.. Tutto quello che faccio
sul palco è per il mio pubblico.
La Grecia è una terra
meravigliosa, ricca di storia e di arte, patria di grandi artisti e grandi
condottieri, scenario di incredibili leggende e miti. Da tale luogo mitologico
proviene questa straordinaria Artista, Dimitra
Theodossiou, soprano di
indiscussa sensibilità e fama mondiale, dalla voce potente e armonica, che sta
contribuendo a fare la storia della lirica internazionale con le sue intense e assolutamente
convincenti interpretazioni operistiche. Ha lavorato con grandissimi maestri
quali Abbado, Muti, Gelmetti, Viotti, Gergiev, Chailly, per citarne solo
alcuni. I più importanti teatri al Mondo
la hanno vista come protagonista in ruoli come Norma, Lady Macbeth, Violetta
Valery, Desdemona, ecc, sempre con grandissimi consensi di critica e
appassionati in sala.
Con la semplicità che contraddistingue
le grandi personalità la simpaticissima signora Dimitra mi racconta le
sue esperienze, la sua bellissima carriera, e tanti particolari su di sé in
modo davvero amichevole, come se ci conoscessimo da sempre, una persona davvero
squisita!
Come descriverebbe la sua
voce a chi non la conosce?
Beh se parliamo di
descrizione tecnica sono un soprano lirico con accenti drammatici di
coloratura. La mia voce ha poi la caratteristica di possedere dei pianissimo
assoluti, filati, ed anche, laddove occorre, la potenza necessaria per renderla
particolarmente drammatica. Dal punto di vista espressivo invece mi sento come
un cavallo selvaggio, non ho bisogno di essere ‘inscatolata’, ho bisogno della
libertà necessaria di esprimermi.
Quali sono i ricordi più cari della sua carriera e i momenti
che Le hanno dato maggiore soddisfazione?
Sicuramente significativo il
mio debutto assoluto con la Traviata
nel gennaio 1995, una grandissima opportunità per me, un ricordo carissimo
nella mia vita. Poi è arrivata Anna
Bolena, immediatamente dopo Donna Anna in Don Giovanni, per non parlare di Lucia di Lammermoor successivamente. Ruoli non da poco, e
la cosa che più mi ha dato
soddisfazione è stata la fiducia che mi è stata data, pur essendo agli inizi,
nell’affidarmi personaggi così impegnativi dal punto di vista vocale. E le cose
poi sono sempre andate bene, studiando, impegnandomi, dando tutta me stessa. Momenti straordinari che hanno significato
molto per me e che porterò sempre nel cuore. Nel 1998 poi la svolta con Attila a Bologna, proposta dal grande
Maestro Tangucci. A quel tempo non conoscevo bene il ruolo, non mi resi conto
di quanto difficile fosse, così accettai senza pensarci troppo, e si pensi che
la gente mi prese per matta!! Devo dire che fu fondamentale l’incoraggiamento
del Maestro Tangucci, ma io sono anche una tosta, che ama il rischio, così ho
studiato un anno intero, mi sono preparata profondamente per farlo bene, e la
grinta che ci ho messo è forse la mia caratteristica che si vede anche sul
palco. Fu un grandissimo successo nell’aprile del ’99 e mi aprì le porte della
carriera internazionale.
Cosa avrebbe fatto se non
avesse scelto questa carriera?
Devo dire che non pensavo di
fare questo mestiere. Anche se mio padre mi portò a teatro a vedere il
Trovatore a sei anni e già allora mi balenò alla mente l’idea di diventare una
cantante. Ma lui preferiva per me un lavoro più tradizionale, così non ci
pensai più di tanto una volta cresciuta. Rimase un sogno, ho studiato Economia
pensando di fare tutt’altro, finché non
incontrai per caso in treno quella che sarebbe stata la mia futura insegnante
di canto. È stato il destino per me. Avevo venticinque anni e a 29 anni il
debutto al Teatro Megaron di Atene
con Traviata.
Come studia una partitura
nuova?
Praticamente mi lascio
guidare intuitivamente dalla musica, dallo spartito, dalle indicazioni del
compositore. Non vado alla ricerca delle fonti, del contesto storico, dell’ispirazione
dell’autore o delle interpretazioni del
personaggio date da altri. Cerco il ‘mio’ modo di sentire il ruolo, eseguendo
alla lettera ciò che è stato scritto. Certe emozioni sono eterne, vanno aldilà
delle classi sociali, del contesto storico, delle interpretazioni che se ne
possono dare. Il dolore di una madre allontanata dal figlio è universale; certe
sofferenze, certe sensazioni drammatiche nascono da noi stessi, da dentro di
noi, ed io cerco di farle rivivere sul palcoscenico e con la mia voce. Mi
lascio guidare dalla musica stessa.
Quanto conta l’immagine oggi
nel mondo del Teatro d’Opera?
Purtroppo tantissimo! Oggi
conta molto più l’aspetto esteriore di un cantante che le sue qualità vocali.
Molto triste ma è così. Va benissimo avere una voce discreta ma un bell’aspetto,
piuttosto che una bellissima voce con un aspetto meno attraente. Ci sono alcuni
teatri che ingaggiano i cantanti in base alle loro misure. Questo dispiace
molto perché invece c’è chi dedica la sua vita a questo mestiere, non per gioco
o per guadagnare denaro, ma perché è una vocazione che nasce da dentro; io non
vorrei fare altro, è la mia vita. Oggi si rischia di far diventare tutto come l’industria cinematografica,
perdendo la sostanza del nostro lavoro: la musica.
Come si concilia un mestiere
“frenetico” come il Suo con la vita familiare/privata?
Non è semplice ma cerco di
riuscirci. Ci vuole anche un po’ di sacrificio: ho un figlio di 19 anni col
quale ho un bellissimo rapporto, ma ci è voluto un po’ per raggiungerlo. Col
mio mestiere non è facile, ma cerco di mantenere i contatti con le persone a me
care, la mia famiglia, gli affetti più importanti. È una cosa a cui tengo
molto.
Il rapporto con le Regie
d’Opera tradizionali e quelle moderne?
Indubbiamente amo le regie tradizionali. Questo
perché certe opere sono state ambientate in determinate epoche e se si vuole
fare un’opera moderna basta prendere una composizione moderna ed ambientarla
dove si vuole. Questo è il mio gusto personale. Tuttavia se si vuole fare una
ambientazione moderna io faccio anche quella. Quello su cui non transigo è il
mio costume: deve essere di classe! Non potrei più accettare, come fatto ad
inizio carriera, di cantare ‘Sempre libera’ con i leggings! Per il resto faccio tutto quello che mi si
chiede di fare, l’importante è che sia bello per il pubblico, per l’opera
stessa.
Come è il suo rapporto con i
direttori d’orchestra?
Molto positivo certo!
Secondo me il direttore d’orchestra deve aiutare il cantante. Se non mi aiuta
mi sento un po’ persa. Tuttavia con l’esperienza si riesce anche a fare
abbastanza bene pur se non seguiti come si
dovrebbe. È un rapporto molto bello ed intimo, importante. Credo di andare
abbastanza d’accordo con tutti, ed io do’ sempre tutta me stessa a loro, non mi
risparmio. Non ho mai rifiutato di eseguire delle indicazioni.
Ha mai sofferto di invidia o
è mai stato oggetto di invidie altrui?
Io
credo fermamente che ognuno di noi sia fatto a suo modo. Siamo diversi gli uni
dagli altri, unici a nostro modo. Perché desiderare di essere qualcosa di
diverso da sé? Non ce n’è bisogno. Non so se qualcuno mi invidi sinceramente,
ma non mi interessa. Io penso solo alla mia arte, al pubblico.
Città del mondo preferita?
Dove preferisce stare quando deve rilassarsi dopo tanto lavoro?
Mah, in effetti viaggiando
molto la mia vita è il Mondo intero. Tutte le città che mi hanno ospitato con
tanta cortesia sono nel mio cuore, mi hanno fatto allargare i miei orizzonti.
Ho bellissimi ricordi in tanti luoghi. Certo Atene è la mia patria, la città in
cui sono cresciuta. Ma anche in Italia sto bene, in Germania. Sto bene dove ho
vissuto bei momenti, come a Bologna per l’appunto.
Ha un cibo preferito?
Io amo il cibo! Mi piace
mangiare, ecco. Non ho un cibo preferito in particolare. È bello ritrovarsi
tutti insieme a tavola, per condividere i propri racconti, con amici, colleghi,
almeno una volta al giorno. È un momento in cui ci si lascia un po’ andare, ci
si scioglie, ci si vede con occhi diversi. Mi piace molto il ‘rito’ della
tavola. Mi piace tutto ciò che ha un buon gusto, la cucina internazionale,
quella del mio paese, un po’ tutto insomma.
È superstiziosa?
No,
con una madre tedesca non potrei, lei non tollerava certe cose e quindi neanche
io.
Il Suo rapporto con la
spiritualità?
Sono greca ortodossa, sono
credente, vado in chiesa quando posso, se sono libera di domenica e se trovo
una mia chiesa nella città in cui mi trovo.
La Fede ha una parte molto importante nella formazione e nella vita di una
persona.
Quale è il suo colore
preferito?
Appunto
amo il viola, anche per i suoi significati spirituali. Mi trasmette
tranquillità e serenità.
Ha degli hobbies?
Oh certo: adoro andare al
cinema! È il mio hobby preferito. Mi piacciono moltissimo i film romantici, con
delle belle storie d’amore da raccontare, le vecchie storie di una volta.
Ama più il giorno o la
notte?
Entrambi,
perché c’è sempre qualcosa da vivere, sia di giorno che di notte.
I Suoi colleghi preferiti
del passato e del presente?
Penso che non ci siano dubbi
su chi mi ispiri maggiormente. Certo, ce ne sono tante, ma la artista assoluta
che mi ha da sempre affascinata è la grande Maria Callas.
Cosa fa poco prima di salire
sul palcoscenico?
Semplicemente
prego, faccio il segno della croce affinché vada tutto bene, tutto qui, una
cosa molto semplice.
Come vive il rapporto con il
pubblico?
Guardi, io dedico al
pubblico tutto quello che faccio sul palco. Penso sempre a come coinvolgere la
gente, come far nascere in loro certi sentimenti che quasi non ci sono più.
Cerco di comunicare col pubblico. Io non sto lì perché devo cantare solo. Esco
e voglio comunicare alla gente le sofferenze del personaggio, le sue sensazioni.
Il tutto al meglio delle mie possibilità. Non si possono cantare certe cose
senza provare nulla, si creano certi sentimenti ed io li devo rendere più
realistici possibili. Non si può solo uscire sul palco e cantare, impossibile.
Come vede questo momento di
crisi che attraversa il settore della musica lirica?
Sono piuttosto arrabbiata
col sistema vigente oggi. Non è possibile vedere certe cose. Bellissime voci
distrutte dal business, oppure altre trascurate per l’ossessione della
giovinezza. Più giovane sei, più notorietà acquisti, e allora sei bravo. Non è
così che dovrebbe funzionare. Si finisce
col distruggere anche i giovani che potrebbero sviluppare la loro voce in
maniera straordinaria con lo studio, passo passo, ma vengono spinti troppo in fretta
alla ‘carriera’. Questo non va bene. Si rischia di far morire tutto.
Cosa manca nella Sua vita
oggi?
Beh, mi piacerebbe trovare
il compagno che stia al mio fianco per il resto della vita. Con il nostro
lavoro è molto difficile, soprattutto per una donna di una certa notorietà. Ma
avere qualcuno accanto che ti sostiene, ti aiuta, ti accompagna nel cammino di
tutti i giorni è una cosa molto importante, che ti completa.
È mai successo qualcosa di
buffo in scena, di imprevisto?
Piccole cose soltanto per fortuna,
tipo un coltello che non arriva in Norma, o un foglio non consegnato in Nabucco
su cui si basa tutta la scena, il ché al momento è una tragedia, ma per fortuna
si risolve tutto sempre con un po’ di inventiva ed improvvisazione. Altre volte
invece sono i colleghi stessi a fare degli scherzi, tipo tentare di farti
ridere apposta quando invece il momento è drammatico. Eh sì ne succedono di
cose in scena..
Dunque: a Catania Un ballo in maschera, ad Atene Nabucco,
Simon Boccanegra a Genova, Aida
a San Remo, Traviata in Giappone,
sempre Un ballo in maschera a
Bergamo e Savona, ed una serie di progetti ancora in fase di lavorazione.
Con immensa gioia ringrazio
la grande Dimitra Theodossiou per avermi dedicato un po’ del suo tempo,
per la ricchezza dei contenuti, dei bellissimi racconti, delle emozioni che
riesce sempre a trasmettere con le sue parole. Una persona di grande cuore e
veramente sensibile, degna interprete del melodramma, amata moltissimo dal
pubblico e da chiunque abbia la fortuna di conoscerla. Le auguro tantissima
fortuna, tantissimi altri bei ricordi da condividere, e naturalmente le faccio
un grande in bocca al lupo per i suoi prossimi impegni, che siano tutti grandi
successi come merita!
MTG