‘Sono grata al pubblico che mi sostiene ogni giorno’.
Se la storia dell’Opera del
nostro paese ha potuto da sempre annoverare grandi personaggi tra le cantanti
liriche, un nome che sicuramente fulgido risplende oggi nel firmamento delle
nostre stelle operistiche è quello dell’incredibile soprano Desirée Rancatore. Le acrobazie della
sua voce fanno sognare gli appassionati melomani, ed i suoi innumerevoli successi
sono ormai storici, difatti ha cantato nei più importanti teatri del Mondo. Una persona
che rispecchia a pieno la sua città d’origine, Palermo: solare, allegra, che
ama stare con la gente e non si risparmia nell’arricchire le risposte con
dovizie di particolari ed aneddoti simpatici. Un vero piacere ascoltarla, oltre
che sul palco, anche nella vita di tutti i giorni.
Come descriveresti la tua voce a chi non la conosce? E’ difficile descrivere o
spiegare una voce nella sua pienezza, potrei usare degli aggettivi come solare,
luminosa, calda e.. alta! Proprio come il sole, che sta tanto in alto sopra di
noi.
Come descriveresti gli inizi della tua carriera e cosa ti ha
portato ad intraprenderla? Io nasco in una famiglia musicale, mio padre clarinettista
al teatro Massimo di Palermo e mia madre corista. Inoltre mio padre è un vero
melomane, quindi a casa sin da bambina era un continuo ascoltare opere o
concerti, sicché ho iniziato ad appassionarmi a questo genere musicale. Ho
cominciato a studiare pianoforte e
violino e poi a frequentare un corso complementare di canto corale, dove c’era
la finalità di preparare la ‘Petite
messe solennelle’ di Rossini per
eseguirla in concerto. Mi sono letteralmente innamorata del canto, partecipavo
al corso con entusiasmo, ero l’ultima ad andar via, cosa che invece non
succedeva col violino, non era una cosa che faceva per me, mi era stato
consigliato, ma sentivo che non era la mia vera passione. Così ho iniziato a
torturare mia madre per studiare canto, visto che lei cantava, ma non aveva mai
pensato che io potessi interessarmi allo studio di questa disciplina. A sedici
anni ho cominciato i miei studi principalmente con lei come insegnante, e da lì
a diciotto anni sono stata ascoltata dal tenore Luca Canonici, che era rimasto
colpito perché, pur con la mia voce da diciottenne, eseguivo arie piuttosto
difficili, come quelle da concerto di Mozart, con apparente facilità. Quindi ha
fatto ascoltare una mia registrazione al suo agente, e gli sono piaciuta! Non ho firmato subito un contratto, perché non pensavo alla
‘carriera’, non consideravo l’idea di farne proprio un lavoro, mi piaceva
cantare, tutto qua. Ma poi è arrivato il debutto a Salisburgo, grazie ad un concorso di canto che si teneva in Belgio,
dove io ero l’unica rappresentante italiana, con in commissione l’attuale
sovrintendente del Teatro Real di Madrid, Gerard Mortier, ma che allora era
sovrintendente al Festival di Salisburgo. Mi chiese di cantare Barbarina nelle Nozze di Figaro al suddetto Festival, ed io ovviamente accettai, ma
senza realizzare che grande opportunità mi si fosse presentata. Mi trovavo in
mezzo a nomi illustrissimi come Ildebrando D’Arcangeli, Susan Graham, il
direttore Edo De Wart, per citarne solo alcuni, senza quasi rendermene conto;
per me era un divertimento e basta.
Ci sono ricordi particolarmente cari di questi anni di
carriera? Ne
ho tanti, ma i ricordi particolarmente cari sono legati soprattutto al mio
periodo di studi, quando andavo dalla mia insegnante di canto a Roma, Margaret
Baker Genovesi. La mia prima insegnante è mia madre, ma per perfezionarmi
andavo a Roma ed ero molto spensierata, mi divertivo proprio tanto. Poi
naturalmente ci sono le prime conquiste, i contratti che arrivavano, le
conferme, e che dire del mio debutto in Giappone, indimenticabile!
Come vivi il rapporto con il pubblico? C’è chi mi ama e che mi odia,
non si può piacere a tutti. Ho notato che non c’è una via di mezzo tra chi mi
adora e chi mi odia proprio, forse perché ho una voce particolare che può
essere compresa e quindi apprezzata, oppure non gradita affatto. Ma posso dire
che le persone che mi amano lo fanno veramente col cuore e lo manifestano in
ogni modo. Ho degli ammiratori che mi seguono anche in giro per il mondo, fino
a Pechino o Los Angeles, e se non possono venire mi chiedono sempre come va,
come sto, veramente meravigliosi. Dei fan veri e straordinari, a cui sono molto
riconoscente, e che ringrazio giornalmente anche tramite il mio fan club su
internet, a cui cerco di dedicare sempre qualche minuto del mio tempo, perché
mi preme far sapere loro che ci tengo molto. Anche perché tutti noi siamo
impegnati nelle nostre vite, e come loro trovano il tempo per esternarmi il
loro affetto, anche io ho il piacere di fare altrettanto.
Cosa avresti fatto se non avessi scelto questa carriera? La stilista!! Era uno dei
miei sogni fin da piccola, sarei andata a Firenze a fare l’Accademia Pitti dopo
il corso a Palermo. Disegnavo modellini, bamboline, avevo anche un gioco per
creare i vestiti, ma mi obbligava ad usare i modelli predisposti e non mi dava
soddisfazione, allora piuttosto facevo i miei scarabocchi, ma erano creazioni
tutte mie. Che divertimento! Oggi purtroppo la moda vuole osare un po’ troppo
per i miei gusti, quindi non mi piace tutto; adoravo Versace, amo lo stile Valentino
e il grande Sarli, un sarto eccezionale. Armani è un genio, ma io sono troppo
eccentrica per le sue creazioni.
Quanto conta l’immagine oggi nel mondo del Teatro d’Opera? Tantissimo. In questi tempi poi è fondamentale.
Uno si deve adattare, pur non essendo d’accordissimo. Bisogna considerare che
ci troviamo in un’epoca di mass media in cui non trovi un brutto in tv neanche
a pagarlo, ed anche il pubblico d’Opera è piuttosto esigente, del resto è
difficile credere ad una Mimì malata che magari pesa duecento chili, o ad una
Violetta voluta da tutti, ma che poi non sia anche graziosa veramente. Non dico
che il pubblico voglia vedere delle modelle sul palco, assolutamente, ma almeno
gente gradevole, che però abbia la voce ovviamente.
Come studi un personaggio da interpretare? Studiando giorno e notte.
Quando ho debuttato in ‘Les Pêcheurs de
perles’ a Salerno per esempio, ho studiato sette ore al giorno, perché quando
decido di fare una cosa la porto a termine con decisione, e così è stato con
quest’opera, poi a fianco del Maestro Daniel Oren e col mio carissimo amico
Celso Albelo, un’emozione!
Con quali colleghi lavori particolarmente bene? Con Celso sicuramente, che è
come un fratello per me, siamo cresciuti artisticamente insieme e con lui ho
cantato di più finora, ma poi ce ne sono tanti altri e non vorrei dimenticare
nessuno: da Francesco Meli a Francesco Demuro, Antonio Poli, José Bros, tutti
veramente carini con me.
Come si concilia un mestiere “frenetico” come il tuo con la
vita familiare e privata? Difficilissimo, certo
gli amici di sempre ci sono, grazie anche alla tecnologia che ci permette di
comunicare in tanti modi; sento la mia famiglia quasi ogni giorno, del resto
mia madre è la mia insegnante, esigentissima tra l’altro, quindi ci sentiamo
anche per lavoro. Comunque è davvero poco il tempo che ho a disposizione per la
vita privata, questo mestiere ti toglie tanto.
Come è il tuo rapporto con i Direttori d’Orchestra? Beh sicuramente è un
rapporto di confronto, di scambio di pareri. Certo quando lavori con dei grandi
mostri sacri puoi solo imparare. Una grandissima esperienza è stata lavorare
col Maestro Riccardo Muti, che mi ha insegnato moltissimo, e con cui ho
eseguito tante volte lo Stabat Mater
di Pergolesi, un concerto al Teatro degli Arcimboldi di Milano con un pezzo contemporaneo, e naturalmente come dimenticare
l’inaugurazione della riapertura della Scala
nel 2004, con l’Europa Riconosciuta
di Salieri. Esperienze
indimenticabili!
Hai mai sofferto di invidia o sei mai stata oggetto di
invidie altrui? Purtroppo sì, tantissimo. Ma mi piacerebbe mettermi a confronto con
queste persone e spiegare loro che non c’è molto da invidiare, non c’è solo la
parte patinata che vedono loro, la mia è una vita difficile, piena di
sacrifici, e di tantissimo studio. Inizio alla mattina con gli esercizi, che
vanno fatti tutti i giorni. Può capitare un giorno in cui mi riposi, oppure in
vacanza, ma non più di cinque o sei giorni si fila, le corde vocali non possono
stare ferme. Bisogna esercitare tutto: corde, diaframma, fonazione, maschera,
tutto appunto. E bisogna stare attenti a non gridare mai. Inoltre bisogna
cercare di stare bene fisicamente, e anche questo talvolta non viene considerato,
non si accetta che un’ artista possa stare poco bene una serata, devi essere
sempre al cento per cento. Ma lungi da
me lamentarmi, ci mancherebbe!
Quale è la tua città del mondo preferita e dove riesci a
rilassarti? Relax
è a casa mia sicuramente, la mia villetta fuori Palermo. Quello è il mio
paradiso. Ma sono stata bene anche a Parigi, adoro Madrid, e Barcellona mi ha
impressionata! Non c’è una città dove preferirei stare piuttosto che un’altra.
Forse un po’ Madrid, avendo un compagno madrileno, mi viene più immaginabile.
Ma mi sento cittadina del mondo: che vogliamo dire di Roma? A parte il caos e i
problemi che può avere, cosa si può dire di una città così splendida?
Dove si mangia meglio o peggio secondo te? Beh diciamo intanto che mi piace molto mangiare! Ma lo posso fare gran
poco perché ho un metabolismo che va come i criceti, allora sono quasi sempre a
dieta. Però quando non lo sono adoro mangiare. Cucino le cose che mi piacciono ed
infatti so fare soprattutto i primi, che amo davvero. La carbonara è fra i miei
piatti preferiti, come anche la pasta con le vongole, le paste in generale come
dicevo. Si mangia molto bene in Puglia, infatti quando ho lavorato là tra una
prova e l’altra ho fatto man bassa di orecchiette; ma poi vogliamo parlare di
Bologna e Parma? Quando hai mangiato un bel ragù sei a posto. Si mangia
benissimo anche in Giappone: lì ti offrono solo cibo di qualità, e addirittura
a Tokyo ho mangiato degli spaghetti al dente incredibili! Amo molto anche la
cucina Indiana. Comunque in generale mi adatto al cibo della città in cui mi
trovo. Poi dipende dai gusti.
Cosa fai nel tempo libero? Amo molto andare al cinema e prediligo soprattutto i
thriller psicologici. Mi piace sempre cercare di scoprire chi è il colpevole. Il
mio film preferito è Seven, ho anche tutte le serie di Criminal Minds e di CSI,
ma amo anche i vari Grey’s Anatomy e simili. Ogni tanto disegno, e poi sono
letteralmente malata di shopping! Amo comprare i vestiti, una volta compravo
anche cose che non mi andavano, ma le acquistavo semplicemente perché mi
piacevano. E la cosa bella è che spesso al mattino apro l’armadio ed esclamo la
tipica frase: non ho niente da mettere!!
Quali sono i tuoi cantanti preferiti del passato e del
presente? Posso
dire di essere una callassiana
convinta. Non ho mai cercato di imitarla ovviamente, non mi permetterei, lei
era unica ed inimitabile. Ma la adoro letteralmente. Il primo ascolto della sua
Traviata mi ha impressionata! Apprezzo anche la Tebaldi, la Moffo, la
Sutherland, la Gruberova, le cantanti che ascoltavo grazie ai dischi in vinile
di mio padre. Uno dei miei miti del presente è la Devia, magari arrivare a dove
è arrivata lei con la sua freschezza. Poi Natalie Dessay, con cui sono
cresciuta facendo i suoi secondi cast, è un’altra cantante che stimo molto e da
cui ho imparato tanto, una persona eccezionale.
Quali ruoli prediligi? Sono certamente tre: Lucia, Elvira e Amina, uno di Donizetti e due di Bellini, che sin
da subito ho percepito come miei, gli altri invece sono cresciuti con me man
mano, come Gilda per esempio.
Cosa fai poco prima di salire sul palcoscenico? Dunque, io sono
un’abitudinaria, faccio le mie cose di sempre: mi alzo verso le nove e mezza -
dieci, inizio a studiare verso mezzogiorno e mezzo, poi mangio un piatto di
pasta, non faccio pennichella per non addormentare la voce, mi risposo solo un
po’ sul divano, mi concentro sul personaggio che devo interpretare e mi preparo
psicologicamente, poi prego: ho particolare simpatia per la figura di Gesù a
cui mi affido, e mi rivolgo anche alla mia amica Ambra che è morta anni fa ed è
il mio angelo custode. Non ho riti scaramantici, a parte augurare a tutti ‘in
bocca al lupo’ prima della recita.
Come vedi questo momento di crisi che attraversa il settore
della musica lirica? La crisi è un po’ ovunque, da noi ci sono teatri che la
affrontano meglio e chi purtroppo non ne ha la possibilità. La cultura in
generale è in difficoltà nel nostro paese, ma si cerca di resistere con certe
eccezioni che funzionano molto bene. Sicuramente si deve investire in cultura
perché questa alimenta il cervello. Bisogna far crescere una generazione con un
cervello diverso, cosa che solo la cultura in generale può fare.
Cosa manca nella tua vita oggi? Diciamo che è nell’essere
umano non essere mai contenti di quello che si ha, di non vedere bene quello
che si possiede e di pensare a ciò che potresti avere. Ma mi rendo conto di
essere fortunata; vorrei delle cose che non ho, ma sono felicissima per quelle
che possiedo adesso. Vorrei debuttare al Metropolitan di New York, è un sogno
che non ho ancora realizzato per esempio. Anche debuttare Traviata è un altro
obiettivo che mi pongo da raggiungere, ma quello arriverà presto spero.
Ricordi qualche episodio buffo che sia capitato in scena? Uno divertentissimo che mi viene in mente è sicuramente
quello che è capitato al Covent Garden
di Londra durante Falstaff: un cast stellare per una produzione
bellissima, molto fiabesca. Ma il suolo era difficile da calpestare, per cui ad un certo punto la povera Bernadette Manca
di Nissa è scivolata su una specie di erba finta ed è rimasta con le gambe
all’aria, una calza in testa ed il cappello piegato all’indietro. Non sono
riuscita a cantare nulla per cinque minuti dal ridere, e lei si è rialzata
tranquillamente senza fare una piega ed ha continuato a cantare. Incredibile:
un mito! Ho riso per giorni dopo. Un’altra volta invece a Zurigo in Rigoletto sono
caduta di peso nella buca del suggeritore che non avevo visto, e questi è
riuscito a tenermi su col piede mentre Leo Nucci mi tirava dall’altra parte.
Dopo di questo abbiamo fatto pure il bis della ‘Vendetta’. Ne succedono di cose
divertenti sul palco..
Qualcosa che vorresti dire a chi legge questa intervista? Sì, che sono una persona
semplice, fondamentalmente buona, e forse non merito tutte le invidie che provano
per me in tanti.
I tuoi prossimi impegni? Dopo Rigoletto alla Fenice, sarò
a Parma sempre con Rigoletto, poi un concerto a Verona ad ottobre, a novembre a Parigi per la Fille du Régiment, a Pamplona
con Lucia di Lammermoor con la regia
del mio fidanzato, quindi un concerto a Carrara,
uno a Dicembre a Roma, e poi con il
nuovo anno si ricomincia con altre recite di Rigoletto, tra cui a Londra con la London Symphony e a Barcellona al Gran Teatre del Liceu, l’ Elisir d’Amore
a Torino e tanti altri progetti
ancora. Non mi posso proprio lamentare insomma!
E a conclusione della nostra
amichevole conversazione, posso dire con gioia di essere rimasta veramente colpita
dalla notevole personalità di questa artista straordinaria, che nonostante la
fama e i successi internazionali, è rimasta una persona umile e disponibile. Col
cuore colmo di ammirazione saluto Desirée
Rancatore, che è stato un grande piacere ed un onore incontrare, e sono
sicura che la sua carriera proseguirà sempre più brillantemente e all’insegna
di grandissimi successi, perché li merita tutti, quale talento incredibile e
persona straordinaria.
MTG.