domenica 12 ottobre 2014

DON GIOVANNI, W. A. MOZART – GRAN TEATRO LA FENICE DI VENEZIA, sabato 11 ottobre 2014

Il fortunatissimo allestimento del Don Giovanni di Mozart creato dall’equipe Michieletto/Fantin/Teti, vincitore del premio Abbiati e numerosi Opera Awards  nel 2011, ritorna al Teatro La Fenice di Venezia per questo finale di stagione 2013-14, riscuotendo ancora il successo che a nostro avviso merita, registrando il tutto esaurito al botteghino alla prima, e c’è da immaginare che sarà così anche per le repliche successive.
Lo sviluppo della vicenda avviene totalmente in ambienti domestici, con l’ormai celebre impianto scenico rotante che crea angoli diversi, sfogliandosi quasi come le pagine di un libro infinito. Funge a seconda del caso da dimora dei diversi personaggi e vi si allestisce anche una specie di camera ardente con la bara del Commendatore al centro nel secondo atto. Le pareti ricoperte di parati dai toni chiari e qua e là consunte, sono dotate di sole porte e nessuna finestra, quasi come a sottolineare l’oppressione che covano in seno gli attori della vicenda, tutti tenuti a scacco dal protagonista impenitente.  

La principale attrattiva di questo spettacolo è difatti costituita proprio dalla profonda caratterizzazione dei personaggi principali. Don Giovanni è certamente il libertino che tutto vuole e non è mai sazio di quel che ottiene, ma è anche un uomo inappagato alla perenne ricerca di nuove emozioni, di nuove avventure amorose, magari simbolo di una insoddisfazione più profonda. Egli sente distanti tutti coloro che lo circondano e non fa che deriderli e quasi come in preda a schizofrenia, alterna momenti di scherzo ad attimi di violenza, lanciando ad esempio una bottiglia di vino sulla parete, sbattendo con forza le porte, strattonando e sbeffeggiando continuamente il povero servo e le stesse donnette che lo circondano. Ma poi quando la coscienza bussa letteralmente alla sua porta nelle vesti del Commendatore, ecco avvampare il timore sul volto del dissoluto, ma solo per un attimo. Il pentimento non arriva affatto ed anzi, come uno spirito che guarda dall’alto in basso gli sciocchi  mortali sulla terra, continua ad aggirarsi in mezzo a loro fino all’ultima nota, sempre deridendoli, restando in realtà impunito.

E ben si cala in questo ruolo Alessio Arduini. Se ne apprezzano particolarmente le doti attoriali: fa suo ogni centimetro del palcoscenico, è animato da autentica passione, tanto nel recitato quanto nel canto di vigore. Pur non possedendo una voce volumetrica, il timbro caldo e sinuoso completa e sottolinea di fatto il suo agire in scena.

Straordinario il Leporello tartagliante di Alex Esposito. Usa sapientemente la sua voce forte e di spessore, piegandola a tutti i dettami del ruolo. Il povero servo è anche un po’ sciocco e in qualche modo spera di racimolare qualche donzella tra una ammucchiata e l’altra (come nell’orgia del secondo atto con ubriacatura collettiva in luogo del classico banchetto). Diventa quasi il vero protagonista tanto è disinvolto in scena e lascia il pubblico senza fiato ad ogni suo intervento, soprattutto nei recitativi.

Le tre donne con cui deve vedersela il ‘Don’ sono l’archetipo di tre tipologie femminili. Donna Anna è la futura sposa fedele e timorata di Dio, inerte di fronte alla brutalità del suo assalitore, ed anche quando chiede vendetta e giustizia per l’assassinio del padre, risulta sempre nobile e mai eccessiva nel suo agire. Così Jessica Pratt sottolinea questi aspetti offrendo una interpretazione diremmo intimistica e quasi trasognata, che si riflette anche nell’emissione vocale che appare controllata ed in funzione del limbo psicologico in cui si trova, come fosse assoggettata al dominatore libertino.

Dall’altra parte c’è la furia della donna usata, tradita, abbandonata, che cerca giustizia per il suo cuore infranto. Qui Donna Elvira è dinamica, volitiva, che spiazza Don Giovanni in tutti i modi che le riesce di mettere in pratica. Maria Pia Piscitelli ha difatti il suo bel daffare nel percuotere ripetutamente il fedifrago, nel rincorrerlo sul palco, nel cantare le sue arie di corsa, come in preda ad una folle disperazione. Il soprano dalla voce calda dona tutta se stessa a questo personaggio, pur sembrando un po’ a corto di fiato in taluni passaggi.

Infine la tipica ‘gatta morta’ Zerlina: una prorompente Caterina di Tonno, donnina furba e dalla carne debole che si lascia tentare più volte dal protagonista, ma come ogni furbetta che si rispetti, riesce sempre a riportare a sé il povero Masetto, con le mossette giuste ed il fare da finta santarellina. La voce acuta e pastosa e le doti interpretative sostengono il soprano nel ruolo.

Il caro Don Ottavio è un accorato Juan Francisco Gatell. Il suo fraseggio è morbido e consente di gustare letteralmente tutti i suoi interventi, in particolar modo le sue celebri arie ‘Dalla sua pace’ e ‘Il mio tesoro’. Talvolta è parso quasi esser cullato dall’orchestra, che gli cuciva un guanto musicale perfetto e carezzevole.

A chiudere il cast, buona la prova di William Corrò come Masetto, forse il personaggio rimasto un po’ più in sordina rispetto all’irruenza degli altri, ed infine Attila Jun come il giustiziere delle coscienze, il Commendatore.
Sottolineano l’ambientazione in stile classico i bei costumi di Carla Teti.
Il coro è come sempre ben preparato dalle sapienti mani di  Claudio Marino Moretti.

L’orchestra della Fenice, sotto la guida dell’esperto Stefano Montanari viaggia spedita sui binari della partitura mozartiana. In simbiosi con l’incalzante azione scenica, si fa vivace e dinamica, nonché duttile e ricca di accenti atti a sottolineare i singoli momenti scenici. Come è giusto che sia sempre, sa essere particolarmente sensibile al canto degli interpreti, facendone risaltare le singole peculiarità.
Come detto, con una sala pienissima il pubblico soddisfatto e plaudente ha lasciato il teatro dopo diversi minuti di applausi generosi per tutti.

Maria Teresa Giovagnoli  


LA PRODUZIONE

Direttore                      Stefano Montanari
Regia                           Damiano Michieletto
Scene                           Paolo Fantin
Costumi                       Carla Teti
light designer              Fabio Barettin

GLI INTERPRETI

Don Giovanni            Alessio Arduini
Donna Anna              Jessica Pratt
Don Ottavio               Juan Francisco Gatell
Leporello                   Alex Esposito
Donna Elvira             Maria Pia Piscitelli
Commendatore          Attila Jun
Zerlina                        Caterina di Tonno
Masetto                     William Corrò

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti

con sopratitoli in italiano e in inglese

allestimento Fondazione Teatro La Fenice




FOTO MICHELE CROSERA