Quando Shakespeare scrisse questo
dramma viveva un’epoca di cospirazioni, guerre sanguinarie, nell’Inghilterra
che aveva appena salutato la grande Elisabetta 1 e che aveva appena sventato la
Congiura delle polveri. Fu un’ implicita dedica al re James di Scozia, re buono
e virtuoso come qui Duncano, la cui dinastia era destinata a regnare a lungo
nella visione encomiastica del drammaturgo. Fulcro della vicenda sono i drammi
mentali e la brama di potere dell’usurpatore Macbeth, il desiderio di possedere
sempre di più, di regnare ad ogni costo schiacciando tutti coloro che si parino
davanti al suo cammino, istigato da una Lady agghiacciante che viene inghiottita
essa stessa dalle sue follie. Verdi voleva un’opera che colpisse e restasse
impressa, e prendendo ‘in prestito’ questo soggetto riuscì a scuotere non poco
gli animi degli italiani a suo tempo.
E se sono le cupe e folli visioni le vere
protagoniste di questo dramma, anche una messa in scena essenziale come quella
prodotta dalla Fondazione veronese in questo caso, risulta di notevole
efficacia e soprattutto impatto psicologico. Il contesto di cornice è una
scuola d’arte, ove nella visione di Stefano Trespidi
un gruppo di ragazzi sta provando appunto il
suddetto dramma. Pertanto, sul palco vi è un altro palchetto ridotto, secondo
lo schema del ‘teatro nel teatro’, su cui si esibiscono i loro compagni, e sul
fondo si cala a tempo debito uno schermo che esemplifica di volta in volta il
pensiero e gli incubi dei protagonisti, con immagini piuttosto forti, tratte
ora da produzioni storiche, ora ritraenti gli interpreti stessi. Il tutto con
luci scure ed effetti di nebbia che esaltano l’offuscamento della mente
dell’ambizioso protagonista e della sua compagna, aiutati da pochissimi oggetti
significativi.
Macbeth è interpretato da Andrzej Dobber.
L’interprete è di classe e colpisce immediatamente per la sua presenza scenica.
Il colore della voce è molto bello, un baritono che potrebbe spingersi anche
verso note più chiare e l’impasto vocale che ne risulta è davvero di piacevole
ascolto. Ci sarebbe piaciuto che si spingesse anche di più nell’impersonare
cotal usurpatore, sia vocalmente che dal
punto di vista della caratterizzazione del suo personaggio. Si denota infatti
qualche accenno di stanchezza, soprattutto verso la fine della
rappresentazione, ma ciò non compromette la resa generale del ruolo che è
comunque decisamente nelle sue corde.
La sua fedele compagna è una splendida e crudele
Susanna Branchini.
Tratteggia il personaggio con straordinaria interpretazione, espressività e
convinzione in ogni scena. Il ruolo non da’ tregua e le arie difficili si susseguono
a ritmo incalzante, ma il soprano le risolve in scioltezza con la sua tecnica e
voce potente e sufficientemente scura da poter essere una credibilissima Lady.
L’espressione stessa del suo volto e la mimica che utilizza sottolineano la
resa del personaggio. Gli applausi dopo
arie come Vieni!
t'affretta, o Una macchia è qui tuttora, sottolineano l’apprezzamento in
sala.
Roberto Tagliavini
ricopre il ruolo di Banco. La sua è una interpretazione sicuramente molto
sentita. Ha dato molto al personaggio cercando costantemente il suono giusto
per rendere al meglio i momenti più intensi. Voce dal colore scuro, un basso
pieno che però talvolta esagera leggermente nel chiudere i suoni vocalici.
Macduff
è affidato al tenore Massimiliano Pisapia.
Si muove bene sulla scena convincendo per
resa vocale ed interpretativa. Possiede una voce chiara che raggiunge
facilmente le note più acute ed esegue la sua aria Ah, la paterna mano con scioltezza e senza sforzo
alcuno.
Malcolm
è un discreto Giorgio Misseri,
dalla voce interessante che fa ben sperare in una crescita futura.
Chiudono
il cast la Dama di Lady
Macbeth ed il Medico, interpretati da Francesca Micarelli
e Dario Giorgelè
, ed il domestico di Macbeth/Sicario, Seung
Pil Choi, discreti anche senza troppo lasciare il
segno. Precise e diligenti, le voci bianche che dalla buca hanno cantato i
brevi passi di Apparizioni, Alberto Testa e Vittoria
Sancassani.
I ballerini dell’Arena di Verona hanno
interpretato con bravura e
precisione i ballabili con i particolarissimi costumi di Trespidi .
Ben si è comportato anche il coro areniano nell’impersonare le streghe, anche
se l’interpretazione vocale non è stata sempre coadiuvata da movimenti scenici
altrettanto validi.
Alla guida di questa miscellanea di emozioni
musicali il Maestro Omer
Meir Wellber. Il direttore ha dato
all’insieme operistico una lettura molto viva, dal ritmo incalzante dal primo
all’ultimo atto, come a sottolineare quanto le vicissitudini non diano tregua
neanche alla musica che le fa vivere. Il gesto è ampio e forse anche fin troppo
evidente, l’orchestra lo ha seguito perfettamente così come anche gli
interpreti sul palco.
Infine
un encomio particolare va alla Fondazione Arena di Verona, che ha rischiato vincendo
con una produzione innovativa, ricca di
spunti interessanti, con un tocco di tecnologia e dimostrando che pur con pochi
mezzi si riesce a dar sfogo alla fantasia in modo intelligente che colpisce e
si ricorda, come Verdi desiderava per quest’opera.
MTG
LA PRODUZIONE
Direttore
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Omer Meir Wellber
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Coreografia
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Maria Grazia Garofoli
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Regia video
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Amerigo Daveri
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Coordinatore alla regia, scene e costumi
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Stefano Trespidi
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Lighting designer
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Paolo Mazzon
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Direttore
del Coro Armando Tasso
Direttore
del Corpo di ballo Maria
Grazia Garofoli
Direttore
allestimenti scenici Giuseppe De Filippi Venezia
GLI INTERPRETI
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Macbeth
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Andrzej Dobber
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Banco
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Roberto Tagliavini
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Lady Macbeth
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Susanna Branchini
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Dama di Lady Macbeth
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Francesca Micarelli
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Macduff
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Massimiliano Pisapia
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Malcolm
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Giorgio Misseri
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Medico
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Dario Giorgelè
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Domestico di Macbeth/Sicario
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Seung Pil Choi
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Apparizioni
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Alberto Testa/ Vittoria Sancassani
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ORCHESTRA, CORO
E CORPO DI BALLO DELL’ARENA DI VERONA