Con
un bel successo di pubblico si alza il sipario anche sulla stagione lirica del Filarmonico
di Verona per una produzione di Lucia di Lammermoor che arriva dal Teatro
Bellini di Catania.
Il regista Guglielmo Ferro
ricopre lo spettacolo di una estrema vena lugubre, ove lo spettro della morte
aleggia sui protagonisti sin dalle prime scene: il buio regna sovrano, i
costumi di Françoise Raybaud
sono principalmente neri, come nero è l’abito che indossa Lucia per le nozze;
neri sono i fondali, ove si proiettano le immagini di Massimiliano Pace,
che alternano scorci naturalistici ad elementi architettonici; scure sono le
luci curate da Bruno Ciulli
e ridotti al minimo sono gli elementi scenici ideati da Stefano Pace.
Seguendo dunque questa atmosfera generale quasi dimessa ed estremamente
intimistica, i personaggi in scena sono lasciati molto liberi di interpretare e
conseguentemente di agire.
La
compagnia di canto ha registrato un vero e proprio trionfo per la coppia Lungu/Pretti
impegnati nei ruoli principali.
Nel
ruolo del titolo debutta Irina Lungu
che conferma di avere una voce dalla pasta morbida, ben sostenuta dal fiato e dall’ottimo
volume. La sua vocalità risulta vincente nei passaggi prettamente lirici, meno
spontanee le impervie agilità, così come dal punto di vista interpretativo potrebbe
sfruttare maggiormente la libertà lasciata dal regista. Ha comunque dato tanto di
se stessa al personaggio, sì da raccogliere applausi prolungati ed entusiastici per la attesissima scena della pazzia.
Edgardo
è un ispiratissimo Piero Pretti.
Il suo canto di cuore ed energia è sostenuto da una bella voce molto aperta che
si lancia sicura in acuto e proiettata in avanti. Si cala nel personaggio con consapevolezza e
sentimento, raggiungendo il culmine in ‘Tombe
degli avi miei’ con una scena finale che suggella una performance di successo.
Molto
interessante il timbro di Marco Di
Felice; il baritono è un Enrico assai espressivo che utilizza al meglio la libertà lasciata dalla regia risolvendo anche vocalmente il ruolo
con sicurezza ed offrendo un buon fraseggio.
Sufficiente
ci è parso il Raimondo di Sim Insung,
mentre a completare il cast sono l’Arturo di Alessandro Scotto
di Luzio, la buona Alisa di Elisa Balbo ed
il Normanno di Francesco Pittari.
Ottima
la prova del coro, posto quasi sempre in formazione a schiera, preparato dal
Maestro Salvo Sgrò.
Infine
l’orchestra ha visto impegnato alla guida il Maestro Fabrizio
Maria Carminati, che ha offerto una conduzione attenta
e dinamica della partitura. Il suono è bilanciato tra le sezioni, si arricchisce
di sfumature morbide nell’accompagnare i momenti lirici, così come coglie il
pathos nel dramma, ponendosi al servizio degli interpreti e soprattutto della
partitura. Piccola pausa per lo spezzarsi della corda dell’arpa in procinto di
suonare l' assolo che introduce Lucia, prontamente sostituita tra gli applausi del pubblico.
Come
detto grande successo
per tutti gli interpreti, in special modo per i protagonisti principali ed
anche il direttore Carminati.
Maria Teresa Giovagnoli
LA PRODUZIONE
Direttore
|
Fabrizio
Maria Carminati
|
Regia
|
Guglielmo Ferro
|
Scene
|
Stefano Pace
|
Costumi
|
Françoise Raybaud
|
Video
maker
|
Massimiliano Pace
|
Luci
|
Bruno Ciulli
|
Direttore del
coro Salvo Sgrò
GLI INTERPRETI
Enrico
|
Marco Di
Felice
|
Lucia
|
Irina Lungu
|
Edgardo
|
Piero Pretti
|
Arturo
|
Alessandro Scotto
di Luzio
|
Raimondo
|
Sim Insung
|
Alisa
|
Elisa Balbo
|
Normanno
|
Francesco Pittari
|
ORCHESTRA, CORO
E TECNICI DELL’ARENA DI VERONA
Allestimento
del Teatro Massimo Bellini di Catania
Foto Ennevi per gentile concessione della Fondazione Arena di Verona