wood
Pietro
Fléville Peter Coleman-Wright
Fouquier-Tinville Eddie Wade
Mathieu Adrian Clarke
The Incredibile Carlo Bosi
Abbé Peter Hoare
Schmidt Jeremy White
Major
Domo John Cunningham
Dumas Yuriy Yurchuk
Concert
Master Peter Manning
Orchestra of the Royal Opera
House
Royal Opera Chorus
Foto Royal Opera House