Il bellissimo romanzo
‘La Dame aux Camélias’ di Alexandre Dumas figlio è la fonte principale di
questa che è senza dubbio una delle opere più rappresentate ed amate da
pubblico ed artisti, e che vide la sua prima messa in scena proprio qui, a
Venezia, il 6 marzo 1853. E non si può credere che fu un insuccesso, vista
l’enorme popolarità di cui gode oggigiorno anche tra i meno esperti in campo
musicale. Comunque la si metta in scena, ambientata ai giorni nostri o secoli
addietro, le sfortunate vicende della donna di mondo innamorata prima della bella
vita e poi dell’amore stesso, suscitano sempre un profondo coinvolgimento in
chi le ascolti e le osservi da vicino.
Una peccatrice, una
donna le cui debolezze e virtù non hanno davvero tempo. Gioca molto sulla sua sensualità
il regista Robert Carsen, che sottolinea più volte anche l’importanza
del denaro nella vita della protagonista, con cascate di banconote che volano
nell’aria, ora lanciate dai protagonisti, ora a cospargere il suolo come un
manto di foglie secche nel primo quadro del secondo atto, per esempio.
E altra grande
protagonista di questa produzione è proprio la scenografia; essenziale per
certi versi, ma di forte impatto, e di ambientazione come si suole dire ‘moderna’. Patrick Kinmonth, che ne è il
creatore, ha pensato anche a dei costumi molto accattivanti e sfavillanti nei
colori e nelle forge. Basti pensare a quanto eccentrici sono i ballerini nel
secondo atto per il balletto mentre il coro intona ‘Noi siamo
zingarelle’ e poi ‘E' Piquillo un bel gagliardo’, immersi nell’oro dei tessuti e con molte trasparenze.
Per il resto,
la casa di Violetta nel primo atto è rappresentata dal suo letto al centro, a cui si aggiungono poi dei tavolini per la festa ed un pianoforte bianco, lasciato
suonare dal protagonista. Sullo sfondo, si intravvede un bosco attraverso la grande
finestra della stanza dietro al letto. La festa di Flora nel già citato secondo
atto si svolge in un salone accennato dai vari tavolini e popolato dal bravo
coro e dalle comparse. Al soffitto una tipica sfera multi sfaccettata da
discoteca. Nell' atto conclusivo colpisce la stanza di Violetta che lascia il posto ad una
specie di cantiere edile, con una impalcatura sullo sfondo, ed un tavolino con
vari barattoli ed utensili del mestiere. Una toilette si nasconde dietro una
porta aperta. La povera sventurata lascia il nostro mondo tra le
braccia di Alfredo sul nudo pavimento.
Il cast che ieri
sera ha animato questa produzione è tutto di giovani di belle speranze.
Violetta è una brava Jessica Nuccio, molto applaudita sia dopo la celeberrima ‘È strano! È strano...Follie!...Sempre libera’, che dopo ‘Parigi, o cara Gran Dio! Morir sì
giovane’. Il soprano
palermitano ha una bella voce giovane e chiara che sicuramente farà parlare di sé.
Il giovane tenore Ji-Min Park ha
rappresentato il personaggio dell’amore di Violetta con sempre crescente
convinzione e presenza scenica. Molto apprezzati sono stati i suoi duetti con la suddetta, tra cui il ben noto ‘Libiamo ne' lieti calici’, e lo struggente ‘ .. Amami Alfredo.’
Un
grande Giorgio Germont è stato impersonato dal baritono Simone Piazzola, la cui voce è
forte, corposa e profonda, e la sua interpretazione del padre preoccupato per
il futuro del figlio è stata veramente convincente, grazie anche alle sue indubbie
capacità attoriali. Molto applaudito al termine dell’aria ‘Di Provenza il mar, il suol’.
Si sono
distinti, tra gli altri, anche Annika Kaschenz, nel ruolo di Flora Bervoix, Marina Bucciarelli, nel ruolo di Annina, e Luca Dall’Amico, nel ruolo del dottor Grenvil, dalla presenza scenica davvero notevole.
L’orchestra
della Fenice è affidata alla bacchetta del Maestro Diego Matheuz. Il giovane
direttore colpisce per la sua incredibile disinvoltura nel dirigere un’opera
impegnativa come questa. Mostra molta sicurezza nel gestire il gran numero di
musicisti, riuscendo a trasmettere tanto vigore alla musica quanto profondo
sentimento nei momenti più commoventi, come gli applausi della platea hanno
fatto intendere alla fine della rappresentazione.
Gli apprezzamenti
non sono mancati alla fine della serata, per un’opera che lascia sempre il
segno, come il grande Verdi l’aveva pensata. Repliche fino al 30 Settembre.
MTG.
MTG.
LA
PRODUZIONE
Maestro concertatore e direttore Diego
Matheuz
Regia Robert Carsen
Scene e costumi Patrick Kinmonth
Coreografia Philippe Giraudeau
Light designer Robert Carsen e Peter Van Praet
Regia Robert Carsen
Scene e costumi Patrick Kinmonth
Coreografia Philippe Giraudeau
Light designer Robert Carsen e Peter Van Praet
GLI
INTERPRETI
Violetta Valery Jessica
Nuccio
Alfredo Germont Ji-Min Park
Alfredo Germont Ji-Min Park
Giorgio Germont Simone Piazzola
Flora Bervoix Annika Kaschenz
Annina Marina Bucciarelli
Gastone, visconte di Letorieres Iorio Zennaro
Il barone Douphol Armando Gabba
Il dottor Grenvil Luca Dall’Amico
Il marchese d Obigny Matteo Ferrara
Giuseppe Roberto Menegazzo
Un domestico di Flora Nicola Nalesso
Un commissionario Massimiliano Liva
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
Annina Marina Bucciarelli
Gastone, visconte di Letorieres Iorio Zennaro
Il barone Douphol Armando Gabba
Il dottor Grenvil Luca Dall’Amico
Il marchese d Obigny Matteo Ferrara
Giuseppe Roberto Menegazzo
Un domestico di Flora Nicola Nalesso
Un commissionario Massimiliano Liva
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO LA FENICE