Qualora si pensi
ad un mondo d’altri tempi, alle tipiche dimore principesche, ai costumi
sfarzosi e a tutto ciò che di affascinante e sognante può derivarne, il Don
Carlo è l’opera che fa per questo genere di aspirazione. Siamo nel XVI secolo alla
corte di re Filippo II di Spagna, il quale sposa la donna precedentemente promessa al figlio
Carlo per motivi politici (la pace di Cateau-Cambrésis), gettandolo nella disperazione; così i temi del romanzo ‘cappa e spada’
ci sono tutti: amore contrastato ed impossibile, gelosia, politica, guerra, religione,
che non si distaccano affatto dal mondo in cui viviamo oggi e per questo ben
sentiti dal pubblico. L’opera trae il suo spunto dal dramma di Schiller, che a
sua volta si basò su una fonte storica, la ‘Nouvelle historique’ del 1672
dell'abate Saint-Real. Fu scritta in francese per l’Opéra di Parigi dove fu
rappresentata in primis l’11 marzo 1867, per poi essere rimaneggiata in più
riprese fino alla versione italiana del 10 gennaio 1884 del Teatro alla Scala.
La versione in
scena questa settimana e con ultima replica domenica pomeriggio a Modena è
quella proposta proprio per la città emiliana nel 1886 in cinque atti. Il
regista Joseph Franconi Lee ha pensato ad una regia assolutamente tradizionale,
grazie anche allo splendido lavoro dello scenografo e costumista Alessandro
Ciammarughi, i cui magnifici costumi cinquecenteschi hanno reso
giustizia ai personaggi in scena, ed i pannelli dipinti hanno fatto da sfondo
alle vicende susseguitesi nella narrazione. Pertanto ci si trova davanti ad una
base fissa in legno che rappresenta il tribunale dell’Inquisizione, dietro al
quale i pannelli dipingono man mano le varie ambientazioni: dalla iniziale foresta
di Fontainebleau, fino al chiostro del convento di San Giusto nell'ultimo atto. Sul palco si alternano
oggetti importanti come la tomba di Carlo V, o la fontana dei giardini della Regina. Regia e scene che si ispirano alla tradizione di Luchino Visconti.
Filippo II è
interpretato da Giacomo Prestia: il basso fiorentino è riuscito a rendere in
maniera convincente il personaggio del sovrano fiero ed austero davanti alla
sua corte, ma profondamente ferito nell’orgoglio e nel cuore dalla donna che ha
sposato e non lo ama. La sua voce corposa riesce a rendere al meglio proprio
nelle note più basse, e con intensità largamente omaggiata dal pubblico ha
emozionato soprattutto con la celebre ‘Ella giammai m'amò...!’.
Sergio
Escobar, nel
ruolo dell’infante di Spagna, ha uno strumento molto notevole, che già si nota
dall’iniziale ‘Fontainebleau!
Foresta immensa..'. Il volume
della sua voce è tale come pochi attualmente e non teme la forza dell’orchestra,
anche nei momenti più intensi. Il colore è chiaro, gli acuti sono abbastanza
ben sostenuti, ed il suo stile è molto elegante. È stata buona l’intesa col personaggio
di Elisabetta, ma ancor meglio ed apprezzata dal pubblico la fusione con la
voce e con il personaggio dell’amico fraterno Rodrigo di Posa, col quale ha
dato vita ad emozionanti momenti musicali, come nella scena terza del secondo
atto, calorosamente applaudita.
Elisabetta di Valois è una
brava Cellia Costea, dotata di una bella voce molto calda e corposa all’ascolto,
ma anche acuta laddove la partitura lo richieda. Volume pregevole, ha reso il
ruolo della regina con eleganza e bella presenza scenica. La celebre aria ‘Tu che
la vanità ’' ha
commosso il pubblico che l’ha omaggiata con applausi calorosi al termine.
Autentiche ovazioni
ha ottenuto il baritono Simone Piazzola, nel ruolo del suddetto Rodrigo di Posa. La sua
voce è parsa particolarmente in forma ed anche la sua interpretazione del
personaggio ben riuscita. Sicuro e convincente, ha saputo rendere giustizia al
Marchese ed ha regalato forti emozioni con la sua resa della dipartita nel pronunciare
le parole ‘Ah!
... di me... non... ti... scordar...!’ .
Il Grande Inquisitore, impersonato da Luciano Montanaro è reso in modo
quasi spettrale: personaggio impassibile e funesto, cantato con voce profonda che ben
si adatta al ruolo, a rappresentare il terrore che l’Inquisizione diffondeva al
tempo di questi accadimenti. Ben eseguito il duetto con il Re nel quarto atto :‘Son io dinanzi al Re...?’.
La Principessa Eboli è ben resa sia scenicamente che vocalmente da Alla
Pozniak, dal timbro vocale molto particolare, particolarmente scuro e
pastoso, che si destreggia bene sia nelle note gravi, che in quelle del
registro più acuto. Piacevole la ‘canzone del velo’, in cui ben riuscito è l’impasto
con la voce di Irène Candelier, molto brava nel doppio ruolo di Tebaldo, paggio d'Elisabetta, nonché Voce
dal cielo.
Sono stati applauditi e hanno
ben interpretato il ruolo anche Paolo Buttol, nel ruolo di un
Frate, intenso e compartecipe, Giulio Pelligra, Il Conte di Lerma, nonché Marco Gaspari, un Araldo Reale.
Buona resa del Coro
Lirico Amadeus - Fondazione Teatro Comunale di Modena, condotto da Stefano
Colò, che ha ben accompagnato sia i momenti più leggeri che quelli
drammaticamente più intensi. La direzione dell’Orchestra
regionale dell’Emilia Romagna è stata affidata al Maestro Fabrizio
Ventura. Molto partecipe nella conduzione, dal gesto ampio ed evidente, ha spinto molto sulle note verdiane, talvolta anche in maniera un po’ eccessiva, ma riuscendo comunque a sottolineare gli eventi in scena in modo significativo.
Tanti applausi alla fine, pubblico entusiasta, e siamo
lieti che le note straordinarie del meraviglioso Giuseppe Verdi possano
risuonare ancora in teatri-gioiello come è successo ieri sera a Modena.
MTG
LA PRODUZIONE
Direttore Fabrizio Ventura
Regia Joseph Franconi Lee
Scene e costumi Alessandro Ciammarughi
Luci Nevio Cavina
Movimenti coreografici Marta Ferri
Assistente alle scene e Fulvia Donatoni
ai costumi
Scene dipinte da Rinaldo
Rinaldi, Maria Grazia Cervetti, Keiko Shiraishi
nella Sala di scenografia del Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena
nella Sala di scenografia del Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena
Maestro del coro
Stefano Colò
GLI INTERPRETI
Filippo II, Re di Spagna Giacomo
Prestia
Don Carlo, Infante di Spagna Sergio Escobar
Rodrigo, Marchese di Posa Simone Piazzola
Il Grande Inquisitore Luciano Montanaro
Un Frate Paolo Buttol
Elisabetta di Valois Cellia Costea
La Principessa Eboli Alla Pozniak
Tebaldo, paggio d'Elisabetta/
Don Carlo, Infante di Spagna Sergio Escobar
Rodrigo, Marchese di Posa Simone Piazzola
Il Grande Inquisitore Luciano Montanaro
Un Frate Paolo Buttol
Elisabetta di Valois Cellia Costea
La Principessa Eboli Alla Pozniak
Tebaldo, paggio d'Elisabetta/
Una voce dal cielo Irène Candelier
Il Conte di Lerma Giulio Pelligra
Un araldo reale Marco Gaspari
Il Conte di Lerma Giulio Pelligra
Un araldo reale Marco Gaspari
ORCHESTRA REGIONALE DELL'EMILIA-ROMAGNA
Coro Lirico Amadeus - Fondazione Teatro Comunale di
Modena
Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Comunale di Modena
Coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione
Teatri di Piacenza