Con una scelta coraggiosa il Teatro Regio di
Torino porta in scena insieme il capolavoro di Enrique Granados Goyescas e Suor
Angelica di Giacomo Puccini. Se anche le due opere apparentemente per
ambientazione possono sembrare distanti, nella visione del regista Andrea
De Rosa che cura anche le scene, vi sono diversi aspetti che le
accomunano. Non certo per il noto debutto di entrambe a New York (nel 1916 la
prima e nel 1918 la seconda), ma
soprattutto per la rappresentazione del dolore e del dramma al femminile e di
un modo di viverlo intensamente, che sia passione manifesta di giovani e
intemperanti madrileni con a capo due protagoniste conturbanti, oppure amore
celato in segreto di una mamma costretta in convento. Il regista sceglie di
attualizzare i due drammi pur restando squisitamente fedele ai contenuti poiché
certe realtà sembrano destinate a non mutare. Di Paquiro e Fernando che si
sfidano per gelosia ne è pieno il pianeta, di donne ferite e ormai sole dato il
tragico destino dei compagni altrettanto, per non parlare di tutte le donne al
mondo private della gioia di crescere un figlio, perché strappato alla nascita
o perché mai arrivato. Così vige un senso di impotenza, di sconfitta e di vuoto
in entrambe le opere, per un dittico non usuale ma a nostro avviso possibile.
Il senso di vuoto nell’ animo è il punto di
partenza di Goyescas, giacché l’azione
parte da un enorme fosso scavato nel terreno ove il buio che è intorno è
spezzato da lampi di chiarore sui protagonisti, che evidenziano sì le loro
azioni, ma anche la sensazione di assenza circostante. Sono effetti a cura di Pasquale Lucenti, che secondo noi funzionano molto bene allo scopo. Si sa che Goya
ispirò il compositore di questo lavoro con le atmosfere particolari dei suoi
dipinti di vita quotidiana e da questi De Rosa è partito anche per il suo
allestimento. Anche i vari costumi di Alessandro
Ciammarughi sono pertinenti all’ambientazione, citando tra gli altri il
celebre quadro de La maja desnuda per Rosario. Fedele alla tradizione è anche la
presenza del fantoccio, che è certo strumento di sollazzo ma anche simbolo
della labilità dell’essere umano che tanto spesso viene manipolato a sua
insaputa. Così il capitano della guardia Reale Fernando cade sconfitto per
un episodio mal interpretato, acceso da insensata gelosia. Ma addirittura per
il regista nemmeno il torero scampa al destino di morte rimanendo ucciso egli
stesso nello scontro col capitano. E quasi a sbeffeggiar tutti le musiche
festose a ritmo di fandango di Granados coinvolgono, sorprendono, ammaliano,
come i passi di danza coreografati da Michela Lucenti.
Nel cast della serata spiccano proprio le
figure femminili, vittime e causa delle vicende in atto.
Giuseppina Piunti è una Rosario soprattutto
passionale piuttosto che dama di gran casato. La sua sensualità è quasi
sfacciata e nel suo canto di passione e vigore tutto sembra istigare alla gelosia
che arde nel cuore di Fernando. La sua voce è volumetrica e si espande nella
sala del Regio aggiungendo dramma al ricco colore.
Anna Maria Chiuri riesce a far emergere carattere e vitalità al
suo ruolo di Pepa nonostante non sia stato concepito con la stessa forza di
Rosario, grazie al bel timbro brunito e rotondo ed al marcato piglio da
popolana.
Andeka Gorrotxategui
e Fabián Veloz sono l’altro piatto della bilancia emotiva:
Fernando e Paquiro, il valoroso capitano ed il popolare torero, forse fantocci
nelle mani delle loro donne, simbolo di tanti giovani portati alla reciproca
distruzione, ma inevitabilmente causa di dolore e tormento per le compagne
rimaste in vita sole e abbandonate. Il primo forte di una voce vellutata con
dei bei centri pieni ed il secondo dal timbro scuro che dona corpo ad una voce
interessante.
Chiude il cast Alejandro Escobar nel brevissimo ruolo di Una
voce. Il coro preparato da Claudio Fenoglio ha una valenza fondamentale, i magnifici
majos e majas animano la scena da perfetti popolani, assestando entrate
perfette e offrendo un’ottima amalgama vocale.
Infine l’ottima orchestra guidata da Donato
Renzetti
dona equilibrio ed uniformità ad una partitura per certi versi considerata discontinua, trovando soprattutto nei passaggi strumentali una ricchezza e
profondità di suono straordinari.
Il pubblico ha omaggiato tutti gli interpreti
mostrando un calore discreto alla rappresentazione.
LA PRODUZIONE
Direttore d'orchestra Donato Renzetti
Regia e scene Andrea De Rosa
Costumi Alessandro Ciammarughi
Coreografia Michela Lucenti
Luci Pasquale Mari
Assistente alla regia Paola Rota
Assistente ai costumi Sonia Salvatori
Maestro del coro Claudio
Fenoglio
GLI INTERPRETI
Rosario, dama di gran
casato,amata da Fernando Giuseppina
Piunti
Fernando, capitano della
guardia reale Andeka Gorrotxategui
Paquiro, torero Fabián Veloz
Pepa, ragazza del popolo,
amante di Paquiro Anna Maria Chiuri
Una voce Alejandro
Escobar
Orchestra e Coro del Teatro Regio
Balletto civile
Nuovo allestimento
in coproduzione con Maggio Musicale
Fiorentino
e Teatro di San Carlo di Napoli
Foto Teatro Regio Torino
Con Suor Angelica il senso di impotenza e
disfattismo si accentua ancor maggiormente se si considera che il tragico
epilogo è causato da eventi estranei alla volontà della protagonista. Andrea
de Rosa ambienta la storia addirittura in un manicomio verso gli anni
cinquanta del secolo scorso, ove le suore dovrebbero prendersi cura delle
sciagurate pazienti, ma solo Suor Angelica sembra curarsene, con le sue erbe ed
intrugli di ogni genere. Una enorme grata separa il proscenio dal resto del
palco e solo la protagonista può uscire, la ex principessa che non indossa
neanche abiti monacali, per dedicarsi all’ unica distrazione al perenne
pensiero di suo figlio. Sullo sfondo le sventurate folli gironzolano compiendo
gesti inconsistenti, si respira un’aria carceraria se non da luogo di tortura.
L’angoscia cresce man mano che si spengono le speranze di Angelica di rivedere
la sua creatura e quasi un senso di oppressione guida gli atti delle monache.
In tutto ciò non c’è spazio nemmeno per il miracolo e l’assoluzione: suor
Angelica muore semplicemente abbracciata al bambolotto portole da una paziente
impietosita. I costumi sono sempre di Alessandro Ciammarughi con luci affidate ancora a Pasquale
Mari.
Molto positiva l’esecuzione musicale di tutte
le interpreti ben affiatate e chiamate una volta di più a dare il meglio in quanto
ad interpretazione.
E non manca all’appello una straordinaria Amarilli
Nizza, che come ci ha abituati vive in prima persona gli eventi con un
coinvolgimento ogni volta più intenso. Quasi assente rispetto a ciò che la
circonda, raccoglie e raggruppa le erbacce del suo giardino come un automa, ma
sempre pronta a tornare alla realtà per un aiuto alle consorelle. Trova nuovo
vigore nell’affrontare la Zia Principessa e piomba in autentica
disperazione all’annuncio della morte
del figlio. Notiamo che anche respiri e spasimi sono mirati e mostra
addirittura segni di follia nell’ansimante ricerca di un farmaco atto al
proposito risolutivo. Alla base vi è una voce possente che si piega alle
azioni: si fa dolce e morbida con le altre suore, si irrobustisce con la
parente in visita, diventa ampia ed avvolgente nella toccante ‘Senza mamma’.
Molto valida anche Anna Maria Chiuri
come Zia Principessa. Qui una anziana parente lontana dal voler infliggere
altri castighi alla nipote, una donna stanca e ricurva, affatto riccamente
vestita che si eclissa discretamente dopo aver riportato suo malgrado le
novità della famiglia. Così il mezzosoprano può esprimere al meglio le sue
qualità vocali ed attoriali, esaltando la gamma centrale del suo registro che
qui risulta particolarmente ambrato e colorito.
Nella folta schiera di sorelle citiamo le
ottime suora Zelatrice Silvia Beltrami, dalla voce
robusta e dal piglio autoritario, la Badessa Maria di
Mauro
che aggiunge al bel colore della voce un volume non indifferente ed un
buono squillo nella zona più acuta. Molto buone come detto tutte le altre che
ricordiamo: la suora infermiera Valeria Tornatore, Suor
Genovieffa Damiana Mizzi, la maestra delle novizie Claudia
Marchi,
Suor Osmina Nicoletta Baù, Suor Dolcina Maria
de
Lourdes
Martins,
la prima sorella cercatrice Samantha Korbey, la seconda
sorella cercatrice Daniela Valdenassi, la prima conversa Sabrina Amè, la seconda conversa Roberta Garelli, una novizia Eugenia Braynova, la prima suora Paola Isabella Lopopolo, la seconda suora Cristiana
Cordero, infine la terza suora Raffaella Riello.
Ottimo anche in questo caso il coro di Fenoglio
ed il coro voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio G. Verdi.
Ancora una volta l’orchestra si mostra con Renzetti
alla guida in grado di creare atmosfere e languori volti alla sottolineatura
degli eventi, mai un mero accompagnamento ma una esaltazione della musica
insieme alle voci delle interpreti, divenendo coinvolgente, ricca di colori e lirismi
perfetti per il dramma.
Applausi entusiasti e commossi ben distribuiti
tra le interpreti, con grandi ovazioni per Amarilli
Nizza, Anna Maria Chiuri ed il Maestro Renzetti.
Maria Teresa
Giovagnoli
LA PRODUZIONE
Direttore d'orchestra Donato Renzetti
Regia e scene Andrea
De Rosa
Costumi Alessandro Ciammarughi
Movimenti scenici Michela
Lucenti
Luci Pasquale Mari
Assistente alla regia Paola Rota
Assistente ai costumi Sonia Salvatori
Maestro dei cori Claudio
Fenoglio
GLI INTERPRETI
Suor Angelica Amarilli Nizza
La zia Principessa Anna Maria Chiuri
La suora infermiera Valeria Tornatore
La suora zelatrice Silvia Beltrami
Suor Genovieffa Damiana Mizzi
La maestra delle novizie Claudia
Marchi
La badessa Maria Di Mauro
Suor Osmina
Nicoletta Baù
Suor Dolcina
Maria de Lourdes Martins
Prima sorella cercatrice Samantha
Korbey
Seconda sorella Daniela
Valdenassi
Prima conversa soprano Sabrina Amè
Seconda conversa Roberta Garelli
Una novizia Eugenia
Braynova
Prima suora
Paola
Isabella Lopopolo
Seconda suora Cristiana Cordero
Terza suora
Raffaella Riello
Orchestra e coro del Teatro Regio
Coro di voci bianche del Teatro Regio e del
Conservatorio "G. Verdi"
Balletto civile
Nuovo allestimento
in coproduzione con Maggio Musicale
Fiorentino
e Teatro di San Carlo di Napoli
Foto Teatro Regio Torino