Con
un Concerto di Capodanno dal ricco programma si chiude e si apre l’anno solare alla
Fenice di Venezia, caratterizzato come di consueto da una prima parte riservata
al pubblico in sala ed una seconda parte estesa al pubblico televisivo, che si
conclude con il coro del Nabucco ed il brindisi della Traviata di Giuseppe
Verdi. Protagonisti di questa edizione il giovane Maestro inglese Daniel Harding alla testa dell’Orchestra
della Fenice, gradito ritorno dopo il concerto del 2010/11, il soprano Maria Agresta, di recente applaudita in
Simon Boccanegra proprio su questo palcoscenico, e l’atteso tenore Matthew Polenzani.
La
prima sezione è dedicata a Beethoven con una ouverture che celebra guarda caso proprio
il teatro, Die Weihe des Hauses (la consacrazione della casa, qui intesa come teatro), ove viene sottolineata
proprio la quasi sacralità dell’avvenimento per cui fu eseguita in primis nel
1822, ossia la riapertura dello Joseph-stadt Theater di Vienna. Ed è soprattutto
questo carattere di ‘solennità’ profana che affiora dall’esecuzione
dell’orchestra per questo lavoro, già nelle prime battute e persistente per
tutto il pezzo. La Sinfonia n.8 in fa maggiore, precedente di circa dieci
anni, è considerata da molti come un ritorno al settecento di cui piuttosto ne
è un elaborato sviluppo se non addirittura una parodia, per la giocosità dei
temi, la leggerezza che se ne esala e la sua irresistibile ballabilità. Il
Maestro Harding guida le varie sezioni con morbidezza e gesto delicato, da cui
deriva un suono raffinato e ricco. In questo caso è parso però che la partitura
potesse essere ulteriormente ‘masticata’ per coglierne a pieno carattere e
dinamicità.
Con Rossini e
la sinfonia de
La gazza ladra si cambia decisamente registro: dopo l’introduzione
aperta dai tamburi dal tono piuttosto imperioso, quasi una sottolineatura delle
singole note ad esaltarne la componente
maestosa, si passa ad un tocco di leggerezza ed un impeto brioso che
arricchiscono l’impasto di insieme fino allo sfociare nel crescendo finale. L’orchestra
trova nuova linfa e sembra decollare nelle mani del direttore.
Breve intermezzo
potremmo definire ‘D’immenso giubilo’ eseguito dal
coro feniciano, tratto da un momento di
apparente felicità in un’opera marcatamente fosca e drammatica quale Lucia di
Lammermoor, che sancisce il passaggio verso la parte cantata dagli interpreti
solisti.
Con Puccini e
la conclusione del primo atto de ‘La bohème’ si entra nel vivo del concerto. Matthew Polenzani esordisce con
‘Che gelida manina’: la sua è una voce salda e sa imprimere degna espressività
al canto. Maria Agresta dà il meglio di sé con
il classico ‘Mi chiamano Mimì’: il suo strumento si fa morbido, il fraseggio
impeccabile e l’interpretazione sentita fin quasi alle lacrime. Il duetto ‘O
soave fanciulla’ chiude il momento idilliaco con il consueto sparire della
coppia tra le quinte. Ed è qui in particolare che l’orchestra si è resa
protagonista ed al tempo stesso perfetta cornice per i solisti, creando sonorità
vellutate e offrendo colori molteplici, sottolineando pause, dosando con intelligenza i crescendo, come se il respiro dei cantanti fosse all’unisono con il direttore.
Per la
sezione dedicata a Verdi, quasi un divertissement per il soprano Agresta la sua
‘Sempre libera’ da La Traviata, per l’occasione dal ritmo particolarmente serrato,
come a sottolineare il vortice di pensieri che affollano la mente della giovane
festaiola.
Polenzani
imprime invece gravità e sentimento alla sua ‘Quando
le sere, al placido’ dalla Luisa Miller.
Momenti
di deliziosa esaltazione orchestrale con il Boogie-woogie di Nino Rota da Napoli Milionaria, un omaggio ad Eduardo De Filippo, ed il Can-can della Danza delle ore dalla Gioconda di Ponchielli. Il suono si
fa scintillante e carico di vitalità, l’orchestra è coinvolgente.
E balzando da un’epoca e l’altra non potevano mancare i
due ‘mast’ del concerto, come detto ‘Va pensiero’, cui va reso merito a coro ed
orchestra per la particolare leggerezza con cui è stato eseguito, ed il
brindisi della Traviata con i solisti, bissato a furor di una platea parecchio festosa
e soddisfatta.
Maria Teresa Giovagnoli
PROGRAMMA
Ludwig van Beethoven
Die Weihe des Hauses
Ouverture, op. 124
Sinfonia n.8 in fa maggiore op. 93
****************************
Gioachino Rossini
La gazza ladra: Sinfonia
Gaetano Donizetti
Lucia di Lammermoor: «D’immenso giubilo»
Giacomo Puccini
La Bohème: «Che gelida manina» - «Mi chiamano Mimì» - «O soave fanciulla»
Nino Rota
Napoli Milionaria: Boogie-woogie
Amilcare Ponchielli
La Gioconda: Can-can dalla Danza delle ore
Giuseppe Verdi
Luisa Miller: «Quando le sere, al placido»
La traviata: «Sempre libera degg’io»
Nabucco: «Va’ pensiero sull’ali dorate»
La traviata: «Libiam ne’ lieti calici»
direttore Daniel Harding
soprano Maria Agresta
Die Weihe des Hauses
Ouverture, op. 124
Sinfonia n.8 in fa maggiore op. 93
****************************
Gioachino Rossini
La gazza ladra: Sinfonia
Gaetano Donizetti
Lucia di Lammermoor: «D’immenso giubilo»
Giacomo Puccini
La Bohème: «Che gelida manina» - «Mi chiamano Mimì» - «O soave fanciulla»
Nino Rota
Napoli Milionaria: Boogie-woogie
Amilcare Ponchielli
La Gioconda: Can-can dalla Danza delle ore
Giuseppe Verdi
Luisa Miller: «Quando le sere, al placido»
La traviata: «Sempre libera degg’io»
Nabucco: «Va’ pensiero sull’ali dorate»
La traviata: «Libiam ne’ lieti calici»
direttore Daniel Harding
soprano Maria Agresta
tenore Matthew Polenzani
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
FOTO MICHELE CROSERA